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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Libero Rassegna Stampa
18.12.2025 Il Papa a Herzog: «Allarme antisemitismo»
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 18 dicembre 2025
Pagina: 14
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Il Papa a Herzog: «Allarme antisemitismo»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/12/2025, a pag. 14, con il titolo "Il Papa a Herzog: «Allarme antisemitismo» ", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Papa Leone XIV e il presidente israeliano Isaac Herzog, un rapporto molto migliore rispetto al predecessore Papa Francesco. Il nuovo pontefice condanna l'antisemitismo in modo inequivocabile, soprattutto dopo l'attentato a Sidney. Dovrebbe farlo presente a tutti quei vescovi che invece continuano a usare il classico linguaggio antisionista ogni volta che parlano di Israele.

Uno scambio di auguri, per Hanukkah e per Natale. È stato il presidente d’Israele, Isaac Herzog, a telefonare ieri a Papa Leone XIV, il quale, riferisce la sala stampa vaticana, «alla luce del recente attentato terroristico a Sydney, ha ribadito la ferma condanna della Chiesa Cattolica verso ogni forma di antisemitismo, che in tutto il mondo continua a seminare paura nelle comunità ebraiche e nell’intera società». Herzog, secondo l’ufficio del capo di Stato, ha da parte sua esteso i «più calorosi saluti» di Israele in vista del Natale al papa e ai cristiani di tutto il mondo e sottolineato «la grande importanza del rapporto di Israele con la Santa Sede», così come il suo «enorme orgoglio” per le comunità cristiane di Israele». Toni cordiali e non scontati, dunque, sull’asse Gerusalemme-Santa Sede con papa Prevost che usa un registro diverso dal suo predecessore Francesco. Un miglioramento che può forse giovare ai rapporti fra Israele e Libano: la minoranza maronita libanese resta ancora schiacciata fra l’incudine della milizia sciita Hezbollah, che resiste ai piani di demilitarizzazione concordati fra Gerusalemme e Beirut, e il martello delle Forze armate israeliane (Idf) che non mancano di compiere regolari incursioni nel sud del Paese contro il gruppo terrorista finanziato dall’Iran. Anche ieri un agente di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano con drone nei pressi della città libanese di Taybeh. Secondo le Idf, l’uomo era coinvolto nella raccolta di informazioni sulle truppe israeliane nel Libano meridionale e negli sforzi per ripristinare le infrastrutture di Hezbollah nella zona «in violazione degli accordi tra Israele e Libano». Solo un’ora dopo il presidente del Libano, il maronita Joseph Aoun, ha affermato che i negoziati con Israele «non significano una capitolazione», sottolineando che Beirut lavora, attraverso il dialogo, a «consolidare la sicurezza e la stabilità, in particolare nel sud».
Timidi segnali di sostegno a Israele e alla comunità ebraica britannica arrivano poi da Londra. Scotland Yard ha annunciato misure più severe contro chi utilizzi cartelli e slogan per prendere di mira la comunità ebraica, sostenendo che i recenti episodi di violenza – a Bondi Beach in Australia (15 morti) come pure a Manchester dove una sinagoga è stata data alle fiamme durante le celebrazioni dello Yom Kippur (tre morti lo scorso 2 ottobre) – hanno cambiato il contesto attorno a questo tipo di proteste. «Sappiamo che le comunità sono preoccupate per cartelli e slogan come “globalizzare l’intifada”: chi li utilizzerà deve aspettarsi che la Metropolitan Police e la Greater Manchester Police intervengano», hanno indicato le forze dell’ordine delle due città.
Non vanno, al contrario, nel verso giusto le relazioni fra Israele e la Norvegia con Israele, scriveva ieri Ynet, che sta valutando la possibilità di chiudere la propria ambasciata a Oslo per dissenso con il governo norvegese, considerato troppo schiacciato su posizioni pro-Pal. Cattive notizie, infine, dal fronte iraniano dopo che il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, ha dichiarato ad Al-Jazeera che il suo Paese determinato a portare avanti il proprio programma nucleare.

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