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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
09.12.2025 Filo-Putin e pro-Pal, la politica italiana si divide e la Russia ne approfitta
Editoriale di Fabrizio Cicchitto

Testata: Il Riformista
Data: 09 dicembre 2025
Pagina: 1
Autore: Fabrizio Cicchitto
Titolo: «Filo-Putin e pro-Pal, la politica italiana si divide e la Russia ne approfitta per affondare il colpo»

Riprendiamo da IL RIFORMISTA di oggi, 09/12/2025, a pag. 1, con il titolo "Filo-Putin e pro-Pal, la politica italiana si divide e la Russia ne approfitta per affondare il colpo", il commento di Fabrizio Cicchitto.

Fabrizio Cicchitto - Wikipedia
Fabrizio Cicchitto

In Italia ci si divide ormai fra nemici dell'Occidente, con una Lega pro-Putin e una sinistra apertamente pro-Pal (e il Movimento 5 Stelle dalla parte sia di Putin, sia dei pro-Pal). Siamo un paese penetrato dalle ideologie delle dittature anti-occidentali, riusciremo a restare nel campo delle democrazie?

La vicenda, solo in apparenza giudiziaria, che in questi giorni ha coinvolto tre personalità politiche italiane — Federica Mogherini da un lato e, dall’altro, le due europarlamentari del Pd Alessandra Moretti, a cui è stata revocata l’immunità parlamentare, ed Elisabetta Gualmini, a cui invece è stata mantenuta — presenta aspetti molteplici e ben più rilevanti del semplice intervento delle autorità giudiziarie. Si tratta di un caso anomalo, mai accaduto prima, che solleva non soltanto problemi di garantismo, come ha subito evidenziato Il Riformista con un articolo di Aldo Torchiaro — distinto dal moralismo di certa stampa di destra e dal silenzio imbarazzato del Pd — ma questioni politiche di considerevole peso.

Non è un caso che sulla vicenda Mogherini–Gualmini sia intervenuta immediatamente la portavoce russa Maria Zakharova, arrivando a collegare la corruzione dell’Unione Europea a quella ucraina. Paradossalmente, la battaglia moralista è condotta da una nomenklatura russa notoriamente caratterizzata da una corruzione endemica. Ma c’è di più: la cleptocrazia è uno dei meccanismi usati da Mosca per condurre la propria guerra asimmetrica in Europa. Negli anni scorsi, oligarchi russi hanno acquisito non solo residenze di lusso, squadre di calcio e grandi alberghi, ma anche giornali, leader politici e partiti.

Il Belgio, inoltre, è finito nell’occhio del ciclone russo. Lì sono custoditi gli asset russi sequestrati che dovrebbero essere destinati al sostegno dell’Ucraina, e finora Bruxelles ha sollevato numerose obiezioni al loro utilizzo. In questi giorni è emerso un ulteriore elemento: il premier belga sarebbe stato oggetto di pressioni e minacce personali da parte della Russia. Alla luce di questo quadro, l’azione mirata della magistratura belga e la latitanza del gruppo dirigente dello Stato — sottoposto a pressioni e veri e propri ricatti — assumono una coerenza sinistra.

A essere colpite da magistratura e polizia belghe, oltre alla greca Eva Kaili, sono state quasi esclusivamente personalità politiche italiane. E l’Italia, dal presidente Mattarella in giù, è da tempo nel mirino dei portavoce russi. Nel frattempo, Salvini e Conte, insieme a testate come La Verità e Il Fatto Quotidiano, conducono due battaglie parallele — una filo-Putin e l’altra pro-Palestina — che mostrano connessioni sempre più evidenti. Da un lato Salvini ha bloccato il decreto sugli aiuti militari all’Ucraina; dall’altro, una larga parte del Pd attacca con virulenza il disegno di legge sull’antisemitismo presentato da Graziano Delrio, firmato da altri esponenti democratici.

Sul terreno geopolitico gli schieramenti reali divergono profondamente da quelli formali. La reazione inusitata del capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, al disegno di legge Delrio rivela un progetto politico significativo: la maggioranza del Pd raccolta attorno a Elly Schlein considera le associazioni palestinesi presenti in Italia — collegate alla Fratellanza musulmana, e dunque indirettamente a Hamas — come componenti organiche del futuro “campo largo”. Questo determina un enorme problema di credibilità internazionale del Pd rispetto alla questione dell’estremismo palestinese, mentre sul fronte opposto persiste l’incognita ucraina.

Il recente documento di Donald Trump, contenente un durissimo attacco all’Unione Europea, apre due interrogativi centrali: esiste ancora una nozione unitaria di Occidente, come sostiene ogni giorno Giorgia Meloni? E la posizione ideologizzata di Trump consentirà un sostegno coerente alla difesa dell’Ucraina di fronte alla Russia? Le trattative tra Kyiv e Mosca sono ferme per un motivo semplice: Putin non ha alcuna intenzione di negoziare una pace che non consista nella resa ucraina e nella rimozione di Zelensky.

Resta da capire se vi sarà una risposta europea unitaria a questo nuovo, sconvolgente documento che delinea la visione trumpiana. Finora Giorgia Meloni ha mantenuto una linea di continuità sul sostegno all’Ucraina, rivendicando un ruolo di mediazione per mantenere unita l’alleanza occidentale tra Trump e l’Europa. Ma questa linea diventa molto più difficile da sostenere dopo le ultime esternazioni americane e, soprattutto, alla luce del comportamento ambiguo degli emissari statunitensi nei colloqui informali con Mosca. Nel frattempo Salvini continua a muoversi in sintonia tanto con Trump quanto con Putin.

Il rovescio della medaglia riguarda l’altrettanto incredibile mancanza di credibilità della maggioranza del Pd nei rapporti con le associazioni palestinesi in Italia. Siamo soltanto alle prime battute di una chiarificazione inevitabile, che dovrà avvenire sia sul piano delle scelte concrete sia su quello delle prospettive generali.

Nel breve periodo restano due questioni decisive: se entro dicembre il governo approverà un nuovo decreto per l’invio di armi all’Ucraina, e se prenderà finalmente forma il progetto — evocato dal ministro Crosetto — di dotare l’Italia di una strategia credibile per contrastare la guerra ibrida che la Russia conduce da anni contro l’Europa.

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redazione@ilriformista.it

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