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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Mattia Preto
Accordi di Abramo
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Si allunga il vantaggio di Israele sull’Iran 29/11/2025

Si allunga il vantaggio di Israele sull'Iran
Analisi di Mattia Preto


Mattia Preto

Israele approfondisce i Patti di Abramo anche con progetti di infrastrutture colossali, come la ferrovia Haifa-Abu Dhabi che aprirebbe una nuova via commerciale fra Mediterraneo e Oceano Indiano senza passare da Suez. Intanto l'Iran lotta per tenere quel poco che resta del suo "Asse della resistenza": dopo aver perso la Siria, ora sta perdendo anche il Libano, dove il presidente Aoun vuole disarmare Hezbollah.

Il vantaggio strategico di Israele sull’Iran potrebbe registrare un nuovo incremento. Con l’ingresso del Kazakistan negli Accordi di Abramo qualche tempo fa, Israele e Stati Uniti sono riusciti a impedire che Teheran riprendesse il proprio programma nucleare sfruttando l’uranio kazako, ricordando che il Paese centroasiatico è il terzo produttore mondiale. A questo si aggiungono nuovi sviluppi regionali: l’Iran fatica sempre più a sostenere Hezbollah, mentre Israele punta a rafforzare la propria proiezione verso l’India e l’Europa attraverso la Penisola Arabica.

Sul fronte libanese, i rapporti tra Teheran (capitale iraniana) e Beirut (capitale libanese) sono nuovamente tesi dopo la dichiarazione del governo libanese, nell’agosto 2025, di voler procedere al disarmo di Hezbollah con il sostegno degli Stati Uniti e, implicitamente, con la cooperazione israeliana. Tale posizione ha ulteriormente deteriorato le relazioni tra la capitale libanese e quella iraniana, poiché Hezbollah rappresenta l’ultimo avamposto sciita lungo il confine settentrionale di Israele, alleato storico degli ayatollah. Il 23 novembre, a Beirut, è stato ucciso Haytham Ali Tabatabai, figura di spicco di Hezbollah. La sua eliminazione conferma la crescente fragilità militare e organizzativa del gruppo terroristico e suggerisce che, dopo i trent’anni di leadership di Hassan Nasrallah, Hezbollah sia oggi più debole che mai, nonostante i tentativi di riarmo.

Secondo quanto dichiarato da Benjamin Netanyahu, l’operazione contro Tabatabai è stata un attacco mirato dell’aeronautica israeliana. Araghchi aveva sostenuto che l’Iran non interferisse negli affari interni del Libano e si dicesse favorevole al dialogo. Tuttavia, dopo la morte di Tabatabai, i toni di Teheran si sono rapidamente irrigiditi, nel timore di vedere ulteriormente indebolita la propria posizione d’influenza militare nel Paese. Ali Akbar Velayati, consigliere senior della Guida Suprema, ha affermato che la presenza di Hezbollah sarebbe “più importante per il Libano del pane e dell’acqua”, affermazione che ha irritato profondamente le autorità libanesi, già in rotta con il movimento sciita. Ali Shamkhani, alto consigliere per la sicurezza nazionale iraniana, ha ribadito che Hezbollah e l’intero asse filo-iraniano manterranno la loro postura. La risposta libanese non si è fatta attendere, Samir Geagea, leader del partito delle Forze Libanesi, ha invitato la leadership iraniana a concentrarsi sui bisogni del popolo iraniano e a tenersi fuori dalla politica libanese e il presidente libanese Joseph Aoun ha criticato apertamente Teheran per la sua ingerenza negli affari interni del Paese. Nonostante l’Iran si trovi ad affrontare una delle peggiori siccità della sua storia, aggravata da una limitata capacità tecnologica, continua a perseguire politiche espansionistiche basate sulla forza militare.

Parallelamente, Israele sta lavorando per ampliare gli Accordi di Abramo attraverso progetti infrastrutturali strategici. Secondo diverse fonti israeliane e internazionali, il governo israeliano sta promuovendo la cosiddetta “ferrovia della pace”, un collegamento ferroviario tra Abu Dhabi (capitale emiratina) e Haifa, concepito dagli Stati Uniti nel 2018 e pensato come asse logistico tra il porto indiano di Mundra e l’Europa. Lo scorso fine settimana, una delegazione israeliana guidata dal ministro dei Trasporti, Miri Regev, è volata in via riservata ad Abu Dhabi per discutere del progetto. La missione è stata organizzata d’urgenza dopo che è emerso che Francia e Turchia, quest’ultima alleata del Qatar e protettrice politica di Hamas, stavano cercando di escludere Israele dal tracciato, proponendo una deviazione dalla Giordania verso la Siria e da lì a un porto libanese, eludendo completamente il territorio israeliano.

Mentre l’Iran rivela crescenti fragilità diplomatiche, difficoltà economiche e limiti nel sostenere i propri alleati regionali, Gerusalemme trasforma gli Accordi di Abramo da intese diplomatiche a partnership operative. L’obiettivo è dimostrare ai Paesi della regione i vantaggi concreti dell’integrazione con Israele e incentivare nuovi Stati a unirsi al processo.


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