martedi` 25 novembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Setteottobre Rassegna Stampa
25.11.2025 La propaganda di Hamas va in mille pezzi
Analisi di Barbara Covili

Testata: Setteottobre
Data: 25 novembre 2025
Pagina: 1
Autore: Barbara Covili
Titolo: «X attiva la geolocalizzazione e la propaganda di Hamas va in mille pezzi»

Riprendiamo dal giornale di SETTEOTTOBRE online, l'analisi di Barbara Covili dal titolo: "X attiva la geolocalizzazione e la propaganda di Hamas va in mille pezzi"

Per motivi di trasparenza, Elon Musk ha attivato il servizio di geolocalizzazione su X (il social di sua proprietà che prima era noto come Twitter). Così si scopre che molti dei notiziari di reporter "dentro Gaza" in realtà sono prodotti in altri paesi, addirittura in altri continenti, chi in India, chi in Polonia, chi in America. Tutti finti cronisti che fingevano di raccontare la guerra a Gaza fra morti e macerie, ingigantendo la campagna di odio contro Israele.

La nuova funzione di geolocalizzazione lanciata da X (ex-Twitter)– la piattaforma di Elon Musk – sta provocando un vero terremoto nel mondo della disinformazione legata al conflitto Israele-Hamas. Per la prima volta, infatti, gli utenti possono vedere la regione da cui un profilo è realmente basato, grazie alla sezione “About This Account”. Uno strumento che, nato per migliorare la fiducia e la tracciabilità degli account, ha finito per smascherare una rete impressionante di account che negli ultimi mesi avevano dichiarato di trovarsi nella Striscia di Gaza, spacciandosi per testimoni diretti dei bombardamenti, per medici allo stremo o per genitori in fuga.

La realtà emersa è molto diversa.

Secondo un’inchiesta del New York Post, molti di questi profili – alcuni con centinaia di migliaia di follower – sono stati rivelati come basati in India, Pakistan, Polonia, Regno Unito o Turchia, e non a Gaza come avevano sostenuto per mesi. Tra i casi più eclatanti, quello di un utente che si presentava come “giornalista sul campo” e raccoglieva donazioni online per “aiuti urgenti alle famiglie di Gaza”: la nuova funzione ha invece mostrato che twittava comodamente dalla Polonia (probabilmente sdraiato sul divano).

Un altro account molto seguito, apparentemente gestito da una “madre palestinese sotto le bombe”, è risultato geolocalizzato in India. La stessa dinamica si ripete con decine di altri profili che, grazie alla nuova trasparenza di X, hanno visto crollare la narrativa che avevano costruito per mesi.

Il Jerusalem Post parla apertamente di una “montagna di profili fasulli” smascherati nel giro di pochi giorni. La testata evidenzia come molti contenuti virali che avevano alimentato indignazione globale – storie, foto, video rilanciati milioni di volte – fossero in realtà prodotti da persone che non avevano alcun collegamento con Gaza. In altre parole: non si tratta di qualche decina, ma potenzialmente di centinaia o migliaia di profili attivi nella sfera della propaganda pro-Hamas o pro-palestinese, che sfruttavano la guerra come leva emotiva e propagandistica.

Questa rivelazione getta nuova luce sul ruolo della propaganda digitale nel conflitto: un ecosistema dove la testimonianza diretta, soprattutto se drammatica, diventa uno strumento potentissimo. Per mesi, la rete pro-Hamas ha sfruttato identità inventate per orientare il dibattito online, raccogliere donazioni, alimentare campagne anti-israeliane e amplificare narrazioni emotive. La localizzazione automatica sta ora rivelando quanto fosse costruito artificialmente quel flusso di contenuti “dal fronte”.

E infatti, da quando la nuova funzione è attiva, l’effetto è visibile a occhio nudo: queste reti stanno reagendo nel panico.
Molti profili sono scomparsi di colpo, eliminati prima che altri utenti potessero salvarne i contenuti o analizzarne le contraddizioni. Alcuni tentano di riciclarsi, provando a vendere l’account su circuiti paralleli, come se il “marchio” valesse più dell’identità vera di chi lo gestiva. Altri stanno cancellando febbrilmente interi archivi di post, nel tentativo di ripulire tutto ciò che potrebbe tradire l’inganno costruito nel tempo. E non mancano quelli che, dall’oggi al domani, cambiano nome, biografia e immagine profilo, sperando di confondersi nel rumore della piattaforma.

Non è semplice imbarazzo: è timore di essere collegati a reti organizzate di propaganda, o a schemi di manipolazione che ora rischiano di essere ricostruiti con precisione. Per anni hanno usato lo stesso trucco, fingendo di trovarsi in un luogo dove non erano, consapevoli che nessuno avrebbe potuto verificarlo davvero. La nuova geolocalizzazione di X ha interrotto questo meccanismo in un secondo.
Il risultato è evidente: un castello narrativo che sembrava inattaccabile si sta sgretolando all’istante.

La trasparenza introdotta da Musk non risolve tutto, ma segna un colpo importante contro la disinformazione digitale. In un conflitto dove l’immagine e la narrativa hanno un peso enorme, la possibilità di verificare chi parla e da dove parla rappresenta un passo avanti cruciale. E dimostra quanto sia urgente e necessario riconsiderare la fiducia cieca riposta in testimonianze non verificate che circolano sui social.


info@setteottobre.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT