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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
09.12.2025 Parte la fase 2?
Analisi di Iuri Maria Prado

Testata: Il Riformista
Data: 09 dicembre 2025
Pagina: 4
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «Il piano di pace inchioda tutti alla realtà. Parte la fase 2?»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 09/12/2025, a pagina 4, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Il piano di pace inchioda tutti alla realtà. Parte la fase 2?".


Iuri Maria Prado

L'ONU ha certificato il piano di pace di Trump. Ma la fase 2, cioè il disarmo di Hamas, non inizia. Perché, all'ONU, in Francia e nel Regno Unito, Hamas gode di protezioni diplomatiche forti.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha adottato il piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza è ormai un fatto acquisito. Essa sigilla formalmente la rovinosa sconfitta delle formazioni terroristiche che puntavano a trasformare il 7 ottobre e la distruzione di Gaza nei due pilastri della loro ulteriore legittimazione. Ma quel fatto acquisito deve trovare riscontro nell’effettiva attuazione del piano, e le parti avverse e recalcitranti non hanno ancora rinunciato a un disperato tentativo di opposizione.

Non si tratta soltanto delle dirigenze di Hamas e dell’Autorità Palestinese: le prime furibonde per essere state messe all’angolo, le seconde irritate per la delusione di non poter subentrare semplicemente al posto delle prime. Si tratta anche — e soprattutto — del vasto circuito che ha sostenuto la pretesa, comune a entrambe queste leadership, di perpetuare l’andazzo precedente: quello che teneva in disparte, come una variabile indipendente, la necessità di chiudere e superare il capitolo di un’autodeterminazione palestinese ancora fondata sulla possibilità di tenere in scacco — e in pericolo — l’esistenza stessa di Israele.

A questo circuito più ampio partecipano i settori interni e i gruppi indipendenti delle Nazioni Unite, spesso insubordinati rispetto al vertice — il segretario generale — che si è trovato costretto a piegare la testa davanti all’esito di una guerra indesiderata non per il numero delle vittime, ma perché Israele avrebbe potuto vincerla. Doveva essere la guerra destinata a raccogliere sola e unanime esecrazione dopo un 7 ottobre che, secondo António Guterres, “non veniva dal nulla”. È stata invece la guerra che si conclude con questo piano per Gaza — e che non finirà davvero finché il piano non sarà pienamente attuato.

Un altro punto fermo, che suona come uno schiaffo sul volto degli altri partecipanti a quel dispositivo di sostanziale protezione di Hamas: dalla Francia di Macron al Regno Unito di Starmer, le cui dichiarazioni sul riconoscimento dello Stato di Palestina appaiono oggi per ciò che erano, ovvero incaute e miopi esibizioni propagandistiche.

La seconda fase del piano per Gaza — che prevede la distruzione delle residue capacità offensive delle formazioni terroristiche ancora operative e l’impiego della forza per impedirne la ricostituzione — si svolgerà, se si svolgerà, con Israele ancora assestato sulla cosiddetta linea gialla: il confine che trasforma in una ridotta di Hamas la fascia occidentale della Striscia. Lo ha affermato con chiarezza il Capo di Stato Maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, mentre la controparte dichiarava che avrebbe eventualmente deposto le armi solo dopo il ritiro israeliano e solo a seguito dell’istituzione di uno Stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza.

La scena potrà anche cambiare, ma per ora Israele ha un nuovo alleato, e Hamas un nuovo nemico: la realtà.

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redazione@ilriformista.it

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