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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Tempo Rassegna Stampa
30.12.2025 Ecco come Hannoun & Co. finanziavano la propaganda
Commento di Giulia Sorrentino

Testata: Il Tempo
Data: 30 dicembre 2025
Pagina: 5
Autore: Giulia Sorrentino
Titolo: «Ecco come Hannoun & Co. finanziavano la propaganda. Soldi dalle piazze ProPal e dalle donazioni dei fedeli»

Riprendiamo da IL TEMPO del 30/12/2025, a pag. 5, con il titolo "Ecco come Hannoun & Co. finanziavano la propaganda. Soldi dalle piazze ProPal e dalle donazioni dei fedeli", il commento di Giulia Sorrentino.

Giulia Sorrentino

La difesa di Hannoun: i suoi versamenti erano tutti tracciati
Un’inchiesta ha svelato un sistema di false raccolte benefiche pro-Pal che, secondo l’accusa, finanziava Hamas attraverso associazioni guidate da Mohammad Hannoun (in foto).
I fondi, raccolti con la zakat, eventi pubblici e manifestazioni, venivano mascherati come aiuti umanitari e trasferiti all’estero, soprattutto via Turchia.
Per eludere i controlli, la rete avrebbe creato nuove associazioni intestate a cittadini italiani e utilizzato contanti, corrieri e coperture filantropiche

Un’inchiesta che ha squarciato il velo dell’ipocrisia attorno al movimento ProPal. Nove arresti e altre 17 perquisizioni hanno portato alla luce un sistema che, secondo l’accusa, faceva tutto tranne che beneficenza per la popolazione palestinese. Tra gli indagati c’è Mohammad Hannoun, vertice della presunta cupola di Hamas in Italia.

Ma non era il solo a gestire un affare che fruttava ad Hamas milioni e milioni di euro tramite associazioni come la Abspp dello stesso Hannoun, con varie sedi sparse per l’Italia. Soldi che venivano raccolti, come si legge nell’ordinanza, tramite donazioni effettuate attraverso la «zakat»: i militanti attivi nelle varie «arene» consentivano facilità di accesso ai luoghi di culto islamici, garantite da ruoli religiosi come quello di imam, per sollecitare donazioni benefiche dai correligionari.

Le raccolte avvenivano anche in occasione di eventi benefici aperti ai non musulmani, coinvolgendo persone sensibili alla causa palestinese, anche del tutto estranee all’ambito religioso, presentando i fondi come destinati a categorie particolarmente svantaggiate o alla realizzazione di progetti di welfare. «In occasione di pubbliche manifestazioni – si legge nell’ordinanza – i militanti, durante presidi e cortei di sostegno al popolo palestinese, sollecitano raccolte di fondi».

Migliaia i manifestanti scesi in piazza perché credevano in un ideale e speravano di poter aiutare con il loro contributo una causa che stava loro a cuore. A essere tradite, in primis, sono state le persone che in buona fede parlavano di Palestina, perché il disegno dietro certi cortei e altrettanti sermoni era ben definito. Non a caso Hannoun vendeva, chiedendo soldi rigorosamente in contanti, magliette con la scritta «From the river to the sea Palestine will be free» (Palestina libera dal fiume fino al mare), slogan usato da Hamas per indicare la distruzione di Israele.

Quei soldi venivano investiti anche in propaganda, come emerge dalle carte della Procura. Ma c’è anche un altro aspetto rilevante: un vero e proprio cambio di strategia messo in atto da Mohammad Hannoun. Per non dare nell’occhio, aveva deciso di aprire una nuova associazione intestata a persone di nazionalità italiana. «Abbiamo bisogno di soluzioni, c’è bisogno di lavoro, non è facile, che facciamo una nuova associazione e prendiamo dipendenti nuovi. Adesso la cosa più importante è far uscire i soldi dalla cupola d’oro», diceva in un’intercettazione.

Gli indagati hanno quindi costituito un ulteriore organismo, facendo attenzione a non collegarlo ai precedenti. In quest’ottica è stata aperta La Palma, creata proprio per convogliare i fondi provenienti dalla zakat, l’elemosina dei fedeli islamici nelle moschee, e inviarli in contanti o tramite operazioni bancarie in Palestina a realtà legate ad Hamas.

Tra le causali utilizzate nei bonifici, spesso transitati dalla Turchia, figuravano voci come «pacchi viveri per i profughi palestinesi» o «aiuti alimentari», nel tentativo di mascherare la reale finalità delle operazioni. L’11 dicembre 2024 il figlio di Hannoun, come riportato nelle tabelle sugli episodi più significativi di trasferimento di denaro all’estero, trasportava duecentomila euro per conto della Abspp in Turchia. Il 16 gennaio 2025 altri cinquantamila.

Emerge inoltre che la Abspp disponeva di una consistente liquidità, periodicamente trasportata all’estero dallo stesso Hannoun, da alcuni dipendenti a lui più vicini, tramite cash couriers non individuati o ricorrendo a escamotage come delegazioni filantropiche e camion di aiuti umanitari.

Se le accuse venissero confermate, si tratterebbe di una delle più grandi truffe degli ultimi decenni.

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