Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I Volenterosi ci provano ancora e Mosca fomenta le discordie Cronaca di Lorenzo Vita
Testata: Il Riformista Data: 11 dicembre 2025 Pagina: 5 Autore: Lorenzo Vita Titolo: «I Volenterosi ci provano ancora e Mosca fomenta le discordie»
Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 11/12/2025, a pagina 5, l'analisi di Lorenzo Vita dal titolo: "I Volenterosi ci provano ancora e Mosca fomenta le discordie".
Lorenzo Vita
L'asse dei Volenterosi europei (Merz, Macron e Starmer) incontra Zelensky per proporre un piano di pace migliore di quello filo-putiniano di Trump. E hanno telefonato al presidente americano per cercare di fargli cambiare idea. Ma Trump si dimostra ben poco sensibile, attacca verbalmente sia l'Europa che l'Ucraina, dimostrando ancora una volta di preferire Putin alle democrazie occidentali. E Mosca gongola: a Putin non resta che accentuare ancora di più le divergenze fra Washington e le capitali europee.
L’Europa ci riprova. Il tempo stringe — per le capitali del Vecchio Continente e per Volodymyr Zelensky — mentre Donald Trump alza la voce, detta ultimatum, attacca Kyiv e la stessa Unione europea, e fa pressione sull’Ucraina attraverso emissari della Casa Bianca. L’urgenza di raffreddare il clima con Washington torna a farsi sentire. Ieri, ancora una volta, Emmanuel Macron, Keir Starmer e Friedrich Merz hanno tentato un’azione coordinata: una telefonata di circa quaranta minuti con The Donald, nel tentativo di convincerlo ad allentare la tensione e di ricondurre il processo di pace entro binari gestibili.
Il comunicato diffuso da Parigi, Londra e Berlino parla chiaro: i tre leader hanno discusso degli ultimi sviluppi dei negoziati guidati dagli Stati Uniti, esprimendo sostegno a ogni sforzo per raggiungere una pace “giusta e duratura” per l’Ucraina. Hanno sottolineato che il lavoro sul piano di pace continua ed è destinato a intensificarsi nei prossimi giorni, in quello che definiscono un “momento critico” non solo per Kyiv, ma per l’intera sicurezza euro-atlantica.
La situazione, per l’Europa, è delicata. Nuovi incontri della coalizione dei Volentieri sono previsti a breve, mentre oggi è attesa una riunione virtuale tra Zelensky e i Paesi coinvolti. Il presidente ucraino ha confermato anche un confronto diretto con gli Stati Uniti: si stanno definendo i “20 punti di un documento fondamentale” destinato a fissare i parametri di una possibile fine della guerra. Ma Trump, al momento, appare poco sensibile alle richieste ucraine e agli appelli europei: vuole chiudere la questione rapidamente.
Secondo il Washington Post, l’amministrazione Trump starebbe convergendo su un piano molto più definito rispetto al passato. L’idea sarebbe quella di favorire l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea — non nella Nato — già nel 2027, persuadendo nel frattempo i Paesi più scettici, a cominciare dall’alleato ungherese Viktor Orbán. Parallelamente, si ipotizza l’istituzione di una zona demilitarizzata lungo la linea del fronte, dal Donetsk fino a Kherson, modellata su quella tra le due Coree: più chilometri di territorio dove nessuna delle parti potrebbe dispiegare armi pesanti.
Restano però tre nodi difficili da sciogliere. Il primo riguarda le garanzie di sicurezza future per Kyiv, nonostante si torni a evocare un meccanismo “simile all’articolo 5” dell’Alleanza Atlantica. Il secondo è la questione territoriale: Vladimir Putin pretende che l’Ucraina rinunci non solo alle aree del Donbass attualmente occupate, ma anche a quelle non controllate da Mosca ma parte dell’oblast di Donetsk. Il terzo, infine, è il destino della centrale nucleare di Zaporizhzhya, mai davvero uscito dal tavolo negoziale.
Le trattative continueranno nei prossimi giorni, mentre Mosca osserva e tenta di alimentare le divisioni occidentali. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha ribadito ieri che Trump sarebbe “l’unico leader occidentale” a comprendere le ragioni della Russia, sostenendo che l’Europa non voglia una soluzione diplomatica al conflitto. Un messaggio ripetuto dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha definito le ultime posizioni espresse da Trump perfettamente coerenti con quelle della Federazione russa.
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