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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
23.07.2004 Un muro di antisemiti ?
repetita juvant

Testata:Informazione Corretta
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Un muro di antisemiti ?»
In questa rubrica ci siamo occupati già diverse volte, in passato, del problema dell’ antisemitismo, dell’ accusa di antisemitismo usata come arma, e dell’ accusa rivolta agli ebrei od agli israeliani di abusare di tale accusa per sfuggire alle proprie responsabilità. Le polemiche ed i commenti che leggiamo ovunque sulla nostra stampa a proposito del voto dell’ Assemblea Generale dell’ ONU ci impongono tuttavia di tornare su questo difficile e scivolosissimo argomento. Per farlo senza essere fraintesi riteniamo innanzi tutto di dover puntualizzare alcune cose.

1) La nostra analisi non sposa a priori nessuna delle tesi, né si identifica necessariamente con le opinioni di uno qualsiasi degli schieramenti politici.

2) La nostra analisi si basa su considerazioni che si radicano nella memoria storica, e per le quali la cronaca di questi giorni è solamente un motivo di riflessione in più.

3) Politica, diplomazia ed antisemitismo dovrebbero per loro natura essere oggetto di analisi separate, anche quando malauguratamente si intersecano.



Ciò detto, possiamo entrare nel merito e valutare singolarmente, ma anche nel loro insieme, gli avvenimenti di oggi, del passato recente e di quello più lontano dalla cronaca e dalla nostra troppo selettiva memoria.



a) Il "Muro", che non è un muro se non in una minima parte del suo percorso, è stato definito tale non solamente per semplificarne l’ immagine, ma anche per collegarla automaticamente ad un giudizio fortemente negativo (il "Muro di Berlino" tanto caro ad Arafat, oppure il muro simbolico dell’ Apartheid spesso evocato); questa constatazione risalta con la massima evidenza anche in relazione alle fotografie, che sono sempre del solo "vero" muro e molto raramente della barriera elettronica.

b) Nessuno, proprio nessuno, ha mai menzionato il fatto che in giro per il mondo esistono altri muri che separano stati e popoli; muri dei quali non si parla, che nessuno critica, dei quali nessuno pretende la demolizione. E, va sottolineato, questi muri non hanno lo scopo di salvare la popolazione civile da infiltrazioni di terroristi.

c) La Corte Internazionale dell' Aja ha emesso un giudizio globale sul muro, vorremmo quasi dire sull' essenza astratta del muro, senza valutarne altri aspetti in relazione alla decisione di costruirlo;in questo senso la sentenza è anomala in punto di diritto, dato che in qualunque giudizio un tribunale si propone inevitabilmente anche di considerare le cause del fatto che viene giudicato.

A maggior ragione quella sentenza è politicamente prevaricante, perché ignorando i motivi della decisione israeliana deve inevitabilmente ignorare anche le conseguenze che l' esecuzione della sentenza avrebbe in relazione alle cause stesse: in altre parole, se la causa era il terrorismo, e la volontà che aveva portato a quella decisione era di impedire ai terroristi di compiere con troppa facilità le stragi, il ripristino della situazione antecedente (ovvero la demolizione del muro) verosimilmente porterebbe ad un nuovo accentuarsi delle stragi di civili.

d) Il voto alle Nazioni Unite si distanzia in maniera assai rilevante da quella sentenza, che non recepisce ma di cui doverosamente prende atto (ne era il committente).E, per la prima volta, l' Assemblea Generale dell' ONU chiede ai dirigenti palestinesi di far cessare l' attività terroristica che è basata sul loro territorio.Fino ad ora, il massimo che l'ONU aveva faticosamente partorito erano ipocrite e generiche condanne della violenza da qualunque parte provenga.

e) Senza esprimere giudizi sulla sessione dedicata all' antisemitismo che l' ONU ha di recente ospitato e patrocinato, l' opinione consolidata che l' ONU, in quanto organismo politico basato sul principio che ogni stato membro dispone di un voto paritetico, sia stata sempre totalmente sbilanciata a favore delle tesi arabe, e pregiudizialmente contro Israele, è suffragata da una moltitudine di decisioni che confluiscono in una casistica che non ha mai avuto eccezioni in questi 50 anni.

f) L' atteggiamento della delegazione palestinese all'ONU, che ha esultato invece di riflettere sul significato degli emendamenti che denunciano il terrorismo come causa della decisione di costruire il muro,introdotti nel testo dopo faticosi negoziati, induce al pessimismo: se per loro questo voto è il più importante dai tempi del voto sulla spartizione della Palestina, un giudizio così singolare fa temere che l' Autorità Palestinese voglia seppellire le deliberazioni del 1948 e del 1967, che riconoscono il diritto di Israele a vivere entro frontiere sicure e riconosciute.



Il governo israeliano ha sbagliato nel disegnare il tracciato? Ha dichiarato di essere pronto a modificarlo. Ha

danneggiato le popolazioni palestinesi che vivono lungo il tracciato? Ha dichiarato di essere pronto a risarcirle.

Sharon è un personaggio del quale non ci si deve fidare "a priori" perché è di destra? Ma la pace con l'Egitto è

stata firmata nel 1978 dal governo di Begin, che era ancora più a destra.

E' sintomatico a questo proposito il giudizio lapidario che esprime Vittorio Zucconi al termine del suo profondo e

complessivamente condivisibile editoriale pubblicato da Repubblica del 22 luglio: "E' un brutto giorno per la

cosiddetta "civiltà occidentale" quando la comunità internazionale si sente costretta a rinnegare Israele, perché

accusa suo figlio di avere rinnegato sé stesso".Dunque, la comunità internazionale "rinnega" - non critica:

rinnega! - Israele? E vi è costretta dallo stesso Israele, colpevole di "rinnegare sé stesso"? E non è questa,

quasi identica, l' accusa fatta agli ebrei di essere essi stessi la causa prima dell' antisemitismo?

Avremmo tanti argomenti, anche spiccioli, da contrapporre al "muro" di ostilità che si è alzato contro Israele, e

del quale certamente l' Europa porta una non piccola responsabilità.Ma, per favore, risparmiateci l' accusa di

vedere l' antisemitismo anche dove non c'è: è uno dei più abusati trucchi per contrabbandare per amorevole e

benevola critica qualcosa che non lo è.Ripetiamolo per l' ennesima volta. Criticare Sharon, il governo d' Israele,

esprimere giudizi anche duramente negativi può essere biasimevole e segno di malafede, ma è legittimo.

Negare ad Israele quel che non si nega a nessun altro stato o popolo è antisemitismo.




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