Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Putin è alla testa della guerra alla democrazia Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 04 dicembre 2025 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «Putin è alla testa della guerra alla democrazia»
Putin è alla testa della guerra alla democrazia Commento di Antonio Donno
Antonio Donno
Putin riapre la stagione dei grandi dittatori espansionisti che combattono del democrazie occidentali, come Hitler e come Stalin nel secolo scorso. Ma di fronte alla sua minaccia e all'invasione dell'Ucraina, l'Occidente è sempre più passivo, specialmente da quando Trump è presidente degli Usa.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha aperto uno scenario internazionale nel quale la guerra tende ad occupare l’attenzione delle maggiori potenze ed a imporre la necessità di un riarmo generalizzato. Questa tendenza è una novità preoccupante dopo la fine della guerra fredda, una fine che aveva prodotto, soprattutto nell’Occidente, una concezione delle relazioni internazionali fondate sulla pacificazione o, comunque, sulla possibilità che singole questioni allarmanti sul quadro politico globale potessero essere affrontate e risolte dall’impegno comune delle Grandi Potenze intenzionate a non mettere in atto fattori di crisi che potessero incrinare pericolosamente la convivenza internazionale.
Tuttavia, da qualche anno non è più così. Putin ha rilanciato sulla scena internazionale un ruolo primario della Russia, un ruolo che si esprime nel rilancio di una posizione di preminenza politica e militare che già fu dell’Unione Sovietica e che, dopo il crollo del regime comunista, si era tradotta in una passività che aveva spinto l’Occidente, e particolarmente gli Stati Uniti, a ritenere consolidato il proprio prestigio internazionale e la sua centralità nel sistema politico internazionale. In quel contesto, il ruolo della Cina appariva marginale e le sue relazioni con i Paesi occidentali si configuravano in termini prevalentemente commerciali. Sembrava, dunque, che la fine della guerra fredda avesse stabilizzato il quadro complessivo internazionale, se si esclude il confronto sempre aperto tra Israele e il mondo arabo, un confronto che pareva dissociato dagli interessi delle Grandi Potenze e racchiuso nel contesto mediorientale.
Ma l’ascesa al potere di Putin e l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca hanno riaperto lo scenario internazionale in termini politico-militari, nei quali la parte militare tende a occupare il centro delle nuove problematiche e a determinare, di conseguenza, gli esiti politici. Questa nuova realtà, che rompe il quadro politico derivato dalla fine della guerra fredda, fa della questione ucraina il punto di partenza di un possibile mutamento degli assetti internazionali in favore delle potenze antidemocratiche che occupano la gran parte dello scudo territoriale euro-asiatico: la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping.
Dal campo opposto, nulla si muove in senso positivo, cioè come volontà e capacità di fronteggiare l’ascesa in campo internazionale di Mosca e Pechino. In seno alle componenti dell’Unione Europea si parla da tempo, senza giungere ad una conclusione, delle necessità di procedere ad un comune riarmo, proprio in conseguenza del crollo dell’Ucraina nel cuore orientale dell’Europa. Infatti, la conquista provvisoria dell’Ucraina orientale – per ora solo quella orientale – da parte di Putin è una minaccia costante per i Paesi dell’Europa Orientale, un tempo controllati dall’Unione Sovietica, poi divenuti indipendenti, ora di nuovo all’interno del progetto politico di una Russia erede dell’Unione Sovietica, con a capo Putin e i suoi scherani, che ne condividono la visione imperialistica del tempo sovietico.
Dal canto suo, gli Stati Uniti di Trump sono semplici osservatori passivi dell’avanzata politica e territoriale (Ucraina) della Russia di Putin. Il Presidente americano non intende controbattere, né politicamente né tantomeno militarmente, il progetto di Putin; il suo disinteresse nei confronti dell’Europa democratica è totale: disdegna sia l’Unione Europea, sia la Nato. Tuttavia, è facilmente intuibile come un eventuale scardinamento politico dell’Europa democratica sia una strada aperta all’influenza russa, che si fa sempre più concreta in diversi settori del mondo politico dell’Europa occidentale. Se ciò dovesse accadere, gli Stati Uniti si troverebbero soli ad opporsi all’avanzata politica del progetto putiniano in Europa, in quella orientale e nello stesso tempo in quella occidentale.
La passività euro-americana è sotto gli occhi di tutti. La presidenza Trump è stata ed è la causa primaria della pericolosa discesa del prestigio della cultura occidentale e delle sue espressioni politiche, discesa che l’Europa democratica non è in grado di bloccare.