Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Accusa di genocidio, una moda pericolosa Commento di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 11 dicembre 2025 Pagina: 5 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: «Accusa di genocidio, una moda pericolosa»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 11/12/2025, a pagina 5, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Accusa di genocidio, una moda pericolosa".
Iuri Maria Prado
Come il Sudafrica porta Israele alla Corte dell'Aia per "genocidio", così adesso sta facendo la Russia con l'Ucraina. L'aggredito accusato di genocidio: sta diventando una moda pericolosa, a cui hanno contribuito, col loro atteggiamento anti-israeliano, anche i nostri governi europei.
Quando si porta davanti alla Corte dell’Aia un’accusa di genocidio che non regge, si compie un duplice danno: si abusa di un apparato giurisdizionale già di per sé vulnerabile a strumentalizzazioni e lo si trasforma, di fatto, in un altro tunnel attraverso cui possono passare le strategie di propaganda di attori ostili. Era inevitabile che qualcuno cogliesse l’occasione e seguisse l’esempio: ed ecco la Russia che oggi accusa l’Ucraina di genocidio, replicando la stessa dinamica inaugurata dal Sudafrica nei confronti di Israele.
A sostenere quel grappolo di ricorsi-farsa sudafricani non c’erano soltanto i maliziosi. C’erano anche gli ingenui, gli eterni invocatori del “lasciamo che la giustizia faccia il suo corso”, come se ogni procedimento fosse in sé garanzia di verità. E poco importava che quella formula fosse stata utilizzata, con identica solennità e identico consenso popolare, persino contro Alfred Dreyfus. Un precedente che dovrebbe bastare a ricordare quanto sia fragile l’equazione tra giustizia formale e giustizia sostanziale.
Ora che la Corte Internazionale di Giustizia ha accolto la denuncia russa contro l’Ucraina, sarà interessante osservare la reazione di quei tifosi della curva giudiziaria. Che cosa diranno coloro che, fino a ieri, proclamavano il sacrosanto diritto degli ucraini a difendersi dall’aggressione scatenata nel 2022? Che cosa diranno ora che gli stessi ucraini vengono accusati di aver pianificato e attuato un genocidio nel Donbass? Ripeteranno, con il consueto sussiego, che “la giustizia deve fare il suo corso”? E rimarrebbero davvero tranquilli se intorno all’iniziativa russa si formasse un movimento di simpatia e sostegno anche solo vagamente paragonabile a quello tributato alle accuse sudafricane?
Il punto è proprio questo: tollerare per convenienza politica, o per distrazione morale, che un rappresentante sudafricano urli in aula contro un fantomatico “colonialismo genocidiario sionista”, apre la strada alla scena speculare. Ti ritrovi, inevitabilmente, il generale russo che va a testimoniare sui presunti crimini commessi nel Donbass dagli “omosessuali e drogati” che governerebbero Kyiv. A chi si indigna rispondendo “Ma non è vero!”, si potrebbe ricordare che non erano veri neppure i droni quadricotteri che sparavano sui civili di Gaza, né le armi israeliane che avrebbero vaporizzato interi corpi. Eppure quelle accuse sono circolate per mesi come verità rivelate.
Il problema della cattiva giustizia non è solo che scaccia quella buona: è che la genera in forma moltiplicata. L’uso distorto dei tribunali non si limita a colpire il malcapitato di turno; diventa un modello, un precedente che altri possono imitare fino a farlo sembrare legittimo. Quando si accetta che la giustizia venga piegata alla retorica e alla propaganda, non ci si deve sorprendere se la propaganda torna a presentarsi travestita da giustizia.
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