Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Come banalizzare il terrorismo islamico facendone una manifestazione di intolleranza
Testata: Metro Data: 22 giugno 2004 Pagina: 1 Autore: Paola Caridi Titolo: «C'è una strategia dietro l'orrore»
Un articolo di Paola Caridi su Metro del 22-06-04 spiega che i terroristi islamisti non odiano l'Occidente, ma la "diversità". E perchè tra le diversità che odiano non dovrebbe esserci quella occidentale? Perchè esorcizzare con paragoni inconsistenti (come quello con i crimini pedofili in Belgio che appartengono al campo della criminalità comune e non di quella politica) e argomentazioni insignificanti (la dolcezza dei padri arabi...), l'odio del fondamentalismo verso di noi, verso il nostro stile di vita e il nostro modello di società? I terroristi islamisti hanno ucciso, come giustamente ricorda la Caridi, centinaia di migliaia di arabi musulmani in Algeria, tra i quali donne e bambini. E' vero, e li hanno uccisi perchè giudicati apostati, conquistati alle seduzioni dell'Occidente e della sua libertà, negazione radicale della sottomissione alla volontà divina. Nasconderci la realtà e le ragioni dell'odio implacabile che il fondamentalismo islamico nutre verso l'Occidente, banalizzandolo come avversione nei confronti della diversità, sarebbe un grave errore, che tornerebbe soltanto a suo vantaggio nella guerra che, nostro malgrado, ci ha dichiarato. Non molti in Italia, hanno forse visto come i padri arabi trattano i propri bambini. Con quale delicatezza. Con quale dolcezza li prendono per mano, li accudiscono, li portano in giro o danno loro da mangiare. Non molti, in Italia, hanno forse avuto modo di godere dell'ospitalità delle case arabe, che ricorda la calda ospitalità mediterranea delle nostre famiglie meridionali. O croate. Oppure greche. O spagnole. La tavola, il cibo, il caffè e il tè, i dolci. Lo stesso, identico rituale. Antico. Sempre uguale, anche se ad accogliere non è un contadino. Ma un avvocato, un medico, un ingegnere. Anche lo sgozzare, è vero, ricorda pratiche antiche. Quelle degli animali che vengono sacrificati a Dio. Ma anche, molto più prosaicamente, i modi in cui- ieri come oggi -vengono normalmente ammazzati gli animali. Nei mattatoi. Pratiche da macelleria, insomma, di cui sappiamo ormai poco perché uno dei tratti della modernità è l'orrore della morte. Morte che viene nascosta e igienizzata in Occidente, per quanto possibile. In macelleria così come nei bracci della morte, dove le esecuzioni sono - si passi il paradosso - sempre più indolori. Almeno per gli spettatori.
Sbaglia, però, chi- attraverso le decapitazioni offerte da Al Qaeda attraverso internet o la televisione -traccia una equazione tra crudeltà e arabi. Individuando, in questo, l'ennesima riprova di uno scontro o di una frattura tra le civiltà. Tra il moderno e l'antimoderno. Tra la civiltà e la barbarie. Tra la contemporaneità e la tradizione. Non più tardi di ieri, in un tribunale del civilissimo Belgio, è stato chiesto l'ergastolo per un uomo che, in casa propria stuprava bambini e li faceva poi morire di inedia, con un'agonia difficilmente descrivibile. Cosi come è lunga la lista dei serial killer o dei semplici malavitosi che hanno ucciso nei modi più barbari, da chi ha sciolto le vittime nell'acido a chi le ha decapitate - non più tardi di qualche settimana fa- a Pompei. E come dimenticare il genocidio armeno in Turchia, quello hutu in Ruanda? O i campi della morte di Pol Pot in Cambogia? O le "nostre" camere a gas? Chi non ha concepito nel proprio grembo (geografico e culturale) la crudeltà, scagli insomma la prima pietra.
Altra cosa, invece, è capire la strategia "politica" del terrorismo islamista che sta dietro le decapitazioni. S'è detto: "gli occidentali, o chi collabora con loro vengono sgozzati perché li si vuole umiliare trattandoli come animali" Verissimo. È proprio di quest'epoca dell' intolleranza disumanizzare l'altro, togliendoli la patente di umano per rendere la sua eliminazione più semplice, per così dire. Lo si può fare con gli abusi, come hanno fatto gli americani con i detenuti di Abu Ghraib trattati alla stregua di bestie. Lo si fa con veri e propri omicidi, com'è successo in queste settimane agli ostaggi presi in terra araba: in Iraq e in Arabia Saudita. Ma questa è una strategia che il terrorismo di marca islamica non utilizza ora per la prima volta. E non perché gli ostaggi sono occidentali . Lo ha fatto spesso, almeno in questo ultimo decennio. Con l' unica motivazione che l'altro è l'altro: sia occidentale, cristiano; musulmano ma non integralista. Basta fare l'esempio della guerra civile algerina, consumatasi per tutti gli anni Novanta. A essere non soltanto sgozzati ma sventrati, sono stati quasi esclusivamente algerini e musulmani. Se si escludono quei nostri marinai morti per mano dei terroristi del Gia. Erano algerini. Gente delle città o gente povera dei villaggi, compresi bambini e donne incinte sterminati da un terrorismo che più che il passaporto occidentale aborre la diversità. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Metro. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.