Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Siamo noi che apriamo gli spazi agli assassini Commento di Roberto Arditti
Testata: Il Tempo Data: 15 dicembre 2025 Pagina: 5 Autore: Roberto Arditti Titolo: «Siamo noi che apriamo gli spazi agli assassini»
Riprendiamo da IL TEMPO del 15/12/2025, a pag. 5, con il titolo "Giù le mani dai bambini", il commento di Giulia Sorrentino.
Roberto Arditti Il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte del governo australiano ha alimentato il clima antisemita culminato nella strage di Sydney.
La violenza dimostra il fallimento della linea ProPal della sinistra occidentale, che legittima l’odio antiebraico invece di favorire la pace
«Your call for a Palestinian state pours fuel on the antisemitic fire»
(Il tuo appello per uno Stato palestinese getta benzina sul fuoco antisemita). Queste le parole di Bibi Netanyahu in una lettera al primo ministro australiano dell’agosto di quest’anno.
Già, perché Anthony Albanese dev’essere un’ossessione per Israele (per quelli che si chiamano così), leader della sinistra a Sydney e capo del governo dal 2022, proprio in quei giorni annuncia la più infelice ed inconcludente presa di posizione del suo gabinetto in tema di Medio Oriente, scegliendo la strada del riconoscimento di qualcosa che non c’è (lo Stato palestinese), non ci sarà a breve (occorre prima sistemare la situazione, se va bene ci vorranno anni) e comunque è una pura follia, in costanza di quel che resta di Hamas al comando di quel che resta di Gaza.
Siccome però la saggezza biblica raramente sbaglia, ecco arrivare tragicamente a dama il proverbio tratto dal libro del profeta Osea (8:7): «Poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta». La strage di Bondi Beach è la brutale dimostrazione di quanto inutile in termini politici, di quanto criminale in termini di sicurezza nazionale, di quanto stolto in termini di rapporto con l’Islam internazionale sia accarezzare il drago: non avrà comunque pietà ed anzi userà tutte le porte che gli apri per colpirti e non darti possibilità di uscirne vivo.
C’è una foto, che qui pubblichiamo, che dice più di ogni parola. È quella di Arsen Ostrovsky, avvocato e commentatore di livello internazionale, ferito ma sopravvissuto nell’assalto di ieri. Va guardata e riguardata, per capire cosa c’è nella violenza gratuita e vigliacca di quegli assassini che hanno deciso di uccidere ebrei a una festa davanti al mare, colpendoli in quanto responsabili di un solo male imperdonabile (secondo loro): essere ebrei.
Ed ecco allora che la situazione si fa dolorosamente chiara, nella sua brutale evidenza. La ricetta ProPal della sinistra planetaria (e italiana: vero Schlein? vero Albanese?) non solo serve a niente per sistemare le cose in Palestina, ma finisce per incoraggiare un solo esito, cioè il massacro degli ebrei nei cinque continenti. La dinamica di Sydney è chiarissima e solo ottusi nemici non dichiarati della pace possono fingere di non capire.
Le nostre democrazie debbono cambiare marcia nella lotta all’Islam radicale ed armato, perché l’unico modo per batterlo è usare le maniere forti. Lo dimostra il fatto che a disarmare uno degli assassini è il commerciante musulmano Ahmed al Ahmed e non la polizia: disastrosa prova delle forze di sicurezza australiane.
Albanese (quello australiano) legga i commenti delle comunità islamiche che davvero vogliono la pace. Tutti dicono che solo in Occidente possono succedere tragedie come quella di Bondi Beach. Gli assassini sono (relativamente) pochi ma pieni di soldi e ben organizzati. Siamo noi, con le nostre fragilità, che apriamo loro spazi per colpire.
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