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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.02.2004 Non è un muro ma una recinzione che salva vite innocenti
lo dichiara Elie Wiesel

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 febbraio 2004
Pagina: 11
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: «Elie Wiesel: Questa scelta ha salvato delle vite»
Riportiamo l'intervista di Alessandra Farkas al premio Nobel per la pace Elie Wiesel, intorno al processo dell'Aja sulla barriera di sicurezza.
NEW YORK — « Francamente non riesco a capire tanto rumore per nulla. Quello costruito in Israele non è un muro ma una recinzione per proteggere il Paese dagli attacchi suicidi dei kamikaze.
Se riesce in questo intento, com'è il caso, la sua funzione, peraltro temporanea, è inattaccabile » .
Parla Elie Wiesel, l'autorevole scrittore e premio Nobel per la pace scampato ad Auschwitz che si dice contrario al « processo » iniziato ieri presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aja per discutere la legittimità del muro costruito da Israele in Cisgiordania.
« Penso che ogni nazione sovrana e ogni governo civile hanno il diritto- dovere di difendere i propri cittadini come meglio possono — spiega Wiesel — non è certo compito del tribunale Onu immischiarsi in questa faccenda, ordinando a Israele di non difendere le proprie donne, vecchi e bambini. Forse quel tribunale è pronto a proteggere gli
In caso di accordo, basterà poco per buttare giù la barriera.
Ora la sua funzione è inattaccabile
innocenti trucidati ogni giorno dai terroristi? Se la risposta è sì, allora possiamo parlare di abbattere quel recinto » .

Secondo i palestinesi è uno strumento di segregazione che li penalizza gravemente.

« Gr azie a quella barriera pochissimi terroristi sono riusciti ad entrare nel Paese e ciò ha salvato non solo tante vite israeliane ma altrettante palestinesi, visto che dopo ogni attentato suicida la puntuale risposta dello Stato provoca nuove vittime tra i palestinesi. Non dimentichiamoci che quella staccionata non è stata ispirata da una decisione politica ma di sicurezza nazionale: se si arriva a un accordo di pace tra le parti basteranno pochi giorni per abbatterlo » .

Ha fatto male l'ambasciata d'Israele all'Aja a mostrare le foto delle vittime israeliane alla vigilia del processo?
« Perché mai? Nessuno ha portato quelle foto all'interno del tribunale, cercando di influenzare i magistrati e perciò il violento attacco anti- israeliano del sindaco dell’Aja mi sembra incomprensibile.
Come si può criticare un'azione volta solo a salvare vite? » .

Pensa che i palestinesi stiano vincendo la guerra dei mass media?
« Israele sta lottando per la propria esistenza e la sua priorità assoluta è salvare vite e difendere la dignità delle persone che vogliono vivere. Spiegare al mondo le proprie ragioni e compiacere l'opinione pubblica non può quindi che venire in secondo luogo. Ma forse è una lotta persa in partenza a giudicare dalla violenza degli attacchi che Israele si è tirata addosso quando ha mostrato le foto delle sue vittime fuori dal tribunale dell'Aja » .

Eppure anche l'amministrazione Bush ha espresso non poche riserve nei confronti del muro.

« È un problema di linguaggio, lo ripeto. Non avrebbero mai dovuto chiamarlo muro perché quella parola ha strane connotazioni che riesumano vecchi fantasmi — dal muro del ghetto di Varsavia, al muro di Berlino — spingendo l'entourage di Arafat a ribattezzarlo ' il muro nazista'. Ma è a dir poco offensivo e ripugnante paragonare qualsiasi cosa succeda in Israele con il tragico passato dei suoi abitanti. L'unica via di uscita da questa spirale d'odio è la ripresa del dialogo che può avvenire solo quando entrambe le parti abbasseranno il volume e la violenza degli insulti reciproci. Fino ad allora Israele deve continuare a fare ciò che fa, difendendo entrambi con uno steccato che, non dimentichiamolo, tra vicini di casa è normale » .

È ottimista?
« Se qualcuno mi avesse detto, nel 1945, che sarei vissuto per combattere questa crociata nel 2004 non ci avrei mai creduto. Ero convinto che l'antisemitismo fosse morto ad Auschwitz e invece ho dovuto constatare con stupore che solo gli ebrei sono morti in quel lager mentre l'antisemitismo è più sano e vegeto che mai. È stata la più dolorosa realizzazione della mia vita » .

Antisemitismo e recinto sono facce della stessa medaglia?
« Sì, ma l'Europa può fare molto, visto che — dall'inquisizione alle crociate, ai pogrom — l'antisemitismo è una malattia europea. Io non ho mai dimenticato quante volte l'Europa ha abbandonato Israele. Nel ’ 73, quando stava per perdere la guerra dello Yom Kippur che doveva decidere la propria esistenza, gli americani iniziarono a mandarle aerei ma non una sola nazione europea permise loro di atterrare per far rifornimento. Se lo ricordino bene quel triste capitolo di storia i leader europei che oggi attaccano il ' muro' »
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