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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.05.2004 Una voce palestinese moderata
ma ancora prigioniera del corrotto potere di Arafat

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 maggio 2004
Pagina: 13
Autore: Davide Frattini
Titolo: ««I palestinesi reagiscano. Amministrare la Striscia rappresenta un’occasione»»
Sul Corriere della Sera di oggi, martedì 4 maggio '04, a cura di Davide Frattini, viene pubblicata un'intervista a Sari Nusseibeh, voce moderata tra gli intellettuali palestinesi e rettore dell'Univeristà araba di Gerusalemme. Nusseibeh sostiene che il ritiro israeliano da Gaza è un'opportunità di autogoverno per i palestinesi, allo stesso tempo però critica Sharon poichè il piano di ritiro è unilaterale e non tiene conto dei leader palestinesi (Arafat). Strana questa ambiguità da parte di Nusseibeh: è palese che Sharon non ha alcuna intenzione di trattare con Arafat, dal momento che quest'ultimo continua a non combattere il terrorismo. Forse è spiegabile alla luce degli ultimi avvenimenti palestinesi (esecuzione senza processo di alcuni presunti collaborazionisti di Israele), che consigliano di non esporsi più di tanto contro il vecchio despota. Di seguito pubblichiamo l'intervista.
« Ai palestinesi non deve importare il risultato del referendum. Siamo noi che ora dobbiamo prendere iniziative politiche: non possiamo continuare a sopravvivere sulla base dei piani israeliani » . Sari Nusseibeh, 54 anni, è rettore dell’università Al Quds a Gerusalemme. Rappresenta quegli intellettuali che vogliono arrivare alla creazione di uno Stato arabo democratico e pluralistico. Con l’israeliano Amy Ayalon, ex capo del servizio segreto Shin Bet, ha promosso il progetto « La voce del popolo » , un nome che indica la sua ricetta: un movimento civile palestinese non violento che faccia pressione perché si arrivi a un accordo. Nei giorni scorsi è stato arrestato per poche ore perché l’università ha dato lavoro a quattro palestinesi clandestini ( « Il mio ruolo qui a Gerusalemme dà fastidio a qualche israeliano » , dice ora).

Sharon ha dichiarato che il suo piano di separazione è una strada per raggiungere un’intesa.

« Credo piuttosto che il premier israeliano lo consideri un passo per accrescere la sicurezza di Israele. Questa soluzione significa chiudere i palestinesi in un recinto a Gaza e nel 42% della Cisgiordania, sotto un controllo totale degli israeliani. Ma in ogni caso noi dobbiamo provare a sfruttare la situazione a nostro vantaggio: continuando a insistere perché si arrivi a un accordo complessivo che affronti tutti i problemi e allo stesso occuparci delle condizioni di vita della popolazione » .

Che cosa pensa dell’appoggio del presidente George Bush alle mosse unilaterali israeliane?
« Bus h ha dato il suo sostegno perché la road map si è incagliata: una nazione come l’America non può permettersi un vuoto di iniziativa politica. Sharon, molto astutamente, ha creato questo vuoto e adesso lo sta riempiendo con le sue proposte. Ma gli Stati Uniti hanno ribadito di considerare queste mosse come un passo verso l’attuazione della road map » .

Se gli israeliani finiranno con l’abbandonare Gaza, che cosa farà l’Autorità: sarà in grado di amministrare la Striscia? O ci sarà il caos?
« Nei piani di Sharon questa è un’iniziativa unilaterale. Ma prima o poi per poterla realizzare dovrà coinvolgere anche l’altra parte: non può semplicemente andarsene senza coordinarsi con i palestinesi, deve essere certo che un minimo di stabilità venga garantito » .

Ma l’Autorità palestinese dovrà confrontarsi con Hamas e decidersi a disarmare le fazioni estremiste.

« Quando l’occupazione israeliana sarà finita e uno Stato palestinese potrà nascere, nessun movimento potrà rimanere armato, eccetto le forze del governo eletto » .

Alcuni intellettuali palestinesi hanno suggerito di sciogliere l’Autorità e puntare su uno Stato bi- nazionale, dove un giorno gli arabi saranno maggioranza.

« Non possiamo spararci in un piede. L’Autorità è una realizzazione palestinese: può non essere una creazione ideale, ma è nostra. Non va distrutta ( perché dovremmo finire noi il lavoro cominciato da Sharon?) ma migliorata » .

Come? « Con le riforme. Bisogna perseguire i casi di corruzione. Chi viene accusato non dovrebbe essere nominato ministro, ma messo in prigione. Dovrebbe esserci una trasparenza totale nell’uso del denaro, come viene raccolto e come viene dispensato » .

Crede che Arafat dovrebbe lasciare spazio a una nuova generazione?
« Arafat ha avuto e ha un ruolo storico: deve mantenerlo fino alla creazione di uno Stato con Gerusalemme Est come capitale. A quel punto avremo le elezioni e di certo nuova linfa potrà scorrere. Non è solo una questione di nuova o vecchia generazione. Anche il Fatah, la fazione guidata da Arafat, ha bisogno di rinnovarsi: nell’età dei suoi membri, ma soprattutto nei metodi, nelle strategie e nelle scelte tattiche » .
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