Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Testata:Rai, La Stampa, La Repubblica, Corriere della Sera, Il Foglio, Il Riformista, Europa, Int.Herald Tribune Autore: Vari giornalisti Titolo: «Attentato al valico di Erez»
La notizia principale sui giornali di oggi è quella dell’attentato compiuto da una donna palestinese che si è fatta esplodere al valico di Erez. Il servizio di Claudio Pagliara trasmesso sui Tg della Rai ieri sera era circostanziato ed esauriente, in particolare il ritratto dell’attentatrice, definita "carnefice", rispecchiava senza giri di parole la vera natura di coloro che compiono simili atti. Mentre i principali quotidiani accompagnano la notizia dell’attentato alla foto delle vittime e della stazione distrutta o a quella dell’attentatrice nel suo video testamento, l’INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE, (l'edizione venduta in Italia è stampata a Bologna ed è venduta in tutte le edicole, si prodiga nel fare informazione scorretta. Infatti, in prima pagina, accanto alla notizia dell'attentato, campeggia la foto di un soldato israeliano con un fucile puntato verso una folla di palestinesi che evidentemente aspettano di passare il valico. E' ovvio che con immagini del genere il lettore, già portato ad una visione pregiudiziale nei confronti di Israele, Stato "militarista ed oppressore",farà più caso al soldato israeliano-con-fucile che non alla notizia. L'Int.Herald Tribune è l'edizione europea del New York Times.
Analizziamo ora i quotidiani in lingua italiana:
EUROPA: a pag.2 Filippo Cicognani firma un articolo dal titolo "una madre di 2 figli si fa esplodere al valico di Eretz uccidendo quattro persone. Hamas loda il gesto e il portavoce di Arafat accusa il "muro dell’apartheid".E’ sempre più arduo il percorso della road map." Già dal titolo si evincono le linee guida del pezzo che attribuisce agli israeliani le maggiori colpe della stagnazione della road map, come se la cessazione del terrorismo non ne fosse una delle prerogative. Insomma tanti bei giri di parole per deresponsabilizzare i palestinesi dell’accaduto.
IL RIFORMISTA a pagina 7 dà una spiegazione socio-antropologica al fatto che il terrorista è una donna. Non è una novità (l'ultima era stata l'avvocatessa che si era fatta esplodere nel ristorante di Haifa. Un articolo di approfondimento interessante.
AVVENIRE Graziano Motta si sofferma sulle conseguenze politiche dell’attentato e rileva come Abu Ala sia ormai di fatto esautorato dalla sua carica, un’analisi circostanziata e corretta come sempre.
REPUBBLICA Leonardo Coen si addentra in una lunga descrizione della terrorista forse per far implicitamente accettare al lettore le motivazioni del suo gesto; nell’articolo non viene dato alcun rilievo alle reazioni degli israeliani all’attentato. Repubblica, un giornale che vende quasi quanto il Corriere della Sera, ancora una volta, si conferma il meno equilibrato quando si parla di Israele.,
LA STAMPA Cronaca di Aldo Baquis, senza infamia e senza lode (se direbbe che Baquis non consideri il peso delle parole. Poi Fiamma Nirenstein analizza la nuova strategia di Hamas, che, decimato dalle operazioni di antiterrorismo, è costretto a ricorrere alle donne per compiere i suoi atti criminali. Pubblichiamo di seguito il pezzo per intero.
CORRIERE DELLA SERA Davide Frattini a pagina 16, con un articolo preciso ed esauriente, smentisce chi aveva sostenuto l’esistenza di una tregua non scritta tra Hamas e Israele; in più dà spazio a tutte le reazioni all’attentato.
IL FOGLIO A pagina 3, spiega come Abu Ala abbia perso il proprio potere e come Arafat detenga, in concertazione con Hamas, le redini del terrore. Quest’ultimo però continua a rafforzarsi; insomma di male in peggio. Lo pubblichiamo integralmente.
