Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Ong arabe denunciano: solo retorica, non vere riforme dal vertice della Lega Araba
Testata:Informazione Corretta Autore: la redazione Titolo: «Ong arabe denunciano: solo retorica, non vere riforme»
Riproduciamo integralmente il testo della più recente newsletter di MEMRI, un sito di monitoraggio dei media e delle opinioni del mondo arabo la cui straordinaria capacità analitica è unanimemente riconosciuta ed apprezzata anche ai livelli più elevati della politica. La presa di posizione delle ONG firmatarie di questo documento è di particolare interesse in una situazione di stallo politico e di endemico terrorismo anti-occidentale; in particolare, le chiare connotazioni anti-moderniste dei messaggi dell' Islam radicale costituiscono una miscela che infiamma, purtroppo, anche gli animi di arabi laici e giovani. Rompere queste omertà e collusioni più o meno esplicite richiede un innegabile coraggio. Per quanto gli autori del documento che riproduciamo in traduzione italiana possano perseguire anche obiettivi politici, per il raggiungimento dei quali questa dichiarazione costituisce un diversivo funzionale, rimane inalterato il valore intrinseco della denuncia. Servizi Speciali N. 724 – Progetto di riforma
Per vedere questo documento in formato HTML, visitate: http://memri.org/bin/italian/latestnews.cgi?ID=SP72404
ONG Arabe: Le dichiarazioni del summit della Lega Araba non vogliono riformare, ma fuorviare l’opinione pubblica araba e la comunità internazionale
Il quotidiano londinese in arabo, Al-Quds Al-Arabi, filo Saddam Hussein, ha pubblicato una relazione congiunta di 34 organizzazioni non governative (ONG) arabe che condanna le dichiarazioni formulate dalla Lega Araba, in seguito al summit svoltosi in Tunisia il 22–23 maggio 2004. Le ONG hanno affermato che non è stato fatto nulla nell’ambito del summit della Lega per promuovere riforme nel mondo arabo e che questo potrebbe essere considerato una giustificazione per un intervento straniero volto a imporre le riforme. Ecco la traduzione delle dichiarazione delle ONG, seguita da una lista di firmatari: (1)
Le ONG esprimono "dispiacere per i risultati minimi del summit arabo … che giustificano pressioni esterne"
"Le organizzazioni firmatarie esprimono dispiacere per i risultati minimi ottenuti dal summit arabo per questioni relative al mondo arabo; prima tra queste le riforme politiche. Le organizzazioni sottolineano che questi risultati non hanno raggiunto [il livello] delle richieste di riforma interne e regionali delle organizzazioni della società civile; in particolare tali richieste comprendevano la Seconda Iniziativa d’Indipendenza, pubblicata dal Primo forum civile parallelo al summit arabo, organizzato a Beirut in marzo dall’Istituto degli studi per i diritti umani del Cairo, con la partecipazione di 52 ONG." (2)
"Inoltre, i risultati sono contrari alle promesse fatte dai governi arabi prima del summit. Questa incapacità di progredire e la continua repressione dei riformisti da parte dei governi arabi creano il pretesto per organismi esterni di fare pressioni, legittimando le iniziative esterne di riforme."
"La prova più evidente dell’incapacità del summit arabo a rispettare i propri impegni, riguardo alle riforme politiche nei paesi arabi, è che si accontenta di poche dichiarazioni retoriche, facendo promesse senza programmi politici o prendendo iniziative concrete per riforme democratiche senza fissarne i termini".
Collegare le riforme con Palestina e Iraq "come se la loro liberazione richiedesse la permanenza di corruzione, torture e leggi dispotiche"
"I governi arabi insistono nel rimandare e perdere tempo, legando la realizzazione di riforme alla soluzione del problema palestinese e alla fine dell’occupazione in Iraq, come se per liberare Palestina e Iraq occorresse mantenere corruzione, torture, leggi dispotiche e mancanza di democrazia, di leggi e di diritti umani nel mondo arabo."
"Inoltre, la delusione delle ONG è aumentata con l’approvazione della cosiddetta Carta araba rivista sui diritti umani, che rivela un abbassamento nelle condizioni dei popoli nella regione paragonati a quelli nel resto del mondo". (3)
"Nella sua forma attuale, la Carta non garantisce un efficace meccanismo di supervisione e di protezione dei diritti umani nei paesi arabi e non assicura il diritto alla partecipazione politica attraverso elezioni obiettive e libere oppure il diritto di formare partiti politici e confederazioni professionali e sindacali. La Carta limita il diritto allo sciopero, approva la limitazione dei diritti alle donne e ignora l’esistenza e il ruolo delle organizzazioni per i diritti umani."
