sabato 20 dicembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
20.12.2025 A Torino il sindaco Lo Russo tende ancora la mano all’Askatasuna
Cronaca di Pietro Senaldi

Testata: Libero
Data: 20 dicembre 2025
Pagina: 5
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: «A Torino sale l’allerta estremisti. E Lo Russo tende la mano ad Aska»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/12/2025, a pag. 5, con il titolo "A Torino sale l’allerta estremisti. E Lo Russo tende la mano ad Aska" la cronaca di Pietro Senaldi.

Risultati immagini per pietro senaldi
Pietro Senaldi

A Torino c'è maretta dopo lo sgombero del centro sociale Askatasuna. Per oggi si prevedono scontri di piazza. Il sindaco Lo Russo, che ha dovuto annullare il patto di collaborazione con il centro sociale (che finora ha protetto) cerca ancora di trattare con gli antagonisti. «Crediamo ancora nel percorso del patto con Askatasuna. Ci siamo fatti interpreti di una linea di dialogo che è da sempre nelle corde della città». Errare è umano, perseverare è diabolico.

«Niente sarà più come prima. Il campo è tracciato. La partita non è finita ma è solo iniziata». I ragazzacci di Askatasuna sono armati delle peggiori intenzioni. La dichiarazione di guerra è scritta nei volantini con i quali è stata convocata la protesta di piazza. Doppio appuntamento per oggi alle 14.30, a Palazzo Nuovo, vicino all’Università, e nei pressi del centro sociale sgomberato, nel quartiere di Vanchiglia. Due cortei, che si uniranno solo in un secondo momento, per rendere più problematico il mantenimento dell’ordine pubblico. Le forze di polizia si aspettano violenza. Sono stati convocati reparti di rinforzo da Milano, Genova, Padova, per arrivare almeno a cinquecento uomini. Dovranno fronteggiare almeno cinquemila antagonisti, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, per dare manforte al nucleo originario di circa 400 militanti dello stabile di corso Regina Margherita.
Non è la prima volta che Askatasuna mobilita l’internazionale della protesta, sperimentata ampiamente a Chiomonte, negli scontri anti-Tav. Il centro sociale torinese è diventato una sorta di cartello dell’antagonismo di estrema sinistra, un marchio che unisce quel mondo autoreferenziale e fuori dal tempo che vuol far rivivere in eterno il clima degli anni Settanta, violenze incluse. Un ambiente che ha sponsor importanti, come rivela il comunicato che ha contestato lo sgombero, firmato dagli storici Marco Revelli e Angelo D’Orsi, dal segretario della Cgil piemontese, Giorgio Airaudo, dall’ex assessore Eleonora Artesio. Una realtà capace di scendere in piazza nel giorno stesso dello sgombero per scontrarsi con gli agenti, dieci dei quali sono stati feriti malgrado alla protesta fossero presenti il deputato di Avs Marco Grimaldi e la sua collega di partito, la consigliera regionale Alice Ravinale.
I nuovi spiriti guida sul campo di Askatasuna si conoscono. Hanno tutti precedenti per scontri di piazza: Nicola Gastini, la giovane Sara Munari, Stefano Millesimo, eredi dei pregiudicati e attempati leader Giorgio Rossetto e Andrea Bonadonna. L’identificazione delle truppe che compongono l’esercito però è problematica, perché esso si compone di giovani e giovanissimi che si coordinano sui social e possono agire anche estemporaneamente, senza un ordine preciso, come è capitato nell’assalto alla redazione della Stampa, un errore che i leader del centro sociale non avrebbero mai commesso.
L’attacco al giornale ha infatti tagliato le coperture mediatiche e socio-culturali che hanno consentito ad Askatasuna di fare sempre il bello e cattivo tempo, uscendo indenne anche da inchieste giudiziarie pesanti per associazione a delinquere.
Da quel momento invece anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha dovuto riconoscere a se stesso di aver sbagliato a dare fiducia al centro sociale, ha dichiarato fallito il patto «Bene Comune», finalizzato all’ingresso nella legalità di Askatasuna, e ha dato il via libera allo sgombero. È stato proprio il Comune a dare impulso e chiedere la collaborazione delle forze dell’ordine, fino a pochi giorni prima criticate dall’amministrazione cittadina, che era arrivata ad accusare il governo di soffiare sul fuoco.
Il primo cittadino dem è in grande difficoltà ora, attaccato da destra per gli errori di valutazione e da sinistra per tradimento, oltre che dai grillini, che da sempre gli addebitano il processo a Chiara Appendino, condannata per responsabilità colpose nella tragedia di piazza San Carlo, dove morirono due persone. Ieri, nel tentativo di evitare violenze, ha teso la mano agli antagonisti, arrivando a rimangiarsi la parola in un video: «Crediamo ancora nel percorso del patto con Askatasuna. Ci siamo fatti interpreti di una linea di dialogo che è da sempre nelle corde della città».
Difficilmente l’appello sarà accolto.
L’errore principale di Lo Russo è stato affidare il controllo di Askatasuna a un comitato di garanzia collaterale al centro sociale, composto da sindacalisti, ex magistrati e professori universitari politicizzati, che hanno consentito che nell’immobile gli occupanti continuassero a vivere illegalmente. Una situazione insostenibile: esponeva il sindaco a responsabilità penali e amministrative.
Oggi è solo l’inizio, minaccia il braccio violento di Askatasuna, che crede di poter rientrare in possesso dell’immobile di Corso Regina Margherita con la violenza. Non finirà così e Lo Russo sbaglia a illudere gli antagonisti nel tentativo di baracamenarsi. Se le proteste supereranno il livello di guardia e si ripeteranno sistematicamente, creando una situazione di disordine permanente in riva al Po, Torino potrebbe presentare il conto alle elezioni comunali che si terranno tra un anno e mezzo. Lo sgombero ha diviso la città, indebolito il sindaco e rilanciato l’opposizione di centrodestra, che ha sempre denunciato gli eccessi e l’irredimibilità del centro sociale. Assalti alle ferrovie, ai commissariati di polizia, alle Antiche Officine riammodernate: tanto è stato subito e sopportato e la misura sembra ora colma. Con questo Pd poi, specializzato anche da queste parti a mettere la testa sotto la sabbia.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT