Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Al convegno con Albanese spunta un altro capo di Hamas Analisi di Luca Danieli
Testata: Il Tempo Data: 18 dicembre 2025 Pagina: 10 Autore: Luca Danieli Titolo: «Al convegno con Albanese spunta un altro capo di Hamas»
Riprendiamo da IL TEMPO del 18/12/2025, a pag. 10, con il titolo "Al convegno con Albanese spunta un altro capo di Hamas", il commento di Luca Danieli.
La presenza documentata di Muhammad Abu Nusaira, dirigente dei Comitati di Resistenza e alleato di Hamas, in prima fila a un convegno con intervento video di Francesca Albanese solleva un serio problema di contesto. L’evento non si è svolto davanti a società civile, ma a leader di organizzazioni che controllano militarmente Gaza
In prima fila al convegno a cui ha partecipato Francesca Albanese e di cui Il Tempo ha dato notizia? Fino ad oggi non aveva un nome. Si tratta di Muhammad Abu Nusaira. Una figura di primo piano nella Striscia di Gaza. Una costante presenza in contesti simbolicamente rilevanti. Il suo nome compare in due interviste pubblicate da media arabi nel gennaio 2020 (Sawa e Palsawa.com) e nell’aprile 2022 (MiratAlJazeera.org), dove viene identificato come membro della commissione centrale del Comando Centrale dei Comitati di Resistenza (Lijan al-Muqawama al-Shaʿbiya) e comandante della brigata Liwa al-Nasser Salah al-Deen, un gruppo armato palestinese che combatte a fianco di Hamas contro Israele negli scontri in corso.
In entrambe le fonti, le sue posizioni sono nette: rifiuto totale del piano Trump (primo mandato), legittimazione della resistenza armata come strumento politico e dura condanna degli Stati arabi che hanno normalizzato le relazioni con Israele e che vengono accusati di tradimento della causa palestinese. Su Abu Nusaira esiste una documentazione fotografica che lo mostra in prima fila in numerosi eventi pubblici di alto profilo.
Nell’aprile 2018 appare accanto a Yahya Sinwar e Ismaʿil Haniyeh, entrambi, in successione, capi supremi di Hamas (poi uccisi dall’esercito israeliano); nel 2019 è fotografato in divisa militare durante una cerimonia con Sinwar e, nel 2022, al suo fianco durante una visita in Egitto. E, come detto, nello stesso anno è presente, ancora in prima fila, al convegno in cui Albanese, relatrice speciale Onu per la Palestina, è intervenuta in videoconferenza: “16 Years of Siege on Gaza – Impacts and Prospects”.
Ma non finisce qui. In molte altre occasioni (2017, 2019, 2022), Abu Nusaira è visivamente documentato in manifestazioni per la liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele e in eventi caratterizzati da stendardi della fazione al-Ahrar. Da tre anni non si trovano informazioni pubbliche che confermino se Muhammad Abu Nusaira sia ancora in vita. Considerato il suo profilo politico-militare, è plausibile ritenere che rientrasse tra gli obiettivi dell’esercito israeliano. Tuttavia, l’assenza di notizie in merito al suo “martirio” rende ambigua la sua posizione attuale e impone prudenza nell’attribuzione di un eventuale ruolo qualora fosse ancora in vita, anche alla luce degli strettissimi legami con gli ultimi due leader supremi di Hamas.
Per tutte queste ragioni, la presenza documentata di Abu Nusaira in prima fila al convegno in cui è intervenuta Francesca Albanese pone un problema di contesto che non può essere ignorato. Non si tratta di giudicare le intenzioni personali della relatrice, né il contenuto del suo intervento. Il nodo riguarda l’ambiente in cui quell’intervento è stato collocato. Il pubblico presente non era composto da rappresentanti della società civile, ma da leader e dirigenti delle organizzazioni che controllano militarmente la Striscia di Gaza: Hamas e la Jihad Islamica Palestinese.
Da anni, i rapporti di Francesca Albanese vengono ripresi e citati da Hamas, e da media a essa vicini, come fonte di legittimazione politica e narrativa, utile a giustificare la prosecuzione della lotta armata e del terrorismo contro Israele. In questo quadro, la proiezione di un intervento Onu all’interno di un convegno che vede in prima fila figure come Abu Nusaira non può essere considerata saggia. Analizzare questi elementi non significa formulare accuse, ma serve a chiarire il contesto.
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