"Lo scopo di tali dichiarazioni retoriche non è di riformare, ma piuttosto di fuorviare"
"Che lo scopo di queste dichiarazioni retoriche non sia di riformare, ma piuttosto di fuorviare l’opinione pubblica araba e la comunità internazionale, è confermato da quanto successo in alcuni paesi arabi mentre veniva preparata la bozza di queste dichiarazioni di riforma: la sopraffazione dell’opposizione politica in Siria e dei difensori dei diritti umani, è stata intensificata, culminando con il recente arresto di Aktham Na'isa, Presidente dei comitati per la difesa dei diritti umani in Siria, e di altri attivisti, e la limitazione della libertà d’opinione, d’espressione e il diritto di assemblea." (4)
"C’è poi da segnalare ciò che è successo recentemente in Bahrain: l’arresto di 20 sostenitori della democrazia e la minaccia di revocare la licenza al Centro per i diritti umani del Bahrain. Senza contare il fallimento del Consiglio Nazionale per i diritti umani in Egitto, che non è riuscito a presentare una raccomandazione per la revoca dello stato d’emergenza in quel paese a causa delle pressioni esercitate dal governo, la detenzione dei sostenitori della riforma in Arabia Saudita, il rifiuto del nuovo governo algerino di revocare lo stato di emergenza dando l’autorizzazione alle dimostrazioni, e il tentativo del governo tunisino di soffocare la Lega per i diritti umani tunisina, congelando i suoi finanziamenti e sopprimendo una manifestazione che chiedeva libertà ai media."
"Proprio mentre parla della necessità di aprirsi alla società civile, il governo tunisino rifiuta la richiesta presentata dall’Isitituto per gli studi dei diritti umani del Cairo di organizzare un forum delle ONG in parallelo al summit arabo. E’ stata ignorata inoltre la richiesta fatta dal primo forum civile, parallelo al summit arabo, di invitare due suoi rappresentanti al summit arabo in qualità di osservatori."
"Il summit ha ignorato le uccisioni e le gravi violazione di diritti umani"
"Il summit ha ignorato le uccisioni su vasta scala che continuano nella regione di Darfour, in Sudan, e le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale che vengono qui commesse - hanno raggiunto il livello di pulizia etnica - da parte delle milizie sostenute dal governo sudanese. Tutto ciò, nel disprezzo di quanto scritto nel rapporto di una delegazione investigativa inviata dalla Lega Araba che ha confermato gravi violazioni dei diritti umani a Darfour, commesse dall’amministrazione locale sudanese."
"Il fallimento del summit nell’imporre le sue regole in questo caso può essere un’ulteriore giustificazione per interventi esterni a Darfour. Nonostante la denuncia da parte dei governi arabi dei misfatti delle forze di occupazione in Iraq - in particolare le efferate torture sui prigionieri iracheni da parte delle forze americane e britanniche - il summit non ha aperto il dossier degli accordi bilaterali tra la Lega Araba e gli Stati Uniti, per dare alle truppe americane l’immunità nei casi in cui andrebbero perseguite dal tribunale internazionale per crimini di guerra."
"Ciò danneggia l’attendibilità di qualsiasi promessa fatta dal summit arabo, che pretende far giustizia al popolo iracheno e alle vittime delle violenze perpetrate dalle forze americane".
"Malgrado il crescente numero delle violazioni dei diritti umani nei territori occupati (in Palestina) e i crimini di guerra commessi ultimamente contro civili palestinesi a Rafah, il summit si è accontentato di denunciarli, senza prendere misure concrete per perseguire i criminali di guerra israeliani e dare una protezione internazionale ai palestinesi."
