martedi` 02 dicembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
02.12.2025 Assalto alla Stampa: il sindaco balbetta
Commento di Pietro Senaldi

Testata: Libero
Data: 02 dicembre 2025
Pagina: 1/6
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: «L’assalto a La Stampa manda in tilt Lo Russo: attacca Piantedosi invece di Askatasuna»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/12/2025, a pag. 1/6, con il titolo "L’assalto a La Stampa manda in tilt Lo Russo: attacca Piantedosi invece di Askatasuna" il commento di Pietro Senaldi.

Risultati immagini per pietro senaldi
Pietro Senaldi

"Compagni che sbagliano", il centro sociale Askatasuna di Torino dà l'assalto a La Stampa. Il sindaco Lo Russo (del PD), che vorrebbe riconoscere l'Askatasuna come "bene sociale" della città di Torino, non riesce a condannarlo, nemmeno quando viene intervistato da La Stampa: «Bisogna distinguere tra chi manifesta legittimamente e chi invece sceglie la via della violenza». E poi si scatena contro il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

Bisogna essere obiettivi, quindi va riconosciuto subito che il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, nell’intervista concessa ieri alla Stampa, giornale aggredito da alcuni membri del centro sociale di ispirazione comunista Askatasuna, una cosa giusta l’ha detta. Le parole di Francesca Albanese, che nel condannare l’assalto al quotidiano lo ha definito anche «un monito ai giornalisti perché facciano il loro lavoro», sono state definite dall’amministratore del Pd «fuorvianti, irricevibili e pericolose».
Il guaio è che la lucidità dell’analisi del giorno dopo finisce qui. Tutto il resto è un maldestro tentativo del sindaco di conciliare la sua politica di collaborazione, per non dire sostegno, con il centro sociale con i comportamenti criminali di cui sono sospettati parecchi ragazzi di Askatasuna. «Bisogna distinguere tra chi manifesta legittimamente e chi invece sceglie la via della violenza» afferma Lo Russo, che poi accusa il centrodestra, che ha posto il tema del sequestro dell’immobile che il centro sociale occupa, di volersela cavare aggirando il problema sicurezza con la «ricerca di nuovi bersagli polemici». E a questo punto viene da chiedersi se il sindaco, che nel ricordare che da trent’anni e sedici governi il nodo dei rapporti delle istituzioni con Askatasuna è irrisolto, si premura di citare solo i quattro ministri dell’Interno dei governi del centrodestra, ci è o ci fa. Il che non significa domandarsi se egli sia o no in buona fede, quanto piuttosto cosa pensi, pure essendo in buona fede.
La sensazione è che, finché in città governerà Lo Russo o qualcuno del suo schieramento ideologico, Askatasuna resterà sempre una minaccia per Torino. Nel giorno in cui alcuni delinquenti che si riconoscono nel centro sociale minacciano di morte i giornalisti della sua città, le frasi più pesanti del sindaco dem sono rivolte contro il governo, al punto da spingere La Stampa a titolare la sua intervista «Da Piantedosi troppa retorica. Non bisogna alimentare la tensione». Come se la colpa dell’assalto alla redazione del giornale fosse del Viminale e delle forze dell’ordine distratte, anziché degli estremisti rossi e di chi da sempre fornisce loro copertura politica, ideologica, mediatica.

LA SORPRESA

Alcuni giornalisti della Stampa, non da venerdì scorso quotidiano martire della violenza dell’estrema sinistra, si sono detti stupiti per l’attacco subito dai pro-Pal, giacché la testata ha sempre condannato la politica di Benjamin Netanyahu e solidarizzato con le sofferenze del popolo di Gaza. Sembrano ignorare che chi li ha aggrediti non legge i loro articoli, non si abbevera al quotidiano sabaudo come alla fonte della verità. Askatasuna è un centro sociale di estrema sinistra di Torino e in quella città il potere, da oltre cent’anni, è incarnato dalla Stampa e dalla famiglia Agnelli-Elkann, che ne è l’editore; pertanto i compagnivedranno il giornale sempre come un nemico politico e il sindaco e la sinistra cittadina devono solo decidere da che parte stare: con gli aggrediti o con gli aggressori, il dilemma in fondo è sempre quello. Difficile rimproverare il governo e l’ordine pubblico di non aver dato protezione se uno degli assalitori è stato difeso dal quotidiano solo pochi giorni prima perché la polizia, fermandolo a margine di alcuni scontri lo aveva ammanettato benché sia minorenne. Come si difende la libertà di stampa dai delinquenti? Con i fiori o arrestandoli?
Quanto ai violenti del blitz contro La Stampa, sono tutti comunisti, ma vengono definiti squadristi perché la sinistra fa così da un po’ di tempo: quando un compagno sbaglia, dice che si comporta come un fascista. Siamo disposti ad accettare pure questa manipolazione della realtà, a patto che a questo punto i delinquenti che hanno assalito il quotidiano vengano trattati come fascisti. Quindi adesso, pugno di ferro e niente sconti, come con quelli che quattro anni fa hanno dato l’assalto alla sede della Cgil e si sono beccati otto anni di carcere.
Quanto al Viminale, al quale Lo Russo riserva spiacevoli frecciate, vale la pena ricordare che svariate relazioni governative da tempo segnalano come all’interno di Askatasuna, fin dai tempi della protesta no-Tav, si sia costituito un gruppo con struttura organizzata volto a compiere reati. Da quegli allarmi è scaturita anche un’inchiesta della magistratura, che però ha ritenuto infondata l’accusa, limitandosi a condanne individuali per singoli casi concreti. Vediamo se, alla luce dei drammatici fatti di venerdì scorso, che vedono minacciato con la violenza il diritto costituzionale della libertà di stampa, qualcuno cambierà idea: per esempio il sindaco Lo Russo, di cognome e di fatto.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT