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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Riformista Rassegna Stampa
17.12.2025 Sequestri, mercato nero e asse con l’Iran. La rete segreta dei finanziamenti di Hamas
Analisi di Paolo Crucianelli

Testata: Il Riformista
Data: 17 dicembre 2025
Pagina: 4
Autore: Paolo Crucianelli
Titolo: «Sequestri, mercato nero e asse con l’Iran. La rete segreta dei finanziamenti di Hamas»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 05/12/2025, a pagina 7, l'analisi di Paolo Crucianelli dal titolo "Mehdi Mohammadi, lo stratega che sogna un nuovo 7 ottobre. È la vera minaccia per Israele".

A Gaza si muore di fame, ma Hamas è ben nutrito e ben finanziato da una rete internazionale di donatori. Un sistema complesso che fa capo all'Iran, principale alleato dei terroristi palestinesi.

La rivelazione dello Shin Bet e dell’IDF sulla rete clandestina di cambiavalute gestita da Hamas in Turchia mette finalmente a fuoco un punto decisivo: l’organizzazione non si è mai sostenuta grazie a un’economia interna di Gaza, bensì attraverso un intricato sistema finanziario internazionale che per anni ha permesso di aggirare sanzioni, controlli e blocchi. Soprattutto, ha consentito di spostare centinaia di milioni di dollari senza lasciare tracce bancarie.

Un portavoce dell’IDF, il colonnello Avichay Adraee, ha reso pubblici documenti che mostrano solo una parte minimale dei trasferimenti gestiti dalla rete: alcune centinaia di migliaia di dollari che rappresentano la frazione visibile di un flusso che, secondo Israele, ammonta a centinaia di milioni. La rete era composta da cambiavalute originari di Gaza ed espatriati in Turchia, e operava con il sostegno diretto dell’Iran. Tra gli individui identificati figurano Tamer Hassan, esponente di rilievo dell’Ufficio Finanze di Hamas a Istanbul, e i cambiavalute Khalil Farauna e Farid Abu Dair, incaricati della gestione quotidiana della rete di hawala, il sistema informale di trasferimento di denaro che costituisce l’ossatura finanziaria del movimento islamista.

Per comprendere la portata delle rivelazioni dello Shin Bet occorre ricostruire il funzionamento del sistema prima del 7 ottobre 2023. In quel periodo Hamas disponeva di tre grandi vie di finanziamento, tutte complementari. L’hawala, basata sulla fiducia e priva di qualsiasi passaggio bancario, era lo strumento ideale: un operatore in Turchia riceveva i fondi dall’Iran, un operatore a Gaza consegnava l’equivalente in contanti al destinatario, e i conti venivano regolati solo in un secondo momento. Un meccanismo rapido, invisibile e non tracciabile.

A questo si aggiungevano i trasferimenti diretti di contante. Per anni emissari del Qatar hanno portato a Gaza valigie piene di dollari, spesso per somme comprese tra i 30 e i 50 milioni. Le immagini dei diplomatici con scatole colme di banconote sono ancora facilmente reperibili. Anche l’Egitto, direttamente o indirettamente, tollerava l’ingresso di contante. Prima della loro distruzione, i tunnel tra Gaza e l’Egitto costituivano la principale arteria economica per merci, carburante, armi e denaro. Era un ecosistema parallelo, vitale per Hamas.

Con la guerra il quadro è cambiato radicalmente. Il contante non entra più a Gaza, i valichi sono chiusi o rigidamente controllati, i tunnel di Rafah sono stati distrutti e le valigie di dollari appartengono al passato. Questo, però, non significa che Hamas non sia più finanziata. Significa che i soldi non entrano più nella Striscia, ma vengono gestiti all’esterno. Si è formato un sistema completamente nuovo.

La rete continua a funzionare, ma non per alimentare direttamente l’economia di Gaza. Serve invece a pagare i quadri di Hamas in Turchia, Libano e Qatar, ad acquistare armi, a finanziare cellule operative nel mondo arabo ed europeo e a sostenere le famiglie dei miliziani e dei cosiddetti martiri all’estero. All’interno della Striscia il denaro contante è quasi scomparso. L’economia si regge su beni requisiti, carburante sottratto agli aiuti, medicinali e cibo rivenduti al mercato nero. In un contesto di collasso totale, il vero valore non è il dollaro ma il carburante, che Hamas controlla come una moneta.

Con Gaza isolata, l’estero è diventato il nuovo centro di gravità dell’organizzazione. La rete smantellata dallo Shin Bet è cruciale perché dimostra come Hamas continui ad accedere a capitali enormi, mantenga relazioni organiche con l’Iran, utilizzi la Turchia come crocevia finanziario e acquisti armi e logistica senza bisogno di far entrare contanti nella Striscia. In altre parole, Hamas non sopravvive perché i soldi arrivano a Gaza, ma perché i soldi operano fuori da Gaza secondo schemi di economia criminale transnazionale.


redazione@ilriformista.it

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