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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
02.01.2004 Una colonnina di veleno
Cultura non è, spettacolo (pessimo) di sicuro sì

Testata: La Stampa
Data: 02 gennaio 2004
Pagina: 22
Autore: Edoardo Bruno
Titolo: «Laici di Israele fatevi sentire»
Ci ricordavamo un Edoardo Bruno critico cinematografico. Sarà la stessa persona ? Su Cultura e Spettacoli della Stampa è uscita una sua colonnina (che pubblichiamo integralmente). Dopo alcune righe dove l'autore fa le solite affermazioni di condanna dell'antisemitismo (rievocare Brecht e Bobbio, che originalità !)..
ALLA fine della guerra gli obbrobri della Shoah avevano fatto capire dove poteva portare l'antisemitismo, alimentato magari da tenui pregiudizi, che potevano sembrare anche solo di costume, di insofferenza verso abitudini diverse, da comportamenti dove il nostro «proprio» viene messo in questione, o da interessi di una diversa cultura, non di una diversa identità. Si partiva da osservazioni minime, magari sul comportamento quotidiano, senza mai costituire una essenza diversa, un «pensiero», una consapevolezza dell'altro e tuttavia questo atteggiamento costituiva la sponda per una contraffazione efferata. Muovendo da questa impossibile fenomenologia, l'identità ebraica veniva contraffatta, assertata da una immagine forte, da una falsificazione non dicibile filosoficamente, ma visivamente imposta dalla esibizione di quella stella gialla voluta dai nazisti quale segno distintivo per scavare un solco incolmabile nella società e sostituire al reale una forzatura repugnante, in una sistematica contraffazione della comunicazione, dove le parole come differenza, razza, etnia venivano dette e imposte nella cornice di un lessico capovolto per dichiarare una estraneità e una distanza inesistente, forzando «umiliazione» e «diversità» dello stesso modello tipologico.
Dopo la guerra, la falsificazione immaginaria del diverso, lo stesso «antisemitismo di costume» non ha più rappresentato derive o punti di fuga; essere ebreo non ha costituito più una differenza ed «un uomo» è tornato ad essere «un uomo», brechtianamente, le differenze riguardando le ideologie, le scelte politiche, «destra e sinistra», per dirla con Bobbio.
Bruno arriva al sodo:
Oggi di identità ebraica, si ritorna a parlare da parte dell'attuale amministrazione di Israele, confondendo dissensi politici con dissensi di altra natura, e ricreando una riflessione negativa, in una antinomia della facoltà di giudizio, contro cui ha fatto bene l'Unione Europea ad opporsi.
Contro cosa si sarebbe opposta l'Unione Europea ? Ma se ha fatto un sondaggio apposta per attaccare Israele e ha nascosto l'inchiesta dell'Università di Berlino sulla rinascita dell'antisemitismo ed il pregiudizio contro Israele in Europa !
Le righe sull'identità in Israele sono prima di tutto ridicole. Bruno non sa assolutamente il significato di quello che scrive.

Bisognerebbe, però, evitare di creare linee di congiunzioni sbagliate, i fatti vanno giudicati dai fatti, e aver infranto il sogno dei primi insediamenti in questa Terra delle Due Religioni,
Ma non erano tre ? Bruno, Bruno, ci fai sapere quale hai eliminato ? ci viene un dubbio....
resta l'elemento drammatico che ci trasciniamo dalla fine del Novecento. Colonie, Campi profughi, Territori, Differenze, Apartheid, sono termini che non vorremmo più sentire, segni negativi della mancanza di un un pensiero laico che in Israele stenta ancora ad affermarsi, attaccato com'è dalle forze religiose tradizionali, ancora prevalenti.

C'è solo da chiedersi come ha fatto La Stampa a pubblicare questa righe false e insultanti. Poi ci ricordiamo che sulla Stampa scrive Igor Man e le cose tornano al loro posto.
Non sarebbe male che i nostri lettori protestassero in molti con il direttore Marcello Sorgi.

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