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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Tempo Rassegna Stampa
10.12.2025 Albanese, chi non si dissocia finisce per legittimarla
Commento di Emanuele Ottolenghi

Testata: Il Tempo
Data: 10 dicembre 2025
Pagina: 4
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: «Chi non si dissocia finisce per legittimarla»

Riprendiamo da IL TEMPO di oggi 10/12/2025, a pag. 4, con il titolo "Chi non si dissocia finisce per legittimarla ", il commento di Emanuele Ottolenghi.

Emanuele Ottolenghi: “Israele non solo ha seriamente danneggiato il  programma nucleare iraniano, ma ha reso al regime molto più difficile  ricostruirlo” - Mosaico
Emanuele Ottolenghi

 

Irruzione a La Stampa: Bartoli, irresponsabili le parole di Francesca  Albanese - Ordine Dei Giornalisti
Nonostante i suoi rapporti con Hamas e le sue uscite contro i giornalisti, Francesca Albanese, continuia a ricevere cittadinanze onorarie, inviti e riconoscimenti da parte di amministrazioni e istituzioni. Chi la sostiene finisce di fatto per sdoganare Hamas e una visione illiberale che giustifica violenza e intimidazioni

Caro Direttore, leggo sul suo giornale che all'indomani delle rivelazioni sui legami tra la dottoressa Francesca Albanese e Hamas molti parlamentari la considerano indegna di avere una posizione ufficiale alle Nazioni Unite. Condivido il sentimento. Purtroppo, essere pro-Hamas all'Onu non è un difetto, ma un pregio. Il punto è un altro. Da mesi, parte della società civile e dell'opposizione parlamentare coccola Albanese dandole premi e riconoscimenti, adulandola con elogi, invitandola a parlare a eventi e convegni e trasformandola in un'icona. Albanese ha naturalmente diritto di pensarla come la pensa. Siamo un paese libero. In mezzo a questo pantheon di illuminati c'è posto anche per i fan di Hamas. Ma dar loro una medaglia è un'altra cosa, specie se si considera che Albanese ha chiamato l'assalto alla redazione de La Stampa a Torino «un monito» ai giornalisti che non si allineano al suo pensiero. Tra chi la avalla ricordo il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ha ribadito, anche dopo il monito della dottoressa Albanese ai giornalisti e quanto emerso dalle inchieste pubblicate sulle pagine della sua e di altre testate, che la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese non la revoca. Altrettanto vale per il sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, che ne «riconferma il tricolore», e per tanti altri comuni come Napoli, Isernia, Trani e Marzabotto, a dispetto di quanto ha detto e fatto la dottoressa. O il Consiglio Nazionale Forense, che l’ha invitata a un corso di formazione. Molti diranno che non condividono alcune sue posizioni — tra cui lo stesso sindaco Massari, che di certo non condivise, ma si è adeguato, al pubblico rimbrotto subito per aver osato spendere una parola di solidarietà per gli israeliani tenuti ostaggi da Hamas. Ma continueranno a invitarla ed encomiarla. Chi la sostiene ora, a prescindere dal non essere d’accordo su «alcune sue posizioni», sostanzialmente sdogana Hamas e l’idea che i giornalisti che non si adeguano si meritano le botte. Né si tratta di un'anomalia o un’eccezione fatta per la dottoressa Albanese: questo allineamento a idee che, francamente, sono totalmente estranee al sentire liberaldemocratico che dovrebbe permeare istituzioni e società civile. Gli stessi che hanno idolatrato la Albanese si sono rapidamente schierati a difendere Mohamad Shahin, l’imam della Fratellanza Musulmana (sanzionata dagli Stati Uniti e vietata in molti paesi arabi), soggetto a procedimento di espulsione per aver fatto apologia di reato, esaltando il 7 ottobre il massacro perpetrato da Hamas, che ricade sotto la rubrica del «diritto alla resistenza» difeso dalla Albanese. In definitiva, il problema, direttore, è questo: chi ora non si dissocia finisce col legittimare. Nemmeno nella patria del compromesso storico, su questo, ci può essere una via di mezzo. Chi difende la dottoressa Albanese oggi non può più dire che non sapeva.

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