Il summit si è rivelato un totale fallimento; le riforme non partiranno finché gli arabi daranno credito a promesse retoriche
"La vera prova del grado di serietà dei governi arabi nel sostenere il popolo palestinese deve andare oltre alle affermazioni fatte alla stampa e alle intenzioni retoriche a uso interno, che non portano ad alcuna iniziativa. Bisognerebbe offrire un aiuto umanitario ai palestinesi e alleviare le loro sofferenze, rispettando i diritti dei profughi palestinesi nei paesi arabi ospitanti e mettendo fine a tutte le discriminazioni nei loro confronti. Dovrebbero fare pressioni sull’Amministrazione americana perché smetta di appoggiare Israele in modo così palese e di eludere il suo impegno nelle creazione di uno stato palestinese nel 2005."
"Il summit arabo si è rivelato un fallimento totale, anche nei suoi tentativi di calmare le pressioni per riforme dell’opinione pubblica interna e della comunità internazionale. E’ stato confermato che il lavoro di riforme non avrà inizio finché le popolazioni arabe, i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni per i diritti umani e il resto delle istituzioni della società civile non si faranno carico di quest’impegno, smettendo di dare credito a promesse retoriche."
I firmatari:
"Firmato da:
The Egyptian Organization for Human Rights The Egyptian Initiative for Personal Rights The Arab Program for Human Rights Activists (Egypt) The Saudi Human Rights Center (London) The Federation of Tunisians for the Right to Citizenship on Both Shores of the Mediterranean (Paris) The Iraqi Association for Human Rights The Human Rights Information and Training Center (Yemen) The Egyptian Social Democratic Center The Gulf Press Freedom Center (Oman) Forum for Civil Society (Yemen) Libyan League for Human Rights (Germany) The Palestinian Human Rights Organization (Lebanon) Al-Haqq (Palestine-Ramallah) Al-Shaml (Palestinian Diaspora and Refugees Center, Palestine-Ramallah) The Algerian Association for Human Rights The Committee on Freedoms and Human Rights in Tunisia (Paris) The Committees for the Defence of Human Rights in Syria The Iraqi Network for Human Rights Culture and Growth The Bahrain Human Rights Society The Moroccan Human Rights Association The Human Rights Association for the Assistance of Prisoners (Egypt) The Palestinian Center for Human Rights (Gaza-Palestine) The Center for Research and Alternative Growth (Egypt) The Association for Human Rights in Syria Democratic Association of Moroccan Women The Center for Human Rights Studies in Yemen The Center for Sudanese Studies Bahrain Center for Human Rights Al-Mezan Center for Human Rights (Palestine-Gaza) The Center for the Defence of Human Rights and Freedoms – 'Adel (Lebanon) Tunisian Human Rights Watch The Cairo Institute for Human Rights Studies (Regional –International Institution)."
Note:
(1) Al-Quds Al-Arabi (Londra), 27 Maggio 2004.
(2) L’Istituto per i diritti umani del Cairo è specializzato nella ricerca dei diritti umani e si trova al Cairo, ma tratta con tutto il mondo arabo, con l’obiettivo di incentivare i diritti umani nella regione. Vedere http://www.cihrs.org/home/home_A.htm. La seconda iniziativa per l’indipendenza è stata redatta da 50 ONG provenienti da 13 paesi arabi durante il primo forum civile parallelo al summit arabo di Beirut del 19-22 Marzo 2004. L’iniziativa presentata agli ambasciatori arabi e al Segretario Generale della Lega Araba Amr Moussa comprendeva la richiesta di rimuovere lo stato di emergenza, il rilascio dei prigionieri politici, stabilire tribunali indipendenti, intraprendere passi per riforme amministrative ed economiche, contrastare la corruzione, rafforzare i meccanismi di trasparenza, difendere i diritti umani, ecc. Islam Online, 27 Marzo 2004. Per il testo dell’iniziativa vedere:
(3) Nel 1994, la Lega Araba ha redatto la Carta Araba per i Diritti Umani, ma nessuno dei 22 paesi membri l’ha firmata. Il Consiglio della Lega Araba ha deciso nel Marzo 2003 di rivedere la carta, ma il Primo forum civile parallelo al Summit arabo ha espresso numerose riserve relative alla versione rivista. Islam Online, 27 Marzo 2004.
(4) Il 13 Aprile 2004, le forze di sicurezza siriane hanno arrestato Aktham Na'isa senza dichiararne il motivo. Alcuni giorni prima del suo arresto, il comitato per la difesa dei diritti umani in Siria, da lui diretto, ha pubblicato un rapporto annuale sullo stato dei diritti umani in Siria. AlJazeera.net, 25 aprile 2004.
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