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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
09.12.2025 Meloni incontra Zelensky
Cronaca di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 09 dicembre 2025
Pagina: 17
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Meloni: «Unità di vedute fra Europa e Stati Uniti per la pace in Ucraina»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/12/2025, a pag. 17 con il titolo "Meloni: «Unità di vedute fra Europa e Stati Uniti per la pace in Ucraina»", l'analisi di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

Giorgia Meloni incontra Zelensky e promette nuovi aiuti all'Ucraina. Benché amica di Trump, la Meloni sta tentando una mediazione fra UE e Usa e nel frattempo tiene la linea di appoggio all'Ucraina aggredita da Putin.

I tempi stringono e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vuole consultare Palazzo Chigi, prima di prendere una decisione.
Sul piano di pace proposto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che sta premendo per arrivare a una conclusione, meglio sentire il parere del presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che è notoriamente più in sintonia con la mentalità di Washington di quanto non lo siano gli altri leader europei che si sono incontrati ieri a Londra.
In collegamento con Downing Street, Meloni ha nuovamente posto l’accento sull’importanza dell’unità di vedute tra partner europei e Stati Uniti per il raggiungimento di una pace giusta e duratura in Ucraina.
L’equilibrio dell’alleanza euro-atlantica, alla luce della Nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale americana, si sta spostando su questa sponda dell’Oceano. Sarà un trasferimento di responsabilità e di sovranità, una sfida alla quale il Vecchio Continente può rispondere con la rinnovata consapevolezza che la guerra è alle porte dell’Europa e non ci si può più permettere di appaltare la difesa allo Zio Sam.
Fondamentale in questo momento, ad avviso dei leader E3 riuniti ieri, è aumentare il livello di convergenza su temi che toccano gli interessi vitali dell’Ucraina e dei suoi partner europei, come la definizione di solide garanzie di sicurezza e l’individuazione di misure condivise a sostegno dell’Ucraina e della sua ricostruzione.

ASSET SOSPESI

Nella formula «misure condivise», chiariscono ambienti di governo, non può essere incluso un riferimento implicito all’uso degli asset russi, sui quali il confronto andrà avanti in vista del Consiglio europeo. All’interno della coalizione di centrodestra, la Lega si oppone a questo scenario, spingendo affinché i beni congelati dalle sanzioni siano restituiti a Mosca.
L’Italia è nella posizione di un partner che ha aderito alle sanzioni europee e non è affatto equidistante tra il Cremlino e Kiev, come ha chiarito due giorni fa il presidente del Consiglio, al telefono con Zelensky al quale ha espresso «la solidarietà italiana a seguito di una nuova serie di attacchi indiscriminati russi contro obiettivi civili ucraini», cercando subito rimedio attraverso «l’invio di forniture di emergenza a sostegno delle infrastrutture energetiche e della popolazione».
Sono generatori forniti da aziende italiane, di cui Palazzo Chigi e la Farnesina stanno predisponendo la consegna entro le prossime settimane.

AIUTI IN ARRIVO

Oltre agli aiuti civili, nel bilaterale in programma oggi pomeriggio troveranno spazio anche rassicurazioni sulla fornitura di armamenti nel 2026, legata a un decreto che una settimana fa è slittato per le resistenze della Lega, ma potrebbe tornare ad approdare in Consiglio dei ministri nell’ultima riunione dell’anno. Il decreto «si farà, non c’è dubbio sulla nostra linea», garantisce il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Serve ancora tempo invece per l’adesione dell’Italia al Purl, il meccanismo di acquisto di armamenti americani da girare a Kiev, su cui il governo è ancora in una fase di riflessione.
Benché Zelensky sia già stato altre due volte a Palazzo Chigi quest’anno, prima a inizio gennaio e poi a fine aprile, è ormai un dialogo quotidiano, proseguito ieri pomeriggio, con la videoconferenza dei leader E3, per fissare un nuovo punto della situazione sul percorso di pace in Ucraina alla luce degli ultimi colloqui tra le delegazioni americana e ucraina.
È nella Capitale, in fondo, che in occasione dei funerali di Papa Francesco si svolse il colloquio “riparatore” fra il leader ucraino e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, faccia a faccia nella Basilica di San Pietro su due sedie fornite dalla diplomazia vaticana. Stavolta ci vuole uno sforzo in più perché mancano gli ultimi dieci metri, per citare Steve Witkoff, l’inviato speciale della Casa Bianca, al termine dell’incontro con i negoziatori ucraini a Miami, due giorni fa.

 

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