LA STAMPA I messaggi agghiaccianti del «sacrificio» di Reem
Fiamma Nirenstein
Per lo sceicco Yassin l’uso di una mamma ventunenne è una forma di escalation. Nel video una nota femminile: «Donerò il mio corpo»
GERUSALEMME FORSE mai la geometrica, pignola precisione del terrore fu più esercitata che nell’attentato di ieri al check-point di Eretz. Gli elementi che vi sono contenuti, decrittati, sono una lettera di intenti sia dello sceicco Yassin, il capo di Hamas, sia delle Brigate Al Aqsa che fanno capo ad Al Fatah di Arafat: le organizzazioni hanno rivendicato l’attentato congiuntamente, hanno scelto come obiettivo il valico che è l’unico esempio di convivenza fra palestinesi e israeliani, hanno usato una donna religiosa, la ventunenne Reem Salih al-Riyashi, come bomba vivente. Questa esplosione risuona di cupi e precisi motivi. Inanzitutto, l’attentato in sè, che segue di poche ore quello compiuto vicino a Ramallah in cui è stato ucciso Ro’i Arbel, padre ventinovenne di cinque bambini di cui tre gemelli neonati. L’escalation di terrore dopo un relativo periodo di silenzio (l’ultimo attentato aveva avuto luogo il 25 di dicembre) marca il desiderio delle organizzazioni terroristiche di mostrare vitalità anche dopo la decisa riduzione delle loro capacità in seguito all’operazione «Muro di difesa». Ma l’alleanza fra Hamas e Brigate mostra un doppio e spurio desiderio: da parte del gruppo integralista islamico, quello di candidarsi alla successione di Arafat nella pericolante Autonomia palestinese. E da parte delle Brigate, che non oserebbero mai agire senza almeno il tacito consenso del Raiss, si vede invece la determinazione a non farsi battere dalle ali dure seguitando a giocare sul piano della forza come su quello diplomatico. «Il Raiss ha concentrato tutto il potere - spiega il capo dell’intelligence dell’esercito, Aharon Zeevi - e Abu Ala ha rinunciato a fare politica». Così si può interpretare la mancata condanna dell’attentato da parte del primo ministro palestinese. Secondo elemento: fare esplodere il passaggio di Eretz è come fare esplodere l’unica fonte di guadagno per la popolazione palestinese di Gaza. Di là ogni giorno passano quasi 20mila lavoratori palestinesi che entrano nella zona industriale, e 5000 che vanno al lavoro in Israele. La terrorista suicida si è introdotta proprio nella folla dei lavoratori col tesserino magnetico che certifica la loro condizione di dipendenti legali, con un datore di lavoro israeliano. Ha imboccato cioè la strada di scalzare la poca fiducia rimasta, il rapporto stesso con Israele, il poco reddito che sostiene la sua gente. Da parte di Gerusalemme la reazione è stata nuova: dall’ufficio del primo ministro si fa sapere che per ora i permessi non verranno sospesi. Questo indica che il governo, in considerazione della nuova situazione di grandi giochi mediorentali in cui gli Usa chiedono a Sharon buona volontà e pazienza, preferisce, finchè può, aspettare prima di compiere gesti drammatici. Terzo elemento: la terrorista, per potere entrare dove stazionano i soldati di guardia, ha usato una scusa di carattere medico, dicendo che la macchina che il metal detector aveva suonato perché una delle sue gambe era stata operata e le era stata inserita una placca di metallo. Ha anche finto di cadere e i soldati corsi in suo aiuto così sono stati uccisi, proprio per averle creduto. Come si sa, sono state sollevate molte accuse nei confronti dei soldati israeliani perché hanno fermato ambulanze, hanno controllato donne in gravidanza, hanno rallentato trasporti di malati. Ecco quindi una nuova provocazione per il comportamento dei soldati e la premessa per un ulteriore rafforzamento della sorveglianza. L’ultimo elemento distruttivo è l’uso di una donna, anzi di una madre-terrorista, così fieramente rivendicato dalla sceicco Yassin come una scelta di escalation militare. Per la mentalità mortifera di Hamas è segno di grande forza fanatizzare una giovane madre di due bambini piccoli; e soprattutto è un segnale di battaglia, una richiesta di ulteriori adesioni alle donne religiose il cui ruolo basilare è quello domestico e la cui partecipazione agli attentati è stata spesso oggetto di discussioni teologiche. Ma dopo i tanti arresti e le tante eliminazioni subite, Hamas si rivolge al suo «esercito di riserva». Il tono ardente, addirittura appassionato del messaggio registrato dalla terrorista secondo la tradizione degli «shahid», i martiri, ha un tocco specificamente femminile, quando la ragazza parla di «donare il proprio corpo», quando dice «quanto ho sognato di esplodere in Israele» e «volevo che parti del mio corpo volassero ovunque». Secondo Ehud Yaari, uno dei maggiori esperti del mondo musulmano in Israele, per le donne - come per gli uomini il premio è un harem di 72 vergini - è previsto un paradiso d’amore, naturalmente monogamico: se hanno avuto marito, è l’ultimo sposo che è loro destinato. Altrimenti, le attende l’ultimo martire sucida.
