Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Da pace giusta a pace dignitosa Analisi di Micol Flammini
Testata: Il Foglio Data: 09 dicembre 2025 Pagina: 1 Autore: Micol Flammini Titolo: «Da pace giusta a pace dignitosa»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/12/2025, a pag. 1-I, con il titolo "Da pace giusta a pace dignitosa", l'analisi di Micol Flammini.
Micol Flammini
Da sinistra Merz, Starmer, Zelensky e Macron, in un incontro di ieri a Londra. Kyiv è indebolita dalla mancanza di aiuti e dall’orientamento americano, che punta a un accordo favorevole al Cremlino, emarginando Zelensky. In Europa cresce la consapevolezza che Washington non li consideri più alleati, mentre Mosca sfrutta il nuovo clima per rafforzare la propria narrativa e continuare il conflitto senza pressioni
Roma. La scorsa settimana, in un articolo di Politico intitolato “Il presidente che non è mai cresciuto” venivano messe in ordine tutte le mancanze del capo della Casa Bianca, sempre più attento all’intrattenimento, poco propenso al lavoro, sempre più distante dalle questioni urgenti della sua Amministrazione. Trump non segue i dossier più importanti, pensa alle opere di ristrutturazione della sua residenza e trascura il lavoro. Anche per questo, quando il presidente americano ha addossato la colpa di colloqui di pace sempre più fallimentari a Volodymyr Zelensky, reo di non aver letto il piano di pace, in molti si sono meravigliati: Trump non aveva letto neanche il piano in 28 punti scritto in collaborazione con i russi e non conosce i dettagli della nuova bozza. Il capo negoziatore di Zelensky, Rustem Umerov, è addirittura intervenuto per dire che il presidente ucraino avrebbe letto i cambiamenti inseriti nel piano durante la riunione con gli alleati europei a Londra e la lettura è finalmente avvenuta: Zelensky ha constatato che i punti ora sono venti, ma rimangono divergenze con Washington particolarmente accentuate sulle questioni territoriali. Nonostante ciò, il presidente ucraino non ha mai affossato il piano, sono stati i russi a rifiutarlo. Il consigliere per la politica estera di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, ha detto che il piano presentato a Mosca ha bisogno di “ritocchi radicali”, quindi alla Russia non piace. Putin viene da settimane particolarmente favorevoli, non sente alcuna pressione e non accetterà di fermarsi adesso: aspetta la fine dell’inverno, che si prospetta il più difficile che l’Ucraina abbia dovuto affrontare dal 2022. Le difficoltà di Kyiv vengono dalla mancanza di aiuti militari e dalle esternazioni della politica americana: gli Stati Uniti vogliono che la guerra finisca presto e con la Russia in posizione favorevole. Trump ormai si limita a notificare le posizioni della linea che sta vincendo all’interno della sua Amministrazione e che vede Witkoff con il vicepresidente J. D. Vance come i due maggiori sostenitori di un accordo che avvii delle nuove relazioni fra Washington e Mosca e che può realizzarsi soltanto accontentando il Cremlino. Zelensky non riesce più ad avvicinarsi a Trump, è tenuto fuori, spettatore del tentativo americano di fare un piacere a Vladimir Putin. Ieri il presidente ucraino ha incontrato a Londra il premier britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Oggi sarà a Roma, dove incontrerà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni con l’intenzione di “discutere ogni dettaglio, fare in modo che Roma sia completamente informata sulla situazione e partecipi a pieno a tutte le discussioni e i contatti diplomatici. L’opinione di Meloni è importante per Zelensky”, dice al Foglio una fonte ucraina vicina al presidente.
A Londra Zelensky ha parlato anche di asset russi congelati, che sarebbero fondamentali per finanziare la resistenza di Kyiv davanti a una Russia che non accetta compromessi.
Per la prima volta, il presidente ucraino ha usato dei nuovi aggettivi per definire la pace: non ha più detto che serve una “pace giusta”, ma una “pace dignitosa”. E’ un cambiamento importante, che spiega l’umore fra Kyiv e le capitali europee. Per la prima volta, dopo la pubblicazione da parte dell’Amministrazione americana del documento che spiega la nuova Strategia di sicurezza degli Stati Uniti, gli europei sanno che Washington non pensa più a loro come degli alleati, ma come degli avversari. Per la prima volta, Merz, Macron e Starmer non erano più gli alleati pronti a fare scudo a Zelensky, se necessario, con Trump, ma si sentivano, agli occhi del capo della Casa Bianca, sullo stesso piano del presidente ucraino. Dopo la pubblicazione del documento americano, è cambiato anche il modo di Mosca di parlare della guerra. Il politico russo
Sergei Karanov, una delle voci del putinisimo, è andato in televisione a spiegare che la guerra non è contro l’Ucraina, ma contro l’Europa. Il capo del Fondo sovrano russo per gli investimenti all’Estero, e contatto principale degli americani al Cremlino, ha consigliato agli europei di dare retta a Trump “se intendono salvarsi”.
La scorsa settimana la propagandista russa e direttrice di Rt, Margarita Simonyan, ha regalato a Putin un vaso. Gli ha raccontato di averlo comprato in un mercato e di averlo notato per la fattura antica e per la dedica scritta in ucraino che ricorda i “325 anni della riunificazione dell’Ucraina con la Russia”. Con Trump e i suoi alla Casa Bianca Mosca non ha nessuna ragione o convenienza a fermare la guerra.
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