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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
09.12.2025 Piemonte: i No Tav colpiscono gli agenti, la Lega chiede la chiusura di Askatasuna
Cronaca di Andrea Muzzolon

Testata: Libero
Data: 09 dicembre 2025
Pagina: 1/2
Autore: Andrea Muzzolon
Titolo: «Catapulte contro la polizia»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 09/12/2025, a pag. 1/2, con il titolo "Catapulte contro la polizia", l'analisi di Andrea Muzzolon.


Andrea Muzzolon

Pietre, bombe carta con bulloni e persino catapulte rudimentali: le armi improprie usate dai no-Tav, organizzati dal centro sociale Askatasuna, che è anche pro-Pal. La Lega chiede di chiuderlo, il sindaco di Torino (del PD) lo protegge ancora.

Il corteo partito da Venaus, animato da un migliaio di militanti No Tav a cui si sono aggiunti alcuni rappresentanti delle amministrazioni valsusine, è solo la copertina edulcorata dell’ennesimo weekend di violenza. Perché la consueta manifestazione dell’8 dicembre, a vent’anni dallo storico sgombero dei No Tav riversatisi a Venaus per bloccare il cantiere della Torino-Lione, è solo l’epilogo di giorni di guerriglia, con le forze dell’ordine nel mirino.
Il fine settimana di tensione organizzato dagli antagonisti è cominciato sabato sera, quando lo squadrone No Tav si è radunato davanti ai cancelli del cantiere di San Didero al grido «c’eravamo, ci siamo e ci saremo: la Val di Susa è nostra e la difenderemo». Poi la rituale “battitura” di cancelli e reti metalliche per alzare la tensione. Urla, insulti e minacce alle forze dell’ordine sono state accompagnate dal lancio di fuochi d’artificio usati come arma per colpire gli agenti, oltre che da una violenta sassaiola. Nel tentativo di disperdere il contingente di attivisti e centri sociali, sono stati attivati gli idranti. Ma quella dei No Tav è stata solo una ritirata momentanea.
I violenti non ci hanno messo molto a riorganizzarsi. Infarcite di militanti di Askatasunacentro sociale di Torino da sempre in trincea contro la linea ferroviaria che unirà Italia e Francia - le linee No Tav sono tornate all’attacco nella giornata di domenica. Sì, proprio quell’Askatasuna che, non più tardi di dieci giorni fa, aveva assaltato e devastato la redazione de La Stampa a Torino per protestare contro l’espulsione dall’Italia dell’imam fondamentalista Mohamed Shahin.
Questa volta, nel mirino c’era il cantiere di Chiomonte, altro luogo simbolo della lotto all’alta velocità.
Facendosi strada attraverso il sentiero dei Mulini, che da Giaglione conduce al cantiere sotto l’autostrada A32, i No Tav sono arrivati alla recinzione che delimita i lavori. Questa volta però l’arsenale al seguito era molto più vasto. Ripetuta la “battitura” del giorno prima, è cominciato l’attacco alla polizia. Razzi e petardi sono stati scagliati ad altezza uomo con il chiaro intento di colpire le forze dell’ordine schierate a difesa del cantiere. Ma quando gli idranti sono entrati in funzione, questa voltai delinquenti a volto coperto non hanno indietreggiato.
Enormi pietre- grandi più di una mano e pesanti oltre 5 chili - sono state scagliate verso i poliziotti sfruttando i tronchi degli alberi per creare delle catapulte rudimentali. Non solo: la guerriglia non era solo stata preventivata, ma anche preparata con cura. I No Tav hanno bersagliato gli agenti con bombe carta infarcite di chiodi e bulloni per renderle ancora più pericolose. L’obiettivo era chiaro: ferire, magari uccidere.
L’ennesimo, ultimo, attacco allo Stato consumatosi per mano dei soliti noti che da 20 anni mettono a ferro e fuoco la valle. Questa volta, c’è mancato poco perché finisse malissimo.
Un funzionario è stato infatti colpito al volto; pochi centimetri più in là e sarebbe rimasto invalido per sempre.
Come nulla fosse, ieri si è poi celebrato il corteo. Un migliaio di persone, tra cui gli stessi militanti di Askatasuna che poche ore prima avevano animato la caccia alla divisa, hanno sfilato reggendo un grande striscione che recitava: «Avere 20 anni e avere sogni grandi. Vent’anni di lotte, amore e resistenza».
Da Venaus sono arrivati a San Giuliano, dove settimana scorsa avevano occupato una casa espropriata da Telt (azienda italo-francese incaricata di progettare, costruire e gestire la tratta, ndr) che ne aveva chiesto la demolizione per favorire i lavori. L’abitazione è stata quindi trasformata in un nuovo avamposto No Tav in attesa che venga sgomberata. Ennesimo pretesto per nuove violenze.
Gli scontri hanno scatenato la reazione del centrodestra, sulle barricate nel chiedere la chiusura della vera animatrice dei soprusi contro la polizia: Askatasuna. «Sono professionisti delle violenze di piazza e vanno fermati il prima possibile», hanno scritto in una nota congiunta Silvia Sardone, vice segretario della Lega ed Elena Maccanti, deputata e segretario provinciale del Carroccio a Torino. «Il centro sociale va chiuso e noi della Lega lo chiediamo da tempo- hanno continuato -. Basta con la tolleranza di Pd&compagni verso chi assalta quasi ogni giorno uomini e donne in divisa».
Anche da Fratelli d’Italia la condanna è netta. La deputata Augusta Montaruli ha definito l’accaduto «una strategia volta a intimorire e destabilizzare che va fermata al più presto». E così, nella meloniana, la domanda sorge spontanea: «Che cosa deve ancora accadere perché i delinquenti di Askatasuna siano solo consegnati alla giustizia anziché vedersi consegnato uno stabile che è accertato sia ancora occupato?». Pure Forza Italia e Azione si sono schierati al fianco degli agenti; nel campo largo, invece, tutto tace...

 

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