Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Il vescovo pro imam era perplesso sulle croci in montagna Commento di Tommaso Lorenzini
Testata: Libero Data: 18 dicembre 2025 Pagina: 12 Autore: Tommaso Lorenzini Titolo: «Il vescovo pro imam era perplesso sulle croci in montagna»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/12/2024, a pag. 12, con il titolo "Il vescovo pro imam era perplesso sulle croci in montagna", il commento di Tommaso Lorenzini.
Monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, ha difeso l'imam radicale Shahin, quello che si diceva "d'accordo con quanto è successo il 7 ottobre, non è una violazione, non è violenza", quello secondo cui Hamas non fa terrorismo, ma resistenza. Ecco, per il vescovo di Pinerolo, Shahin è "uomo del dialogo".
La questione dell’imam di Torino, prima rinchiuso in un Cpr su input del Viminale per pericolosità sociale e poi rimesso al proprio posto con sommo gaudio della sinistra, è uno di quegli affari che causano il mal di testa all’italiano medio quando scopre che il principale sponsor del suddetto Mohamed Shahin è un vescovo cattoli co.
Derio Olivero, presule di Pinerolo, scende in campo per la costernazione di molti cattolici, sciorinando in un’intervista a La Stampa una lezione fideistico-politica stupefacente: «Mohamed Shahin ha diritto a difendersi se ha detto frasi sbagliate e inaccettabili a difesa dell’orrore del 7 ottobre («atto di resi stenza» l’ha chiamato, utilizzando la vulgata tipica che da oltre due anni risuona nelle piazze pro-Pal, ndr). Se questa è la sua unica colpa si può discuterne, ma non è motivo per una condanna così radicale come l’espulsione, tanto più che lui aveva ritrattato e la procura aveva già archiviato il caso. Shahin è in Italia da 20 anni e posso testimoniare che ha lavorato per il dialogo. Mi sembra assurdo che possa essere espulso per un’opinione per quanto deprecabile (dimentica Olivero i documentati contatti di Shanin con personaggi legati al Jihad dei quali i giornali hanno abbondantemente scritto, ndr). Se questa è la sua unica colpa si può discuterne, ma non è motivo per una condanna così radicale come l’espulsione, tanto più che lui aveva ritrattato e la procura aveva già archiviato il caso». E il vescovo continua spiegando che «mi rattrista vedere cristiani che predicano un cristianesimo violento, chiuso, rabbioso, integralista: non c’entra nulla con il Vangelo. È il pluralismo religioso che fa emergere la bellezza liberante del cristianesimo: include e non espelle».
È un metro di giudizio, quello di Olivero, che richiede notevole sforzo di applicazione se traslato su Shanin, che predica la poligamia e le prescrizioni islamiche sul ruolo della donna nella coppia. L’imam, che da oltre un decennio guida la moschea di via Saluzzo, nel cuore di San Salvario a Torino, aveva avanzato durante l’udienza di convalida del fermo in Questura la richiesta di asilo politico perché simpatizzante del fu Mohamed Morsi, presidente egiziano salito al potere nel 2012 con i Fratelli Musulmani, movimento che propugna la legge islamica come fonte originaria del diritto penale e civile. La Sharia. È durato un anno, Morsi, deposto dal generale Al Sisi, il quale appena insediatosi al Cairo intraprese una durissima repressione contro la Fratellanza Musulmana: e chi è - casualmente - il braccio armato palestinese della Fratellanza Musulmana? Proprio quella Hamas responsabile del 7 ottobre che Shanin ha trasformato in «atto di resistenza».
Quindi restiamo stupefatti per la posizione di Olivero, anche se forse non dovremmo, visto come aveva appoggiato la polemica del Club Alpino Italiano sulla presunta eccessiva e obsoleta presenza delle croci sulle vette delle nostre montagne: «Dobbiamo chiederci se sia giusto che una minoranza metta il suo simbolo in uno spazio comune», sosteneva Olivero, aggiungendo che «pochi sanno che la croce esisteva, come simbolo, ben prima del cristianesimo. La ritroviamo, ad esempio nello zoroastrismo persiano. Aveva molteplici significati. Tra questi, l’incontro dell’orizzontalità, che rappresenta la dimensione umana, con la verticalità, espressione del divino e della trascendenza».
Quando, nel 2022, Olivero si recò a Torino per l’ordinazione del nuovo arcivescovo, raccontò che al suo passaggio assieme ai colleghi sacerdoti, «con la talare filettata e la fascia», alcuni ragazzi seduti su una panchina li derisero: «“Chi sono questi, vestiti così strani?”...
Per loro eravamo marziani o, peggio, costumanti vestiti con abiti d’altri tempi. Extraterrestri o animali preistorici».
Ecco...
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