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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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israele.net Rassegna Stampa
01.12.2025 La pericolosa illusione che nella Gaza di oggi possa funzionare una transizione sul modello della Germania post-nazista
Intervista di Frederic Eger a Andrea Baur

Testata: israele.net
Data: 01 dicembre 2025
Pagina: 1
Autore: Frederic Eger
Titolo: «La pericolosa illusione che nella Gaza di oggi possa funzionare una transizione sul modello della Germania post-nazista»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'articolo del Times of Israel del 01/12/2025 dal titolo "La pericolosa illusione che nella Gaza di oggi possa funzionare una transizione sul modello della Germania post-nazista".

Frederic Eger - IMDb
Frederic Eger
Andrea Baur, imprenditrice e stratega culturale

Scrive Frederic Eger: Negli ultimi mesi è emersa nel dibattito internazionale un’analogia che suona convincente: Gaza può essere trasformata come venne trasformata la Germania del dopoguerra.

“Il ragionamento sarebbe il seguente – spiega l’imprenditrice e stratega culturale Andrea Baur – Se una società imbevuta di odio e di indottrinamento dell’ideologia nazista ha potuto essere rieducata e rappacificata, lo stesso può accadere ai palestinesi di Gaza”.
Purtroppo, questo paragone non solo pecca di eccessivo ottimismo: è anche pericolosamente illusorio.

“La storia suggerisce una cosa diversa – continua Andrea Baur – La Germania post-1945 non fu solo sconfitta. Fu annientata come entità politica.

Gli Alleati imposero una resa senza condizioni, smantellarono il regime nazista, occuparono il paese e monopolizzarono ogni autorità su istruzione, politica e media.

I giornali erano soggetti ad autorizzazione, le radio censurate, i programmi scolastici vennero riscritti.

La Germania non venne esortata ad accettare la democrazia. Venne costretta a farlo”.
Questo è il punto cruciale che sfugge a tanti osservatori internazionali pur benintenzionati: la trasformazione della Germania non fu negoziata, non fu volontaria, non fu graduale.

Fu imposta con una forza schiacciante dopo una sconfitta totale.

La Wehrmacht si arrese incondizionatamente. Il partito nazista fu messo totalmente fuori legge.

Ogni istituzione tedesca fu posta sotto il controllo Alleato. L’intero paese fu occupato, diviso tra quattro potenze e governato da autorità militari che esercitavano un controllo assoluto su ogni aspetto della vita tedesca.

Ancora Baur: “L’accettazione fu reale. Esausti, affamati, dipendenti dagli aiuti Alleati, i tedeschi accettarono il nuovo ordine. Non mancava del risentimento, ma la nuova struttura non incontrò resistenza.

Col tempo la popolazione aderì al sistema, non tanto per convinzione ma perché non c’erano alternative, e perché ne seguì una nuova prosperità.

Giustizia e rieducazione rafforzarono il cambiamento. I processi di Norimberga processarono i colpevoli e generarono un archivio irrefutabile di crimini documentati.

Le scuole furono ristrutturate sotto la supervisione degli Alleati per spezzare la presa del nazismo.

L’intera popolazione fu sottoposta a controlli rigorosi, classificata come Täter (colpevoli), Mitläufer (seguaci) o scagionati, in modo che le responsabilità non potessero essere eluse”.

Si confronti quello scenario con la Gaza di oggi.

Come osserva Baur con implacabile chiarezza: “Niente di tutto questo esiste a Gaza. Hamas è indebolita, ma resta strutturalmente intatta e sta di nuovo reclutando. Non c’è stata nessuna resa incondizionata.

Non è previsto nessun processo, nessuno smantellamento dell’ideologia, nessun controllo delle complicità, non c’è nessuna precedente tradizione democratica da far rivivere, nessuna credibile opposizione in attesa in esilio.

La società civile è frammentata, nell’istruzione e nei media dominano rifiuto e negazione, ed è improbabile che la popolazione intenda ‘accogliere’ una forza di stabilizzazione internazionale come i tedeschi dell’epoca accettarono il controllo Alleato.”
A Gaza manca ogni singolo prerequisito che ha permesso la trasformazione della Germania.

Hamas continua a combattere, continua a mercanteggiare sugli ostaggi (tiene ancora in ostaggio i resti di due persone ndr), continua a reclutare.

Non c’è smantellamento dell’apparato ideologico, non ci sono processi ai colpevoli.

In Germania, ogni singola istituzione nazista venne demolita. Qualcuno riesce a immaginare un processo analogo nella Gaza di oggi? Chi lo condurrebbe? Sotto quale autorità? Con quali meccanismi di controllo?

A Gaza, le moschee controllate da Hamas continuano a predicare la jihad. Le scuole dell’UNRWA continuano a insegnare odio anti-ebraico. I media continuano a glorificare i “martiri”.

Finché l’intera dirigenza di Hamas non sarà debellata e processata, finché non saranno sequestrate tutte le armi e demolita l’intera struttura militare, finché ogni libro di testo non sarà riscritto, ogni insegnante sorvegliato, ogni organo di stampa posto sotto la supervisione di un’autorità democratica, non ci sarà alcun parallelo con la Germania del 1945.

Inoltre a Gaza non c’è nessuna memoria democratica da far rivivere, e questa potrebbe essere la differenza più fondamentale.

Osserva Baur: “La Germania disponeva anche di sue risorse interne. Per quanto fragile, la democrazia di Weimar era esistita.

I tedeschi avevano conosciuto elezioni libere, parlamenti elettivi e una stampa libera. Leader tornarono dall’esilio. Sopravvissuti rientrarono nella vita civile. C’era una memoria democratica e c’erano quadri dirigenti che potevano contribuire alla ricostruzione”.
Gaza non ha nessuna di queste fondamenta. La società palestinese non ha mai conosciuto una vera democrazia. L’Autorità Palestinese è una cleptocrazia autoritaria e corrotta. Hamas è un’organizzazione terroristica teocrat

ica.

Non ci sono esuli democratici in attesa di tornare, nessuna società civile liberale in attesa di essere legittimata, nessuna tradizione di pluralismo da ripristinare.

A Gaza non c’è un’occupazione totale. La Germania venne occupata da centinaia di migliaia di truppe Alleate che misero sotto controllo ogni aspetto della governance per anni.

Chi occuperà Gaza? La comunità internazionale che finanzia l’UNRWA, che a sua volta impiega terroristi di Hamas?

L’ONU che ha approvato più risoluzioni di condanna di Israele che di tutte le altre nazioni messe insieme?

L’Unione Europea che finanzia le ong palestinesi che promuovono il BDS?

Scrive Andrea Baur: “L’unica analogia concepibile sarebbe una robusta autorità esterna, come previsto dal piano in 20 punti di Trump, autorizzata a imporre il disarmo, perseguire i crimini e dirigere la ricostruzione. Ma a meno che una tale forza non disponga di piena legittimità, risorse soverchianti e assoluto controllo, il modello è destinato a crollare.

La trasformazione della Germania richiese una sconfitta incondizionata, l’imposizione di leggi e giustizia da parte degli Alleati, l’accettazione da parte della società locale e una memoria democratica da rivitalizzare. Invocare quel modello per Gaza senza queste condizioni mi pare un’illusione”.

E conclude: “Forse sono troppo pessimista e tra poche settimane dalla nebbia della realtà emergerà una soluzione inaspettata. Lo spero davvero. Resto speranzosa, ma non ottimista”.


(Da: Times of Israel, 7.11.25)

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