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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Vanity Fair Rassegna Stampa
08.04.2004 Tiro a segno sui bambini palestinesi
così titola il settimanale del pettegolezzo d'alto bordo (sic!)

Testata: Vanity Fair
Data: 08 aprile 2004
Pagina: 110
Autore: Manuela Dviri
Titolo: «Voi israeliani siete tutti matti, prima al nemico gli sparate e poi lo andate a curare»
Su Vanity Fair N°16 di questa settimana viene pubblicato un articolo di Manuela Dviri dal titolo "Voi israeliani siete tutti matti: prima al nemico gli sparate e poi lo andate a curare". Nonostante il titolo ingannevole e tendenzioso che vuol far credere che gli israeliani giochino al cecchino coi palestinesi, il pezzo vuole essere il resoconto dell'attività dei "medici per i diritti umani", un gruppo di medici israeliani che ogni sabato si reca nei villaggi palestinesi per offrire assistenza medica là dove ce ne è bisogno. L'assistenza sanitaria palestinese, viene infatti spiegato nell'articolo, è quasi nulla e le condizioni di vita naturalmente ne risentono. Con il tono melodrammatico che la contraddistingue, la Dviri imputa questa grave situazione all'intifada e alle restrizioni che essa ha comportato per la vita dei palestinesi. I check point e l'assedio alle città palestinesi ne sono i principali responsabili, l'immagine del bambino palestinese sofferente a causa della brutalità dell'esercito trova qui la sua massima espressione. A nessuno viene però in mente di chiedersi dove siano finiti i soldi elargiti in gran parte dall'unione europea destinati alla sanità palestinese, tantomeno alla Dviri; così nell'articolo vengono sottaciute quelle informazioni che potrebbero rivelarsi scomode ai sostenitori, senza se e senza ma, di Arafat e la sua cricca. La conclusione dell'articolo riporta un dialogo avvenuto tra uno degli attivisti e un bimbo palestinese, alla domanda del medico che chiede "cosa vuoi fare da grande" la risposta suona strana a chi di Medio Oriente finge di sapere ed è " voglio fare lo shahid"; il medico obietta che così facendo ucciderà anche uno di loro la risposta del bimbo è allora: " no, voi vi conosciamo". Un dialogo che ha del surreale ma è purtroppo veritiero, stupisce che una cosa del genere venga proposta dalla Dviri come positiva. L'impegno che questa organizzazione si è presa, quella di curare i palestinesi è un'altra dimostrazione della forza della democrazia israeliana che permette a i suoi cittadini di andare ad aiutare chi di fatto si trova nella posizione di essere un nemico.
Vanity Fair, come abbiamo già avuto modo di notare sin dai primi numeri, è in linea contro Israele, un paese, come ha titolato, che "spara ai bambini palestinesi e poi li cura". Non stuposce neppure che il pezzo l'abbia scritto Manuela Dviri, che ha capito quale Israele si vende bene nel nostro paese. A nostro conforto il fatto che la sua firma non si vede più sul Corriere della Sera.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione di Vanity Fair. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@vanityfair.it

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