Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Lo Russo cede alla linea del Viminale, ma è scontro con gli alleati e i pro-Pal Commento di Giulia Sorrentino
Testata: Il Tempo Data: 19 dicembre 2025 Pagina: 2 Autore: Giulia Sorrentino Titolo: «Lo Russo cede alla linea del Viminale, ma è scontro con gli alleati e i pro-Pal»
Riprendiamo da IL TEMPO del 19/12/2025, a pag. 2, con il titolo "Lo Russo cede alla linea del Viminale, ma è scontro con gli alleati e i pro-Pal", il commento di Giulia Sorrentino.
Giulia Sorrentino
La rottura tra Askatasuna e il Comune di Torino risale al 28 novembre, quando un’irruzione violenta nella sede de La Stampa ha portato alla violazione delle prescrizioni del patto di collaborazione.
Il sindaco Lo Russo ha dichiarato decaduto l’accordo, difendendo la legalità, mentre lo sgombero ha spaccato la sinistra tra critiche e sostegni.
Politicamente l’operazione segna una vittoria del governo e una presa di posizione netta del Pd torinese contro le derive violente dell’area antagonista
C’è stato un momento preciso in cui si è rotto quel “patto” tra il centro sociale torinese Askatasuna, oggi sgomberato, e l’amministrazione del Pd. E quel momento ha un giorno preciso, ovvero il 28 novembre, quando nel primo pomeriggio alcuni antagonisti hanno fatto irruzione nella sede del giornale scrivendo sui muri frasi come «Giornalisti complici dell’arresto in Cpr di Mohamed Shahin», in riferimento alla detenzione dell’imam di via Saluzzo, poi liberato dalla Corte d’Appello.
Ed è stato lanciato anche del letame da chi ha forzato un’entrata secondaria dell’edificio in via Ernesto Lugaro. Proprio allora il sindaco Lo Russo deve aver capito che il limite era stato superato e, infatti, ieri ha commentato l’episodio dicendo che «continuo a pensare che la scelta che abbiamo fatto in quella fase fosse quella di provare a verificare le condizioni di sussistenza della possibilità di restituire alla città una fruizione pubblica di quell’immobile in un percorso di legalità. Prendo atto che queste condizioni sono venute meno per la violazione dell’ordinanza. È stata violata un’ordinanza e quindi automaticamente il patto è decaduto, e lo abbiamo comunicato ai sottoscrittori. Le operazioni condotte dall’autorità di pubblica sicurezza si sono svolte nelle forme e nei modi previsti dalla legge, dall’ordinamento e dai ruoli dei singoli soggetti».
Si è espresso così dopo essersi esposto per provare a regolarizzare uno stabile occupato dal 1996: la Giunta comunale di Torino lo scorso 18 marzo aveva approvato il rinnovo del patto di collaborazione per la trasformazione del centro sociale Askatasuna in bene comune, ma tra le clausole c’erano condizioni di sicurezza e di igiene, evidentemente violate con la recente irruzione.
E mentre il centrodestra cerca di ripristinare la legalità e gioisce per il risultato ottenuto, la sinistra si spacca. Secondo il leader di Avs Nicola Fratoianni «la polizia non ha fatto bene a sgomberare il centro sociale Askatasuna, se si accusa di fare cose illegali poi bisogna farlo stabilire da un normale procedimento penale. Lo sgombero è un errore». Ma c’è chi addirittura ne chiede le dimissioni dall’opposizione, come il capogruppo del M5S in Consiglio comunale, Andrea Russi: «Su Askatasuna Lo Russo ha sbagliato tutto, ha gestito questa vicenda in modo politicamente fallimentare, per questo chieda scusa ai torinesi e si dimetta».
Diverso invece il pensiero del presidente del Partito democratico Stefano Bonaccini: «Difendere la causa palestinese è sacrosanto, perché l’unica soluzione è quella dei due popoli e due Stati. Ma chi assalta le forze dell’ordine o sfascia la redazione di un quotidiano compie un’operazione propriamente fascista. È un delinquente e come tale va trattato. Conosco bene e stimo molto il sindaco di Torino, Lo Russo, e le sue parole dicono più di ogni altro commento».
Il dato politico sta sia nella vittoria da parte del governo, sia nella necessaria presa di posizione di un sindaco di sinistra che si è ritrovato a dover concordare con la linea di Piantedosi, dovendo smentire quanto fatto fino a quel momento. E gli attivisti glielo fanno notare, tanto che si dicono stupiti: «Sorprende e preoccupa l’atteggiamento del sindaco di Torino che, lungi dall’opporsi, come pure sarebbe stato doveroso, a un intervento teso a vanificare un proprio progetto, ha dichiarato in tempo reale la cessazione del patto di collaborazione, intervenuto tra l’altro non con Askatasuna ma con i proponenti il percorso di riqualificazione, in conseguenza dell’accertamento della violazione delle prescrizioni relative all’interdizione all’accesso ai locali, circostanza idonea a motivare richieste di chiarimento ma non certo a determinare la chiusura d’autorità dell’edificio».
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