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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
02.12.2025 La Palestina non sia fondata sul 7 ottobre
Editoriale di Iuri Maria Prado

Testata: Il Riformista
Data: 02 dicembre 2025
Pagina: 1
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «La Palestina non sia fondata sul 7 ottobre»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi 02/12/2025, a pagina 1, l'editoriale di Iuri Maria Prado dal titolo "La Palestina non sia fondata sul 7 ottobre".


Iuri Maria Prado

Papa Leone XIV in Libano, dichiara l'appoggio alla soluzione a due Stati, quindi il riconoscimento della Palestina. Implicita l'accusa (sbagliata) a Israele che non la vuole "ancora" riconoscere. In realtà Israele ha sempre mirato a una soluzione a due Stati, semmai è adesso che non l'accetta "più". Uno Stato palestinese che nascesse oggi non riconoscerebbe Israele e sarebbe dominato dai terroristi. Sarebbe una Palestina nata dalla furia del 7 ottobre.

Le parole sul conflitto israelo-palestinese pronunciate da Papa Leone XIV durante il viaggio dalla Turchia al Libano contengono alcune verità, diverse imprecisioni e non poche mancanze. Dopo aver ricordato che “la Santa Sede già da diversi anni pubblicamente appoggia la proposta di una soluzione di due Stati”, il Papa ha aggiunto che “sappiamo tutti che in questo momento ancora Israele non accetta quella soluzione”. È vero che oggi Israele non accetta la formula dei “due Stati”, ma è fuorviante sostenere che non la accetti “ancora”: semmai non la accetta “più”. E proprio questa imprecisione mette in luce, con rispetto parlando, i limiti del discorso pontificio.

Uno Stato palestinese che nascesse oggi non si fonderebbe su un riconoscimento affidabile dello Stato ebraico, né su premesse realistiche che garantiscano una convivenza pacifica con i vicini. Attribuire l’assenza di una soluzione al conflitto alla mancata istituzione dello Stato palestinese è un errore: significa aderire a un pregiudizio che per decenni ha alimentato fraintendimenti e, non di rado, legittimato forme di avversione verso Israele. È vero piuttosto il contrario: il conflitto persiste perché ciò che avrebbe potuto diventare una realtà statuale palestinese si è trasformato in Gaza, e perché l’altra parte di quell’ipotetica entità, la Cisgiordania, non appare destinata a evolversi in una realtà pacifica e democratica, ma rischia di diventare un’altra Gaza.

In questo contesto, il piano per Gaza adottato dal Consiglio di Sicurezza rappresenta, almeno sulla carta, un possibile punto di svolta. È un documento che sceglie di misurarsi con la realtà anziché negarla. E la realtà è che, finché non verrà smantellato il potere militare e politico delle dirigenze terroristiche attualmente al governo, per la società palestinese non esisterà alcuna prospettiva di sviluppo, pace o convivenza. Resta da capire se e come quel piano sarà attuato; ma è significativo che esso abbandoni il principio, radicato da anni nella documentazione delle Nazioni Unite, secondo cui il diritto all’autodeterminazione palestinese dovesse essere riaffermato a prescindere dalle esigenze di sicurezza di Israele. Un principio che nessun altro Paese al mondo sarebbe disposto ad accettare per sé.

Chi considera, insieme al Papa, che la soluzione “due Stati” sia l’unica praticabile, ha il dovere di riconoscere che oggi essa è resa impossibile da condizioni oggettive. Non si tratta di allontanare l’obiettivo, ma di renderlo concreto: trasformarlo da slogan a programma attuabile. Senza la neutralizzazione delle dirigenze che continuano a imporre il proprio potere sulla società palestinese, lo Stato di Palestina che oggi dovesse nascere poggerebbe sul 7 ottobre. Una prospettiva inaccettabile per Israele, e che non dovrebbe essere accettabile per nessuno.


redazione@ilriformista.it

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