IL FOGLIO Hamas uccide, l’ala di Arafat rivendica, Abu Ala non condanna
Gerusalemme. Una terrorista palestinese si è fatta esplodere al valico di Eretz, uccidendo quattro persone e ferendone una decina. Tutti israeliani. E’ il primo attacco suicida palestinese dal giorno di Natale. Il valico di Eretz è una soglia fortificata tra Gaza e Israele, è il luogo dove i militari israeliani controllano che gli arabi che entrano in Israele non siano imbottiti di tritolo. Solo da qualche settimana i lavoratori palestinesi avevano ricominciato mettersi in fila per passare. Ventimila ogni mattina. Quattromila per l’area industriale in funzione dietro le fortificazioni. Sedicimila per i bus diretti nelle città israeliane. Con la riapertura del valico a Gaza erano ripresi a circolare shekel e dollari. Hamas non ha tardato a prendere le contromisure. Contromisure studiate a lungo, preparate con cura perché colpire Eretz non è facile. Il gruppo terrorista ha scelto una donna. La prima "ragazza bomba" di Hamas con tanto di benedizione delfondatore e leader spirituale, Ahmed Yassin. "Il jihad è un obbligo per uomini e donne, questo è il nuovo sviluppo di una resistenza destinata a continuare fino a quando il nemico non lascerà la nostra terra", ha annunciato lo sceicco paraplegico rivendicando la strage. Hamas ha raggiunto un risultato politico e militare immediato: la chiusura sine die del valico, e poco importa se ha provocato il blocco dei salari per ventimila famiglie palestinesi. L’attentato prova che il rapporto dei servizi di sicurezza palestinese, comparso una settimana fa sui quotidiani israeliani, era corretto. Certo non c’era neanche bisogno dei servizi di Arafat per sapere che Hamas usa stragi e kamikaze come armi politiche per far saltare ogni tentativo o ipotesi di negoziato con Israele. Con Israele non si negozia, Israele va cancellato dalla carta geografica. Non che vi fossero grandi negoziati sul tavolo. Ma Hamas voleva far fallire ancheil semplice tentativo di mitigare le sofferenze dei civili palestinesi, attuato da Ariel Sharon su richiesta del capo di Stato maggiore, Moshe Yaalon, che gli aveva chiesto di garantire la sicurezza dei civili israeliani senza strangolare la popolazione araba. L’Autorità Palestinese, ricaduta sotto il totale controllo di Yasser Arafat, è tornata alla contrapposizione frontale dei mesi precedenti la road map. L’attentato di ieri è stato rivendicato anche dalle Brigate Martiri al Aqsa, braccio armato di Fatah, cioè del partito di Arafat, e il primo ministro Abu Ala non ha neanche voluto condannarlo. Lo ha definito l’inevitabile conseguenza degli attacchi e delle restrizioni imposte dagli israeliani che – ha detto – "generano escalation da entrambe le parti". L’indifferenza di Abu Ala non ha sorpreso: "Ha rinunciato a governare l’Anp, si è arreso ad Arafat. E il rais continua a trasferire denaro alle brigate alAqsa", ha scritto in un rapporto alla Knesset il generale Aharon Zeevi, responsabile dell’intelligence dell’esercito. Il rapporto segnala l’anarchia dilagante nei territori palestinesi e preannuncia un imminente ritorno delle bombe umane di Hamas. Per vendicare i nove militanti caduti di recente a Rafah, spiegava Zeevi, ma anche per ribadire il ruolo militare di Hamas in contrapposizione ad al Fatah e all’Autorità Nazionale Palestinese. Quel ruolo, negli ultimi tempi, sembrava essersi ridimensionato. Dopo la grande caccia israeliana ai leader di Hamas, culminata con i tentativi d’eliminazione di due capi, qualcuno nei territori palestinesi sussurrava di una tregua segreta, di un accordo siglato con emissari americani per metter fine agli attentati nelle città israeliane e guadagnarsi in cambio la cancellazione dalle liste del terrorismo. Con la strage di ieri Hamas ha fatto capire a tutti di esser di nuovo in piena attività.