Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Non è giusto, non è logico: il massacro in Australia ci ricorda che gli ebrei sono sempre bersagli Analisi di Anshel Pfeffer
Testata: israele.net Data: 20 dicembre 2025 Pagina: 1 Autore: Anshel Pfeffer Titolo: «Non è giusto, non è logico. Ma il massacro in Australia ci ricorda che gli ebrei saranno sempre bersagli: perché l’odio irrazionale esiste e gli ebrei vengono assassinati senza alcun motivo»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'articolo di Haaretz, dal titolo "Non è giusto, non è logico. Ma il massacro in Australia ci ricorda che gli ebrei saranno sempre bersagli: perché l’odio irrazionale esiste e gli ebrei vengono assassinati senza alcun motivo".
Anshel PfefferSydney, anno 2014. Sulla maglietta: “Hamas Hamas, ebrei al gas!”. Anche in Australia, uno dei luoghi percepiti come più sicuri e integrati per la vita ebraica, l’illusione della protezione è crollata dopo il 7 ottobre, fino alla strage di Bondi Beach.
Ogni spiegazione politica o sociale è un alibi: gli ebrei vengono colpiti ovunque e comunque, non per ciò che fanno ma per ciò che sono
Scrive Anshel Pfeffer: Durante la mia ultima visita in Australia, nel settembre 2023, le strade del quartiere a maggioranza ebraica in cui alloggiavo erano piene di annunci che proponevano: “Queste vacanze, vola in Israele con Emirates”. Intervenivo a Limmud Oz, un festival di studio e cultura ebraica che si alterna ogni anno tra Melbourne e Sydney, e non era la prima volta mi stupivo della sicurezza di sé di una delle comunità ebraiche più orgogliose, variegate e appassionate che abbia mai visitato. …
È una comunità che include tutte le sfumature e varietà dell’ebraismo, dall’oscurantismo ultraortodosso haredi all’ultima scuola ultra-laica bundista al mondo. Gli ebrei australiani, molti se non la maggior parte discendenti di sopravvissuti alla Shoah, sono consapevoli della loro fortuna nel rifugio che i loro genitori e nonni hanno trovato laggiù, pur essendo costantemente consapevoli delle sfide affrontate dai loro fratelli e sorelle in altre parti del mondo.
Tutto questo accadeva prima del 7 ottobre.
Il mese successivo alla mia partenza, le cose sono cambiate ovunque per gli ebrei, persino in Australia.
L’attacco e il massacro di Hamas saranno anche avvenuti a 14.000 chilometri di distanza, ma hanno generato una nuova realtà: folle nel centro delle città australiane che urlavano “fanculo gli ebrei” ed anche, secondo testimoni oculari, “gasate gli ebrei”, e scuole e sinagoghe ebraiche attaccate con bombe molotov e deturpate con svastiche.
E adesso, nella prima sera di Hanukkah, il peggior attacco di questo secolo a una comunità della diaspora ebraica, e proprio sulla Bondi Beach di Sydney. …
Mentre i corpi giacevano ancora su quella splendida spiaggia, sono iniziati i tentativi di razionalizzazione e contestualizzazione, spesso da parte di osservatori ragionevoli e benintenzionati: ha a che fare con Israele, ha a che fare con Gaza, ha a che fare con l’immigrazione, ha a che fare con le leggi australiane sul possesso di armi.
Come se non avessimo già assistito, prima del 7 ottobre, ad analoghe stragi di ebrei in varie parti del mondo, ogni volta per ragioni apparentemente diverse e in contesti teoricamente differenti.
L’assassino di undici ebrei alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh (Stati Uniti) nel 2018 non era un immigrato radicalizzato. Era un suprematista bianco americano che accusava gli ebrei di aver aiutato gli immigrati a entrare in America.
Quando sei ebrei vennero trucidati nel 2008 alla Chabad House di Mumbai (India), il loro assassinio faceva parte di un attacco di un’organizzazione jihadista pakistana contro lo stato indiano.
In entrambi gli attentati, le vittime non avevano nulla a che fare con i “motivi” per cui vennero aggredite dai loro assassini.
Esattamente come una festa di accensione di candele per Hannukah a Bondi Beach, in Australia, non ha nulla a che vedere con le convinzioni, quali che fossero, di un padre e un figlio che sono rimasti lì per lunghi minuti a sparare loro addosso, uccidendone almeno quindici.
Nulla a che vedere, ma anche tutto.
Nel corso degli anni, in tutte le mie conversazioni e interviste con sopravvissuti alla Shoah non ne ho mai sentito uno chiedere perché loro, le loro famiglie e i loro vicini fossero destinati allo sterminio. È una domanda ridicola.
Conoscevano la risposta … Sapevano che tutte le “ragioni” sono buone: perché gli ebrei erano capitalisti sanguisughe ma anche eversivi bolscevichi assassini; perché gli ebrei colonizzavano la Palestina, ma anche perché vivono il più lontano possibile dalla Palestina; perché gli ebrei orchestrano la sostituzione dei bianchi con i non-bianchi, ma sono anche parte degli bianchi che opprimono i non-bianchi. Semplicemente qualunque perché, giacché il vero perché è molto semplice: non c’è.
Questa è la linea di fondo. Gli ebrei, ovunque vivano e qualunque cosa facciano, sono bersagli. Lo sono sempre stati.
Può essere difficile da comprendere per chi crede di vivere in un mondo razionale. Ma l’odio irrazionale esiste. E gli ebrei vengono assassinati senza alcun motivo.
Questo non vuol dire che il contesto non c’entra mai. Le politiche sull’immigrazione e sulla sicurezza sono importanti, così come il controllo delle armi e la libertà di parola. In molti casi possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Il governo australiano, guidato dal debole Anthony Albanese, deve dare molte risposte per la sua fiacca reazione all’ondata di attacchi antiebraici degli ultimi due anni. Così come le deve il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, sotto la cui guida è stato possibile che si perpetrasse il peggior massacro di ebrei dai tempi della Shoah, e che a distanza di oltre due anni sta ancora cercando di sottrarsi alle proprie responsabilità. …
È responsabilità di ogni governo proteggere i propri cittadini e riconoscere il carattere unico della minaccia a cui sono esposte le loro comunità ebraiche. Ma non esiste una ricetta infallibile per garantire sicurezza alla vita ebraica.
L’attacco a Bondi Beach non significa che gli ebrei australiani debbano andarsene dall’Australia, così come il 7 ottobre non significa che Israele non possa essere un rifugio sicuro.
Gli ebrei devono essere liberi di scegliere dove vivere, e dovranno sempre trovare un compromesso tra le esigenze della sicurezza e il diritto di vivere liberamente da ebrei alla luce del sole.
Allo stesso modo, i loro governi devono trovare il giusto equilibrio tra gestire società aperte e garantire reti di sicurezza e sorveglianza. E i governi di Gerusalemme (non questo, purtroppo) devono combinare la necessaria deterrenza militare con l’altrettanto necessaria diplomazia per garantire il futuro di Israele.
In ogni caso, sia che gli ebrei decidano di vivere nella loro patria o nella diaspora, la conclusione rimarrà sempre la vigilanza eterna, perché la minaccia è eterna.
Questo è sempre stato il prezzo della vita ebraica. Non è giusto. Non è razionale. Ma è un dato di fatto che agli ebrei non è concesso nemmeno un solo paese sicuro.
E non avevamo bisogno di Bondi Beach per ricordarcelo.
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