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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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La Stampa Rassegna Stampa
28.11.2025 Quei pericolosi flirt fra Trump e lo Zar
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 28 novembre 2025
Pagina: 29
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Quei pericolosi flirt fra Trump e lo Zar»

Riprendiamo dalla STAMPA del, 27/11/2025, a pag. 29, l'analisi di Anna Zafesova dal titolo "Quei pericolosi flirt fra Trump e lo Zar".

ad Alessandria con Anna Zafesova ...
Anna Zafesova

Witkoff, l'inviato special di Trump per la Russia e il Medio Oriente, sta facendo gli interessi di Putin, non quelli dell'Occidente. E lavora in una Casa Bianca che è sempre più simile al Cremlino, con un intreccio di posizioni di potere, di affari, di intrighi, con tutto che ruota attorno ad un unico capo.

Se un giorno qualcuno vorrà descrivere le vite non troppo parallele di Donald Trump e Vladimir Putin, oltre alle mille differenze – caratteriali ancora prima che politiche – troverà senz’altro anche delle somiglianze. Se non altro nell’effetto che fanno ai loro collaboratori. L’intercettazione della telefonata tra l’inviato speciale del presidente americano Steve Witkoff e il consigliere diplomatico del dittatore russo Yuri Ushakov, pubblicata da Bloomberg e ottenuta da fonti sconosciute, più che un retroscena della geopolitica ai suoi livelli più alti, sembra un intrigo tra burocrati fantozziani per conquistare i favori del megadirettore galattico: puoi dire per favore al tuo capo che telefoni al mio per convincerlo di un bel piano che abbiamo scritto, e ricordati che deve riempirlo di congratulazioni e complimenti senza badare al protocollo?

Il piccolo particolare che Witkoff e Ushakov non solo non lavorano insieme, ma rappresentano semmai le controparti, appare quasi irrilevante. Del resto, le posizioni apertamente pro Cremlino dell’inviato americano erano ben note, se non altro perché le aveva espresse lui stesso, esponendo nelle interviste una visione della guerra in Ucraina estremamente simile a quella offerta dalla propaganda russa, e offrendo manifestazioni pubbliche della sua ammirazione e fiducia per Putin, con il quale conduceva colloqui privati senza l’assistenza di un interprete e di uno stenografo americani con i quali verificare eventualmente quello che gli veniva proposto di accettare. Il punto vero è che i due consiglieri non sembrano nemmeno ricordarsi di stare parlando di una guerra – Ushakov lo rammenta a un certo punto, con una risata – e di una possibile pace dalla quale dipenderà il futuro di un intero continente.

L’obiettivo è compiacere il principale, e bypassare l’avversario, che in questo caso non è il regime russo, bensì quella parte dell’amministrazione americana che sembra stare per convincere (insieme agli europei) Trump a schierarsi con più decisione a fianco dell’Ucraina, una prospettiva che minaccia di far perdere a Witkoff e ai suoi soci russi il favore dei rispettivi presidenti, e i potenziali affari in Russia.

Una Casa Bianca che assomiglia sempre di più al Cremlino, descritto ormai da anni dagli analisti moscoviti come “corte”, un sistema nel quale lo Stato è Putin, e tutto il resto – carriere, ricchezze, guerre, appalti, ideologie – verte intorno a lui, e viene deciso dalla vicinanza a lui. È per questo che Witkoff chiede a Ushakov di intercedere presso il suo capo perché gli faccia riacquistare le posizioni perdute alla Casa Bianca. È così che la bozza del “piano di pace” viene scritta dal genero di Trump Jared Kushner insieme a Kirill Dmitriev, il marito della migliore amica della figlia di Putin, con la rabbia malcelata del capo formale della diplomazia russa, quel Sergey Lavrov che a corte svolge invece il ruolo del “poliziotto cattivo”. I sistemi e le regole vengono travolti, nessuno si fida di nessuno – in un’altra intercettazione, Ushakov si preoccupa che gli americani stravolgeranno il testo della bozza di piano e la spacceranno come già approvata dai russi, mentre Dmitriev lo tranquillizza che tutto verrà fatto “in maniera informale” – e le decisioni che riguardano la vita di milioni di persone vengono affidate a cortigiani ansiosi di diventare i favoriti del sovrano.

Un’ansia che spinge Witkoff a consiglia al suo avversario di telefonare al padrone della Casa Bianca prima che riceva Volodymyr Zelensky, a quanto pare nemico di entrambi. Ma anche se il trucco alla fine non ha funzionato, intanto ha rivelato ai russi il segreto più strategico degli Stati Uniti: sono governati da un uomo facilmente manipolabile con l’adulazione, e capace di cambiare idea sotto l’influenza dell’ultima persona con cui ha parlato. E quindi si può continuare a bombardare Kyiv, e a rifiutare ogni accordo di tregua.


lettere@lastampa.it

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