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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Tempo Rassegna Stampa
29.12.2025 L’Iran finanzia il terrore attraverso l’Italia
Analisi di Francesca Musacchio

Testata: Il Tempo
Data: 29 dicembre 2025
Pagina: 6
Autore: Francesca Musacchio
Titolo: «Petrolio banche e cash. L’Iran foraggia il terrore attraverso l’Italia»

Riprendiamo da IL TEMPO del 29/12/2025, a pag. 6, con il titolo "Petrolio banche e cash. L’Iran foraggia il terrore attraverso l’Italia", l'analisi di Francesca Musacchio.

In a Worldwide War of Words, Russia, China and Iran Back Hamas - The New  York Times
La rete finanziaria iraniana aggira le sanzioni attraverso banche, riciclaggio, contanti, hawala e circuiti caritatevoli usati come copertura, sostenendo Pasdaran, Forza al-Quds e gruppi armati come Hamas.
L’Italia non è centrale ma rappresenta un punto vulnerabile di intersezione tra finanza legale e canali clandestini, come dimostrano commissariamenti bancari e inchieste giudiziarie

Riciclaggio, hawala, contanti e “beneficenza”. È su questi canali che si muove la rete finanziaria che consente all’Iran di eludere le sanzioni internazionali e finanziare i propri apparati militari e i gruppi armati alleati.

L’Italia non è il centro del sistema, ma compare come punto vulnerabile di intersezione tra finanza legale, circuiti informali e coperture caritatevoli. Il modello si basa su due livelli complementari.

Da un lato una presenza formale, legale ma critica, fatta di banche, investimenti, aziende miste e relazioni d’affari sviluppate soprattutto dopo l’accordo nucleare del 2015. Dall’altro una rete sommersa e clandestina basata su traffici illeciti, contrabbando di petrolio, riciclaggio e sistemi informali di trasferimento di denaro. Insieme, questi binari rendono l’Italia un tassello dell’architettura finanziaria globale che sostiene i Pasdaran, la Forza al-Quds e i proxy armati di Teheran in Medio Oriente, tra cui Hamas.

La vulnerabilità italiana emerge anzitutto sul piano bancario. Nell’ottobre 2025 la Banca d’Italia ha commissariato la succursale romana della Bank Sepah, banca statale iraniana, e la filiale milanese della Persia International Bank, entrambe rientrate nelle liste delle sanzioni UE ripristinate con il meccanismo di snapback. Il provvedimento, adottato ai sensi della normativa antiterrorismo e antiriciclaggio, ha sciolto i consigli di amministrazione e disposto la gestione straordinaria per un anno.

La dimensione clandestina, invece, è emersa nelle inchieste giudiziarie. Nel 2017 la Procura di Napoli ha smantellato un’organizzazione che esportava illegalmente armamenti e tecnologie dual-use verso Paesi sotto embargo, tra cui Iran e Libia. Secondo i magistrati, la rete si avvaleva di soggetti con legami politici e istituzionali in Italia, inclusi ex parlamentari, per ottenere coperture e contatti.

Su scala globale, poi, il regime iraniano ha costruito un sistema di shadow banking documentato da avvisi FinCEN e del Tesoro USA nel 2024-2025. La rete utilizza banche “amiche”, società di comodo, trading companies, fatture fittizie e mediatori informali per convertire proventi in contanti o oro e reindirizzarli ai Pasdaran e alla Forza al-Quds. Il modello è a strati: banca, intermediazione, cash, consegna.

Una componente centrale è il contrabbando di petrolio. La cosiddetta “flotta fantasma” iraniana sarebbe composta da centinaia di petroliere obsolete, senza assicurazione e con bandiere di comodo, impegnate in trasferimenti ship-to-ship anche in aree vicine a Grecia e Malta. I profitti della vendita clandestina finiscono direttamente nelle casse dei Pasdaran e vengono reinvestiti nel sostegno logistico-militare ai gruppi alleati, tra cui Hamas.

In Europa, però, i fondi vengono spesso ripuliti attraverso Ong e fondazioni islamiche presentate come umanitarie. Secondo analisi USA, circuiti caritatevoli legati alla galassia della Union of Good, considerata una copertura civile di Hamas, sono usati per mascherare trasferimenti di denaro verso gruppi armati. La beneficenza, quindi, diventa strumento operativo del sistema di finanziamento.

Ma il punto cruciale per far “viaggiare” il denaro è il canale informale hawala. Europol TE-SAT 2025 segnala che i gruppi terroristici combinano bonifici, hawala, criptovalute e contante per rendere i flussi difficili da intercettare. Nel 2016 un’operazione congiunta USA-Europa smantellò una rete collegata a Hezbollah che riciclava proventi del narcotraffico tramite hawala.

L’uso del contante, dunque, resta centrale. Secondo i rapporti FinCEN, grazie a questo canale informale funzionari della Forza al-Quds sarebbero in grado di prelevare e spostare grandi quantità di valuta da conti esteri della Banca Centrale iraniana e indirizzarle ai gruppi affiliati.

In tutto questo, l’Italia entra nella rete come punto di intersezione. L’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF), nella relazione 2023, segnala che nel finanziamento di Hamas ricorrono sistemi informali come la hawala e l’abuso del settore non profit, indicando una vulnerabilità strutturale. E Milano, secondo fonti investigative, sarebbe un hub secondario della hawala dove alcune fondazioni sciite riceverebbero bonifici da broker mediorientali non tracciabili.

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