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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
06.12.2025 Il neo-antisemitismo della (finta) critica a Israele
Commento di Iuri Maria Prado

Testata: Il Riformista
Data: 06 dicembre 2025
Pagina: 3
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «Il neo-antisemitismo della (finta) critica a Israele»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 06/12/2025, a pagina 3, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Il neo-antisemitismo della (finta) critica a Israele".


Iuri Maria Prado

La definizione di antisemitismo adottata ormai molti anni fa dall’International Holocaust Remembrance Alliance include l'antisionismo. Il nuovo antisemitismo, infatti, punta soprattutto alla distruzione dello Stato ebraico.

La definizione di antisemitismo adottata ormai molti anni fa dall’International Holocaust Remembrance Alliance, e fatta propria da moltissimi Paesi – Italia compresa – recita: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”. Come si vede, essa non limita in alcun modo il diritto di criticare Israele.

Le critiche cessano tuttavia di essere legittime, e possono assumere tratti antisemiti, quando si dirigono contro lo Stato degli ebrei o contro il popolo di Israele non per ciò che fanno, ma per il fatto che si tratta proprio di quel popolo e di quello Stato. Ciò accade quando si pretende da Israele ciò che non si pretende da altri; quando lo si giudica secondo criteri diversi da quelli adottati per qualunque altro Paese; quando si applicano soltanto a Israele regole che dovrebbero valere per tutti, mentre per chiunque altro vengono sistematicamente ignorate.

La definizione IHRA non riguarda affatto in modo esclusivo le presunte “critiche a Israele”, la cui piena legittimità è peraltro esplicitamente riconosciuta. Essa mira invece a individuare con precisione un perimetro entro cui includere comportamenti certamente antisemiti ed escludere quelli che sarebbe improprio considerare tali. Questa operazione definitoria è essenziale perché il rischio — opposto a quello denunciato dai critici — è che scappatoie nominalistiche finiscano per legittimare atteggiamenti di sicuro pregiudizio antisemita.

Limitarsi alla “razza” significherebbe adottare un criterio inadeguato e oggi fortunatamente inattuale, e lascerebbe spazio alla discriminazione antisemita di stampo religioso. Riferirsi soltanto all’aspetto religioso, a sua volta, consentirebbe di giustificare come innocua una molestia antisemita che evitasse riferimenti espliciti alla razza. E così via. Per questo la definizione IHRA ha il tenore ampio e articolato che conosciamo.

L’isterica sollevazione seguita alla presentazione di una proposta di legge che intende recepire tale apparato definitorio non prende in realtà di mira le norme proposte. Non si tratta di critiche alla legge, ma del rifiuto della definizione da parte di chi pretende impunità per l’antisemitismo travestito da “critica a Israele”. Cioè: cacciare gli ebrei dalle università, molestare clienti israeliani nei ristoranti sventolando loro in faccia l’accusa di “genocidio”, appendere cartelli “antisionisti” sulle vetrine dei negozi o agli ingressi delle spiagge, organizzare “accoglienze” ai turisti israeliani che arrivano in Italia a suon di “Fuck Israel”. E così via.

Tutti comportamenti di odio antiebraico, puntualmente giustificati appellandosi a un presunto, intangibile diritto di “criticare Israele”.

Per inviare la propria opinione al Riformista, cliccare sulla e-mail sottostante.


redazione@ilriformista.it

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