Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Vandalizzata la sinagoga a Roma. Siamo in pieno clima pre-terrorista Analisi di Sergio Talamo
Testata: Il Riformista Data: 02 dicembre 2025 Pagina: 3 Autore: Sergio Talamo Titolo: «Vandalizzata la sinagoga a Roma. Siamo in pieno clima pre-terrorista»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi 02/12/2025, a pagina 3, l'analisi di Sergio Talamo dal titolo "Vandalizzata la sinagoga a Roma. Siamo in pieno clima pre-terrorista".
Sergio TalamoVandalizzata anche la sinagoga di Roma, Monteverde. Non sono episodi isolati, è una marea montante che ricorda il periodo immediatamente precedente alla "notte della repubblica", il terribile decennio degli anni di piombo.
Ci ostiniamo a considerarli episodi isolati. Eppure c’è qualcosa di cupo e di familiare nell’Italia di questi mesi: lo stesso impasto di fanatismo, delegittimazione dell’avversario e rabbia violenta che negli anni Settanta aprì la strada a quella che Sergio Zavoli definì “la notte della Repubblica”. La vernice che imbratta la sinagoga di Roma, a Monteverde, colpisce la memoria di un bambino di due anni, Stefano Gaj Tachè, ucciso da un commando di terroristi palestinesi il 9 ottobre 1982. Per certe frange, il 7 ottobre non finisce mai. Anzi, non è mai cominciato. Come ha sostenuto l’imam-eroe degli squadristi che hanno devastato la sede della Stampa a Torino, non si sarebbe trattato di una strage, ma di una giusta reazione all’occupazione.
La vernice di Roma, l’assalto di Torino e tanti altri episodi di intolleranza segnano il passaggio a una fase esplicitamente pre-terrorista. Negli anni Trenta, il mosaico della violenza antisemita si diffondeva in tutta Italia per emulare e compiacere i nazisti, sostenuto dall’intellighenzia fascista. Negli anni Settanta, nel mirino non c’erano più gli ebrei ma lo Stato, e a fare da quinta colonna furono i “professori del terrore”. Oggi ci pensano Francesca Albanese, prima imam-donna ad honorem dell’Occidente, e quanti la incensano ogni giorno con visibilità e onorificenze: per lei l’aggressione alla Stampa dovrebbe servire da monito ai giornali, affinché mantengano una linea “non sionista”. Con la violenza si detta la linea editoriale. Sembra di rivivere i giorni in cui veniva ucciso Walter Tobagi.
A questo punto dobbiamo chiederci chi siano davvero gli incappucciati. I quaranta di Torino? I due di Roma? Oppure tutti noi, che fingiamo di non vedere come la saldatura, oggi, sia tra estremismo antioccidentale ed estremismo islamico. Ciò che ieri fu il Vietnam, oggi è la Palestina. Con una differenza: in Italia abbiamo decine di migliaia di potenziali manovali per futuri raid terroristici. E i professori di ieri sono gli imam radicalizzati di oggi. È il momento di abbandonare comodità e pigrizie mentali. Accanto a quanti, come il Papa, credono ancora ai “due Stati”, esistono – camuffati, infiltrati – coloro che stanno costruendo il nuovo terrorismo e il nuovo razzismo.
Non tutto si può giustificare in nome della bandiera, della rabbia sociale o del dissenso. Se la causa palestinese – tragica e irrisolta – è diventata il Vietnam dei nostri anni, dobbiamo imparare dal passato. Non si può rinunciare a distinguere. Chi cerca solidarietà e politica, chi scende in piazza sinceramente contro la guerra, è agli antipodi di chi marcia accanto a lui con ben altri obiettivi. La saldatura tra estremismo e fondamentalismo religioso non è più un rischio teorico: è nel fiancheggiamento di giornali e siti, di professori e opinionisti che praticano una grammatica binaria, per cui il mondo è diviso tra oppressori e oppressi e alla sbarra c’è sempre l’Occidente. È nel gergo dei vari Travaglio dei nostri salotti tv, per i quali gli aggressori sono vittime e tutte le colpe ricadono sugli aggrediti e sull’Europa liberale e democratica.
Il nemico, per ora, è culturale e simbolico. Si manifesta in slogan e atti di teppismo che appaiono episodici. Ma finché continueremo a chiamare “danneggiamento” la devastazione di una sede di giornale o la vandalizzazione di una sinagoga, e “minacce” l’aggressione a una famiglia ebrea; finché definiremo “compagni dei nostri figli” i ragazzi che scrivono sui muri frasi come “giornalista ti ammazzeremo”, saremo sempre più deboli, più soli, più esposti ai colpi micidiali dei nemici della civiltà.
Per inviare la propria opinione al Riformista, cliccare sulla e-mail sottostante.