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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
12.12.2025 I droni di Kyiv colpiscono dove le sanzioni non arrivano: la flotta ombra
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 12 dicembre 2025
Pagina: II
Autore: Micol Flammini
Titolo: «I droni di Kyiv colpiscono dove le sanzioni non arrivano: la flotta ombra»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/12/2025, a pag. II, con il titolo "I droni di Kyiv colpiscono dove le sanzioni non arrivano: la flotta ombra", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini

 

Petroliera della flotta ombra russa colpita dai droni navali ucraini nel  Mar Nero: l'attacco di Kiev e le conseguenze sul traffico commerciale
Immagine di un drone ucraino poco prima che colpisca una petroliera russa. Kyiv sta colpendo sistematicamente la flotta ombra russa nel Mar Nero e oltre, danneggiando navi e infrastrutture petrolifere e aumentando drasticamente i costi logistici e assicurativi per Mosca. Questa strategia, che gli alleati guardano con timore, mira a indebolire le entrate energetiche che finanziano la guerra del Cremlino, arrivando dove le sanzioni occidentali non incidono

Negli ultimi tredici giorni Kyiv ha colpito cinque navi della flotta ombra di Mosca, navi dalla proprietà poco chiara che compiono tragitti più complessi con i transponder spenti, oltre a piattaforme petrolifere e terminal nel Mar Nero da cui partono le imbarcazioni. L’ultimo attacco dei Sea Baby è avvenuto contro la petroliera Dashan, battente bandiera delle Comore, in transito nella zona economica esclusiva dell’Ucraina e diretta al terminal del porto di Novorossijsk. La Dashan aveva il transponder spento e si muoveva alla massima velocità per timore di un’azione ucraina. La capacità di Mosca di trasportare via mare i suoi barili è seriamente compromessa e proprio come era già accaduto con il gas, gli ucraini arrivano dove le sanzioni non riescono. Con il petrolio la situazione per la Russia è ancora più seria: gli attacchi aumentano i premi assicurativi per il rischio delle spedizioni, le aziende russe devono pagare di più per le petroliere e per gli assicuratori disposti a lavorare su spedizioni ad alto rischio. I costi logistici per Mosca crescono e la flotta ombra inventata per aggirare le sanzioni occidentali si restringe. Finora l’Agenzia di intelligence interna ucraina Sbu, sotto la direzione di Vasyl Malyuk, ha ammesso soltanto gli attacchi che sono stati effettuati nel Mar Nero, spesso nella zona economica di Kyiv, ma i droni marittimi hanno operato anche in altre acque. Il 27 novembre, poco prima della mezzanotte, la petroliera Mersin, attraccata davanti alle coste del Senegal, è stata colpita da quattro droni. L’esplosione ha causato l’allagamento della sala macchine. L’armatore era turco, la nave batteva bandiera del Gambia e trasportava 39 mila tonnellate di petrolio. Dopo l’esplosione la compagnia ha dichiarato: “Abbiamo concluso che i rischi per le nostre navi e il nostro equipaggio sono diventati insostenibili”, quindi le spedizioni che avevano a che fare con la Russia sono state annullate. In tutti i casi non ci sono stati morti né versamenti di petrolio in mare.

Le entrate dal petrolio finanziano la macchina della guerra di Mosca e finora gli Stati Uniti e l’Unione europea nonsono stati in grado di agire contro la flotta ombra. Kyiv opera da tempo contro il settore del petrolio russo, in autunno aveva già colpito circa cinquanta strutture, fra terminal e impianti per la raffinazione, adesso però ha iniziato ad agire sul trasporto, in una mossa che ha sorpreso e spaventato anche gli alleati dell’Ucraina – pure la sempre solidale Estonia ha chiesto di non agire nel Mar Baltico: “Non sarebbe saggio”, ha detto il ministro degli Esteri di Tallinn, Margus Tsahkna – ma che per gli ucraini è necessaria perché mostra agli americani – se mai avranno la volontà di accorgersene – che Kyiv ha le carte, è informata sui traffici di Mosca e può colpirla. Gli attacchi stanno agendo con particolare rapidità contro un sistema che sembrava inscalfibile e che ha nutrito la guerra del Cremlino: bloccare le esportazioni di petrolio ha come effetto diretto quello di indebolire la produzione bellica, nella speranza di convincere Putin a trattare. L’Ucraina aveva la capacità di portare avanti attacchi contro la flotta ombra da diverso tempo, nel 2023 lo Sbu aveva informato il governo di poter agire, ma era stato fermato per paura che l’attacco venisse condannato come un atto di pirateria, visto che le navi identificate con a bordo il petrolio russo battevano bandiera straniera. Oggi, per quanto si parli di negoziati e Trump minacci il presidente Zelensky di firmare un accordo entro Natale, l’Ucraina sa che la parte centrale delle trattative deve ancora arrivare. La guerra contro la flotta ombra e il petrolio più che parte del conflitto è parte dei negoziati.

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