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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Riformista Rassegna Stampa
18.12.2025 Il PD riconosce la Palestina e sanziona Israele
Commento di Iuri Maria Prado

Testata: Il Riformista
Data: 18 dicembre 2025
Pagina: 2
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «Riconoscere la Palestina e sanzionare Israele. La risoluzione dem è un volantino della Flotilla»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 18/12/2025, a pagina 2, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Riconoscere la Palestina e sanzionare Israele. La risoluzione dem è un volantino della Flotilla".


Iuri Maria Prado

Nella sua risoluzione in vista del Consiglio Europeo, nel PD prevale l'anima pro-Pal. La "sinistra per Israele"? Assente ingiustificata. La risoluzione riconosce lo Stato di Palestina e promette sanzioni solo contro Israele. Sembra di leggere un volantino della Flotilla di Greta.

Se il Partito democratico tenesse davvero a veder riconosciuto uno Stato palestinese, non continuerebbe a mettere insieme risoluzioni come quella presentata in vista del Consiglio europeo. Si tratta dell’ennesimo documento che dà per acquisite condizioni inesistenti: una sorta di brochure pubblicitaria che accantona la realtà – dettaglio evidentemente noiosissimo – e vende bell’e fatta “la Palestina quale Stato democratico e sovrano”.

Le non poche, e tutt’altro che irrilevanti, sciocchezze che maculano il documento del Pd sono il segno evidente della stortura politica, giuridica e storica dell’impostazione che l’ha prodotto. A cominciare dal riferimento ai “confini del 1967” entro cui dovrebbe sorgere lo Stato palestinese, per non dire dell’allusione a “Gerusalemme capitale condivisa”: due spropositi che rivelano una desolante mancanza di dimestichezza con le cose praticabili, che queste non sono.

I cosiddetti “confini del 1967” dovrebbero essere accantonati non solo perché non sono confini, ma semplici linee armistiziali, bensì soprattutto perché, dopo decenni di rifiuto palestinese di ogni soluzione condivisa, non sta in cielo né in terra – e Israele non lo accetterà mai – che pretese territoriali maturate dentro una storia di Intifada e promesse tradite rientrino oggi dalla finestra del 7 ottobre, riverniciate di sangue. Lo stesso vale per Gerusalemme “capitale condivisa”, che per la parte palestinese e per chi ne ha sempre sostenuto l’ambizione non rappresenterebbe una reciproca limitazione, ma la legittimazione di un avamposto del cosiddetto “diritto al ritorno”, vale a dire della distruzione dello Stato ebraico.

Tutto questo, però, è quasi marginale rispetto al corpo ben più malformato del documento del Pd. Un testo interamente ispirato all’idea – anzi al pregiudizio – che la soluzione del conflitto israelo-palestinese consista nell’elencare gli obblighi che competerebbero allo Stato ebraico, e solo a questo, sulla base di un catalogo di colpe israeliane assunte come causa esclusiva del conflitto. La radicalizzazione della società palestinese, la corruzione delle sue classi dirigenti, il loro mai dismesso e oggi più che mai attuale proposito di autodeterminarsi non solo prescindendo dalla sicurezza di Israele, ma a suo esplicito detrimento, e dunque l’inettitudine attuale della realtà palestinese a farsi Stato riconoscibile, sono materie che evidentemente non interessano agli artigiani delle risoluzioni democratiche.

Per loro è come se non esistesse il piano per Gaza adottato con la risoluzione del Consiglio di sicurezza del mese scorso. Quel piano prevedeva, affidandole a una forza internazionale, la smilitarizzazione della Striscia e la distruzione delle capacità militari di Hamas. E il Pd che cosa propone? Sanzioni a Israele. Il piano riconosceva che Gaza, se non smilitarizzata e sottratta alle organizzazioni terroristiche, continuerà a rappresentare un pericolo per la sicurezza della regione e degli Stati circostanti. E il Pd che cosa suggerisce? Embargo a Israele e chiusura dei rapporti economici e commerciali con gli “insediamenti israeliani nel Territorio Palestinese Occupato”: probabilmente il modo più sbagliato immaginabile per affrontare la questione di quei territori.

Non basta. Perché la risoluzione del Consiglio di sicurezza si occupava anche degli aiuti umanitari, con un duplice obiettivo: garantirne la fornitura regolare ed efficace e, al tempo stesso, impedire che finissero nelle mani delle organizzazioni terroristiche. Il piano non faceva finta che il problema non esistesse. Esattamente ciò che invece fa il Partito democratico quando pretende che gli aiuti “raggiungano Gaza in tempi certi e in piena integrità”, senza curarsi del dettaglio non trascurabile che a rendere incerti tempi e integrità è stata, sistematicamente, la pratica di Hamas di sabotare e appropriarsi delle forniture.

Non si capisce dunque davvero a che cosa servano le periodiche reiterazioni di questi vagheggiamenti, con cui il Pd si esercita nell’offrire presunte “soluzioni” per Gaza. Sono buone come un volantino da leggere sul ponte di una barca della Flotilla, ma non servono a niente.

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redazione@ilriformista.it

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