martedi` 06 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Avvenire Rassegna Stampa
19.03.2004 Un intellettuale che sa stare al mondo
e ricevere consensi da destra e manca. Senza saltare il centro

Testata: Avvenire
Data: 19 marzo 2004
Pagina: 3
Autore: Franco Cardini
Titolo: «L'attacco conseguenza della politica Usa di egemonia regionale»
Riportiamo l'intervento di Farnco Cardini da Avvenire di oggi. E' utile conoscere quello che scrive Cardini.Le sue posizioni, anti americane, anti-Israele, filo arabe, noglobal e entioccidentali, sono un filo unico che unisce estrema sinistra,sinistra,centro,destra e estrema destra. Il tutto condito in salsa cattolica.
Ecco l'articolo:

Credo che tutto quello che sta succedendo fosse doverosamente previsto e prevedibile. Sapevamo che gli Stati Uniti avevano premeditato la campagna militare contro l’Iraq almeno sin dall’estate del 2002, quando addirittura sui quotidiani e settimanali statunitensi si parlava tranquillamente di piani di attacco, e si davano persino le mappe. L’invasione americana era stata premeditata sulla base di false prove, che in gran parte furono smascherate subito.
Sapevamo, ed era facilmente prevedibile, che l’attacco all’Iraq avrebbe ottenuto la quadratura del cerchio attaccando un regime che nessuno rimpiange (a parte qualche nostalgico, e per motivi tribali, non certo per Saddam). Il male assoluto esiste solo nelle fantasie di alcuni fondamentalisti: prima degli americani c’era del buono con la legislazione sociale, con la nazionalizzazione del petrolio, mentre adesso il petrolio è stato "liberalizzato" e gli stranieri possono avere proprietà, con un risultato facilmente intuibile. Si sapeva che la quadratura del cerchio sarebbe stata saldare la resistenza saddamista, o quel che ne sarebbe rimasto dopo la fase calda della guerra, che continua nonostante le smentite di Bush. Si sapeva che questo attacco avrebbe ampliato la base di consenso del terrorismo e addirittura ha fatto avvicinare il mondo arabo laico-nazionalista all’integralismo musulmano, che è l’autentico brodo di coltura nel quale fiorisce il terrorismo.
Si sapeva quindi che la guerra avrebbe provocato sia in Iraq sia in tutto il mondo arabo e musulmano un’ondata di simpatia per il fondamentalismo e per il mondo del terrorismo. Si sapeva perfettamente che il terrorismo non si combatte con i bombardamenti a tappeto, non si combatte con l’uranio impoverito che gli americani hanno usato fin dal 1991. Il terrorismo si combatte con l’intelligence e cercando di risolvere quelle cause che possono portare acqua al mulino terrorista, cause che sono di tipo sociale e nazionale, che creano frustrazione nei popoli. Anche se l’islam, con un milione e duecentomila musulmani, è nella situazione di chi sta meglio tra i quattro quinti dei "non privilegiati" dell’umanità.
All’Amministrazione Bush serviva tutto questo, avendo già da tempo programmato di fare quello che ha fatto: mettere le mani sul petrolio iracheno. I venti miliardi per avviare la ricostruzione stanziati dal popolo americano attraverso il suo governo sono ampiamente garantiti dal prossimo trentennio di estrazione di greggio iracheno.
E si sapeva che i consiglieri neo-conservatori del presidente Bush, al di là del petrolio, avevano idee geopolitiche di egemonizzazione di tutta l’area. Un’impennata della guerriglia e del terrorismo sarebbe servita all’Amministrazione Bush come alibi per dimostrare che, dopo essere entrati in Iraq contro il parere dell’Onu, in Iraq debbono restare, coinvolgendo il maggior numero di Stati. Un quadro desolante nel quale siamo immersi.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@avvenire.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT