Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Ultima spiaggia di Zelensky Analisi di Giovanni Longoni
Testata: Libero Data: 12 dicembre 2025 Pagina: 1/8 Autore: Giovanni Longoni Titolo: «Zelensky: «No a cessioni Prima serve referendum» Trump non ne può più: «Basta parole, ora azioni»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/12/2025, a pag. 1/8, con il titolo "Zelensky: «No a cessioni Prima serve referendum» Trump non ne può più: «Basta parole, ora azioni»", la cronaca di Giovanni Longoni.
Giovanni Longoni
Trump si dice "stanco" di Zelensky, dunque della parte aggredita che non vuole arrendersi. Fosse per il presidente americano, la guerra dovrebbe finire oggi stesso con la cessione di tutti i territori richiesti dai russi e la sostituzione del presidente ucraino. Zelensky, ovviamente, non vuole autodistruggersi e rifiuta il piano americano. Gli europei lo appoggiano ma non fanno nulla di concreto per aiutarlo.
A Volodymyr Zelensky la storia ha consegnato in queste ore il copione più difficile della sua carriera: l’ex attore diventato presidente ucraino è circondato: i russi non si schiodano dall’est del Paese che hanno invaso, il loro leader Vladimir Putin non cede di un millimetro nelle sue pretese, Donald Trump pressa perché si finisca una guerra che non sopporta né comprende. Il presidente è «estremamente deluso con entrambe le parti di questa guerra», ha detto ieri sera la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, «ed è stanco di incontri. Non vuole altri colloqui, vuole azioni». Per questo, la presenza della delegazione americana agli annunciati colloqui di domani a Parigi con inviati francesi, tedeschi e britannici non è ancora sicura. Infine, ed è la nota più dolente per Volodymyr, ci sono gli “alleati europei” o volenterosi che dir si voglia sulle cui velleità nemmeno a Kiev si fanno illusioni.
CONFUSIONE
In questa situazione Zelensky naviga a vista: anche ieri prima ha criticato l’ultima versione del piano di pace targato Trump, in particolare il fatto che la “zona demilitarizzata” sul modello delle due Coree assomiglierebbe più che altro a una “zona deucrainizzata”. Perché, si è chiesto il presidente ucraino, quegli altri non si ritirano per la stessa distanza nella stessa direzione? E per chiarire il suo no al progetto Usa ha ricordato di non avere «il diritto costituzionale né morale» di cedere la terra ucraina, e che solo i cittadini ucraini devono avere l’ultima parola attraverso un referendum.
Subito dopo ha aggiunto che però c’è stata «una discussione costruttiva e approfondita con la delegazione americana su uno dei tre documenti su cui stiamo attualmente lavorando, quello riguardante le garanzie di sicurezza». C’erano il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario della Guerra Pete Hegseth, l’inviato Steve Witkoff, da Jared Kushner, dai generali Keane e Grynkewich, e da Josh Gruenbaum. Zelensky ha pure ringraziato il segretario generale della Nato Mark Rutte. «Questo riflette la serietà delle intenzioni americane e la loro chiara determinazione a raggiungere risultati concreti», ha scritto su X il presidente ucraino.
Chi proteggerà l’Ucraina dopo la fine di questa guerra è una delle due preoccupazioni basilari per Zelensky. I suoi consiglieri ne stanno parlando con gli americani ma anche con gli europei.
Non solo ci sta lavorando con gli americani ma ha anche assicurato che «si sta lavorando per assicurare che le garanzie di sicurezza includano componenti serie di deterrenza europea e siano affidabili».
Di cosa si tratti non lo ha spiegato ma subito a Mosca si sono lasciati prendere dal nervosismo. Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavorv, ha dichiarato: gli europei «fantasticano di inviare i loro militari in Ucraina come peacekeeper, scritto tra virgolette. Per noi questi cosiddetti peacekeeper diventeranno subito obiettivi legittimi. Tutti devono capirlo». Ha parlato anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha ribadito il ritornello russo: «Il mandato del presidente ucraino è costituzionalmente terminato, quindi devono esserci delle elezioni».
Zelensky, alla Ukrainska Pravda, aveva detto: «Non è un segreto che i russi non accetteranno un cessate il fuoco se non si arriverà a un accordo. La nostra posizione non è cambiata. Crediamo sia necessario un cessate il fuoco. Ma l’informazione che riceviamo è esattamente questa: l’unica opzione per un cessate il fuoco è la firma di un accordo quadro». Che a Mosca vedono come un trattato di resa ucraina.
AIUTI AMERICANI
La Camera Usa intanto ha approvato il nuovo budget per la Difesa da 900 miliardi di dollari (passato con 312 voti favorevoli e 112 contrari, in logica bipartisan) vi comprende anche 400 milioni di dollari di sostegno militare all’Ucraina, e altrettanto nel 2027. Tecnicamente è stata riautorizzata la Ukraine Security Assistance Initiative (USAI). La legge pone inoltre limiti alla capacità del Presidente di ridurre il supporto a Kiev, richiedendo al Dipartimento della Difesa di notificare il Congresso entro 48 ore eventuali decisioni di limitare la condivisione di intelligence con l'Ucraina. È stato stabilito inoltre che i soldati americani in Europa non possono scendere sotto di 76.000 uomini per più di 45 giorni.
Una presenza, quella dei militari a stelle e strisce, ancora essenziale come si è capito dalle parole del segretario «politico» della Nato, Mark Rutte. In un discorso tenuto durante un evento a margine della Conferenza sulla Sicurezza a Monaco di Baviera, l’olandese ha ribadito la necessità di sostenere la sicurezza in Ucraina contro una Russia che «potrebbe usare la forza militare contro la Nato entro cinque anni».
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