Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Trump attacca l’Isis per difendere i cristiani Cronaca di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 27 dicembre 2025 Pagina: 2 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Trump attacca l’Isis per difendere i cristiani. Raid aerei americani sui terroristi in Nigeria»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/12/2025, a pag. 2 con il titolo "Trump attacca l’Isis per difendere i cristiani. Raid aerei americani sui terroristi in Nigeria", l'analisi di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Dopo gli avvertimenti è partito il raid contro le basi jihadiste in Nigeria. Già paese sotto la lente del Dipartimento di Stato degli Usa per la persecuzione dei cristiani, ora la Nigeria, ufficialmente, collabora con Trump nella campagna anti-terrorismo islamico.
Invece della stella cometa, la notte di Natale, sui terroristi islamici della Nigeria sono arrivati i raid aerei americani. L’Africom degli Stati Uniti ha reso noto su X di aver colpito «su richiesta delle autorità nigeriane uccidendo diversi terroristi dell’Isis» nello Stato di Sokoto, con operazioni militari che «dimostrano la forza del nostro esercito e il nostro impegno nell’eliminare le minacce terroristiche contro gli americani, in patria e all’estero». Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti documenta i «numerosi attacchi perfetti», con un video di dieci secondi che riprende il lancio notturno di un missile dal ponte di una nave da guerra battente bandiera a stelle e strisce. E allude ad altre azioni, anticipando che «seguiranno altre notizie».
A Donald Trump è spettato l’onore di comunicarlo al mondo, giovedì, con una dichiarazione: «Stasera, sotto la mia direzione in qualità di comandante in capo, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco potente e mortale contro la feccia terroristica dell’Isis nel nord-ovest della Nigeria, che ha preso di mira e ucciso brutalmente, principalmente cristiani innocenti, a livelli mai visti da molti anni, e persino secoli». Aveva già avvertito i gruppi jihadisti che avrebbero «pagato l’inferno» se non avessero fermato il massacro dei cristiani.
Al governo di Abuja, che lo scorso 5 novembre era stato colto piuttosto di sorpresa dall’annuncio del presidente degli Stati Uniti di un imminente attacco contro i persecutori dei cristiani in Africa, non è rimasto che collaborare obtorto collo, fornendo le informazioni d’intelligence necessarie e il supporto logistico per dare il via al coordinamento strategico. Poiché non poteva rifiutare, ha fatto buon viso a cattivo gioco anche il presidente Bola Tinubu. Sulle prime aveva tentato un sussulto di orgoglio nazionale e tendeva a ridimensionare la natura religiosa della violenza, attribuendola al banditismo o a conflitti legati alle risorse e al cambiamento climatico, non aveva ritenuto opportuno recarsi in visita a Washington per evitare di essere strapazzato in diretta web. Tanto più che lo scorso ottobre la Nigeria era già finita nella lista del Dipartimento di Stato Usa come Paese di particolare preoccupazione per la libertà religiosa. E alla Casa Bianca già si parlava di un genocidio dei cristiani, una minaccia esistenziale più che una semplice persecuzione: senza calcolare le vittime delle stragi degli anni precedenti, di cui è diventato un simbolo don David Tanko, morto martire due anni fa nello Stato di Taraba, nel solo 2025 in Nigeria risulta che siano stati uccisi più di 7mila cristiani. Il 13 giugno scorso, nello Stato di Benue, circa 200 cristiani sono stati trucidati nella piazza del mercato di Yelwata. Un vero e proprio sterminio avvenuto nell’indifferenza generale, mentre gli attacchi al grido di “Allahu Akhbar” contro le chiese, il clero e le istituzioni ecclesiali sono ormai all’ordine del giorno. Secondo numerose organizzazioni internazionali, gruppi islamisti come Boko Haram e milizie jihadiste legate alle tribù dei pastori Fulani conducono da oltre un decennio attacchi coordinati nella Middle Belt e nel nord del Paese, con l’obiettivo di sradicare sistematicamente le comunità cristiane. Queste violenze, come documentato da più fonti, tendono a intensificarsi durante le festività cristiane, in particolare Natale e Pasqua, aumentando l’impatto simbolico e psicologico degli attacchi. Grazie ai riflettori puntati dall’America, l’attenzione sulla popolosissima Nigeria - che conta quasi 240 milioni di abitanti - era cresciuta. E di fronte al rapimento da parte di uomini armati, il 21 novembre scorso, di 300 alunni e 12 insegnanti dal collegio cattolico St Mary's nel villaggio di Papiri, anche le autorità si erano mobilitate, fino a ottenerne il rilascio nel giro di un mese. Per intervenire sulle cause, bisogna individuare l’obiettivo: i terroristi di Boko Haram e lo Stato Islamico della Provincia dell’Africa occidentale (ISWAP), con le loro varie articolazioni e alleanze tribali. Nel mirino è entrato in particolare il gruppo Lakurawa, affiliato all’Isis della Provincia del Sahel (ISSP), presente dal 2017 negli stati di Sokoto e Kebbi nel nord-ovest del Paese africano, ma composto da bande criminali provenienti dal Mali, dal Niger e dal Burkina Faso, che compie scorribande contro le comunità locali con il pretesto di difenderle dal banditismo. E applica una versione rigida della sharia, che ormai, spiegano James Barnett e Umar Musa, su CTC Sentinel, la rvista dell’accademia militare di West Point, non tollerano più nemmeno i musulmani. Anche loro vogliono essere liberati dai tagliagole.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante