Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Se cercate chi viola la libertà di stampa guardate Israele e USA secondo Reporters sans Frontières
Testata:Informazione Corretta Autore: la redazione Titolo: «Seconda classifica mondiale della liberta’ di stampa»
Reporters sans Frontières stila una classifica dei paesi che violano la libertà di stampa. In quella di quest'anno si occupa anche di Israele e degli Stati Uniti. Dal sito,della Federazione nazionale stampa italiana (www.fnsi.it): In questi due casi, la classifica distingue la situazione della libertà di stampa all’interno e fuori dai confini del paese. Se gli Stati-Uniti e Israele si trovano rispettivamente al 31° e al 44° posto per il rispetto della libertà di stampa sul loro proprio territorio, entrambi scendono precipitosamente al 135° e al 146° posto per quanto riguarda il comportamento da loro tenuto fuori dalle loro frontiere.
Le ripetute violenze dell’esercito israeliano contro dei giornalisti che operavano nei territori occupati e la responsabilità dell’esercito americano nella morte di diversi professionisti dei media durante il conflitto in Iraq, sono indubbiamente degli atti inammissibili per due nazioni che continuano a dichiarare il loro impegno a favore della libertà di espressione. Il comportamento tenuto da Israele e Stati Uniti "fuori dalle loro frontiere" sta a indicare, pare di capire, il comportamento tenuto in zone di guerra. Dove, è ovvio, i giornalisti possono essere feriti o uccisi. Da qui ad accusare gli eserciti israeliano e americano di violenza deliberate contro i giornalisti, però, ce ne corre. Spiace inoltre che Reporters sans Frontièrs, che pure ha meritoriamente condannato le violazioni della libertà di stampa in varie tirannie mediorientali non si sia occupato dell'Autorità Nazionale Palestinese, che chiude i giornali che indagano sulla corruzione di Arafat e crea un costante clima di minaccia verso i giornalisti per convincerli a non dare notizie contrarie alla sua propaganda (ricordate il caso Cristiano?) Infine va detto che, sul conflitto israelo-palestinese, da parte dei giornalisti sarebbe auspicabile una qualche capacità di autocritica. Quante volte alcuni di loro hanno dato notizie poi rivelatesi false, fidandosi della propaganda palestinese? Quanto spazio è stato dato alle succesive smentite? Quante notizie rilevanti, per contro non sono state date perchè troppo favorevoli a Israele? La libertà di stampa merita di essere intransigentemente difesa, ma è anche necessario ricordare che l'informazione cessa di svolgere la sua essenziale funzione democratica quando abdica al dovere del senso critico e dell'imparzialità e accetta di soggiacere a ipoteche ideologiche e ai conformismi.