Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Divisi e intimoriti. Nemmeno Churchill salverebbe oggi l’Europa Commento di Giuliano Ferrara
Testata: Il Foglio Data: 13 dicembre 2025 Pagina: 4 Autore: Giuliano Ferrara Titolo: «Divisi e intimoriti. Nemmeno Churchill salverebbe oggi l’Europa»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/12/2025, a pag. 4, con il titolo "Divisi e intimoriti. Nemmeno Churchill salverebbe oggi l’Europa" il commento di Giuliano Ferrara.
Giuliano Ferrara
Opinioni pubbliche "pacifiste" europee, prontissime a condannare Israele per la sua autodifesa così come a condannare il riarmo dell'Europa di fronte all'aggressione della Russia. Dopo ottanta anni di pace, l'Europa è divisa e imbelle, non si difenderebbe nemmeno se aggredita sul suo territorio.
Le facce che si vedono sono però niente in confronto alla faccia ancora in ombra, di cui non si scrive e non si parla, con poche eccezioni tra i commentatori conservatori americani (non trumpiani). La volontà di battersi non c’è. Il generale francese che non trova possibile programmare una difesa per un blocco di nazioni che non sono pronte al sacrificio della guerra è trattato come un orco, un profeta di sventura, un mezzo pazzo che invoca morte e distruzione per i figli d’Europa. Il generale italiano che accenna in sede Nato alla possibilità di un atteggiamento meno rassegnato di fronte alla cyberguerra che viene dall’est è considerato un gaffeur, uno che ha perso l’occasione buona per tacere. Le opinioni pubbliche europee, pronte come un sol uomo alla crociata umanitaria contro la guerra di autodifesa di Israele, forti nella difesa del diritto umanitario internazionale e delle sue corti marziali, incalzanti fino ai confini della tolleranza dell’antisemitismo nell’odio contro il neocolonialismo israeliano, scandalizzate dalla sola ipotesi di limitare per legge il paragone tra Tsahal e la Wehrmacht di Hitler, sono divise sul riarmo e sulla stessa ipotesi di un conflitto con la Russia, con una probabilissima maggioranza favorevole alla tregua-capestro, costi quel che costi, garanzie o non garanzie, e alla ripresa, per il tempo che Putin vorrà, di normali relazioni economiche e d’affari con chi sarà uscito dalla contesa sul Donbas come un gigante blindato, nonostante risultati molto limitati ma impressionanti per chi ha deciso di lasciarsi impressionare.
La volontà di battersi sul serio non c’è perché l’Europa com’è nacque dall’incubo delle due guerre mondiali novecentesche combattute principalmente sul suo suolo. Quell’incubo è la faccia in ombra del continente in decadenza e della sua cultura diffusa. Obliterato Churchill e tramontata poi l’èra Thatcher-Reagan, l’Europa che conta, quella di Adenauer, di Erhard, di Brandt, di Kohl, di Schröder e di Angela Merkel, con il contorno delle altre classi dirigenti continentali e la parziale eccezione, ma nazionalista, di De Gaulle e della sua force de frappe, si è costruita sul patto di protezione con gli Stati Uniti, sulla clausola numero cinque del trattato Nato, e sulla rinuncia, che per la Germania era addirittura codificata da tutto il suo sistema di alleanze e dal suo status giuridico, a essere un gigante politico altrettanto che un colosso economico. Nanismo politico-militare e pacifismo umanitario sono i tratti salienti, insieme con il commercio e lo scambio come chiavi per la pace perpetua con ogni potenziale nemico, del volto moderno dell’europeismo. Moneta e mercato unico e libero commercio internazionale come obiettivi strategici protetti da una ideologia liberale e mercantile e dall’alleanza ora andata in crisi, altro che autonomia strategica. Ora il mondo lo fanno girare democrazie incanaglite e autocrazie incallite che muovono blindati e portaerei a piacimento e coltivano una retorica di potenza e affari, diverse ma provvisoriamente convergenti National Security Strategy, estranea all’ideologia europea. Gli americani certi lavori sporchi li fecero nell’isolamento desolidarizzato dagli alleati europei, come in Vietnam e in Iraq. Putin le sue prove generali postsovietiche le ha fatte in Cecenia, in Georgia, in Crimea, senza che gli europei battessero ciglio di fronte alle sue gesta da Pietro il Grande. E nessuno di noi ricorda un qualunque esercizio del potere di guerra da parte dell’Europa e delle sue forze armate, se non fallimentari esempi di peacekeeping e peace enforcing. Nella fase attuale uscire da quest’incubo fondativo di come siamo e siamo divenuti appare un compito che risulterebbe proibitivo anche a un resuscitato Winston Churchill, figuriamoci ai volenterosi.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante