Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’Europa sembra un museo Articolo di Wolfgang Münchau tradotto da Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 24 novembre 2025 Pagina: 1 Autore: Wolfgang Münchau Titolo: «L’Europa sembra un museo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/11/2025, nella sezione Un Foglio Internazionale, articolo di Wolfgang Münchau originariamente pubblicata su Unherd tradotto da Giulio Meotti dal titolo: "L’Europa sembra un museo".
Wolfgang MünchauL’UE soffoca l’innovazione con regolamentazioni e protezioni delle industrie esistenti, mentre Cina e USA investono in ricerca e si assumono dei rischi. Senza un cambio di mentalità, l’Europa resterà un ‘deserto digitale’ incapace di competere nella nuova era dell’IA
E’ tutta una questione di atteggiamento e attitudine” scrive Wolfgang Münchau su Unherd. “Joel Mokyr, storico dell’economia e uno dei vincitori del Premio Nobel di quest’anno, scrive nel suo libro del 2016, ‘A Culture of Growth’: ‘I motori del progresso tecnologico e, in ultima analisi, della performance economica sono stati l’atteggiamento e l’attitudine’. Attitudine e attitudine spiegano perché Stati Uniti e Cina siano le uniche superpotenze del XXI secolo. Spiegano anche dove l’Europa ha sbagliato. Avevamo attitudine e in gran parte ce l’abbiamo ancora. Ma abbiamo perso l’atteggiamento. Siamo i promotori globali di virtù che hanno perso il loro interesse per la ricerca d’avanguardia molto tempo fa. La Cina degli anni Novanta aveva l’atteggiamento, ma mancava di attitudine, e mandava i suoi migliori studenti nelle università occidentali per compensare. Gli Stati Uniti hanno entrambe le cose – attitudine e atteggiamento – e continueranno a essere una potenza globale dominante per molto tempo a venire. Mokyr scrive: ‘Se non accompagnata da innovazioni e crescita della produttività, la crescita basata esclusivamente su un’etica cooperativa finirà per esaurirsi’. E’ un critico degli intellettuali autoproclamatisi tali nelle nostre società, motivati dalla reputazione e dal riconoscimento dei pari. Questa è una critica alla sua stessa professione e ad altre pseudoscienze come l’epidemiologia, che ci ha portato al lockdown per il Covid, basata su modelli dubbi e statistiche che non soddisfano gli standard professionali. Il matematico e scrittore Nassim Nicolas Taleb ha liquidato la professione economica definendola un ‘circolo di citazioni’ – molto nello spirito di Mokyr. C’è stato un tempo in cui gli europei avevano entrambe le cose: attitudine e atteggiamento. Ma questo è successo molto tempo fa. Gottlieb Daimler inventò l’automobile, probabilmente il prodotto di maggior successo dell’era industriale, nel 1885. Ci sarebbero voluti diversi decenni prima che l’automobile rivoluzionasse il nostro modo di vivere. Le moderne periferie sarebbero state impensabili senza di essa. Per l’economia tedesca, in particolare, l’automobile è stata un’invenzione che ha continuato a dare frutti, fino a questo decennio. Siamo giunti alla fine di questo lungo ciclo di innovazione. La Germania ha ancora una grande industria automobilistica, ma non genera piùgrandi profitti. Il futuro delle auto è elettrico, digitale e, in particolare, cinese. Il computer è l’unico altro prodotto che sia mai riuscito a rivaleggiare con l’automobile, e a superarla, in termini di impatto economico. Ma anche questo ha richiesto molto tempo. Il computer non ha avuto un impatto percepibile sulla crescita della produttività fino a tempi piuttosto recenti. Stiamo già assistendo all’impatto dell’intelligenza artificiale in alcune aree del mercato del lavoro. L’intelligenza artificiale è una cattiva notizia per un fotografo di matrimoni, uno scrittore freelance o un assistente legale. Finirà per eliminare milioni di posti di lavoro nel settore della tecnologia di fascia media, creando al contempo nuovi posti di lavoro in altri settori. Quando la Cina intraprese la modernizzazione sotto Deng Xiaoping negli anni Ottanta, perseguì una strategia di crescita economica guidata dalle esportazioni e investì i proventi in innovazione e modernizzazione. L’occidente ha frainteso la strategia cinese, interpretandola come un’evoluzione verso una democrazia o un capitalismo di stampo occidentale. In realtà, si è sempre trattato di rafforzare il sistema comunista, anche sotto Deng, e di renderlo più efficace e resiliente. La Cina ha anche sfidato un altro principio di politica economica occidentale: i governi non dovrebbero mai scegliere i vincitori. Chi è abbastanza anziano ricorderà forse come ridevamo tutti dei piani quinquennali dell’Unione Sovietica. Nessuno ha riso la scorsa settimana quando la Quarta sessione plenaria del XX Comitato centrale del Partito comunista Cinese ha approvato il XV Piano quinquennale. E’ stato attraverso questi piani quinquennali che la Cina è riuscita a detronizzare l’industria automobilistica tedesca e a monopolizzare le tecnologie che avrebbero trasformato i minerali di terre rare in magneti indispensabili per i motori ad alta potenza. Quando gli europei hanno provato a scegliere i vincitori, il più delle volte hanno finito per scegliere i perdenti. Ricordo un incontro che ebbi nei primi anni 2000 con il famoso economista Edmund Phelps, vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2006. Mi fece una previsione audace: la Germania sarebbe in declino rispetto al resto del mondo e al resto d’Europa. Disse che il motivo era l’ossessione della Germania per le vecchie tecnologie come l’automobile. La sua previsione andava contro il senso comune, come quello dei media finanziari, che consideravano la Germania un modello virtuoso. Phelps si rivelò nel giusto, ma ci vollero altri due decenni prima che il declino della Germania diventasse visibile a molte più persone. E ci vollero due decenni perché il comitato del Premio Nobel riconoscesse l’importanza dell’innovazione e della disruption. Da quattro decenni ormai, l’Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti, e ora anche alla Cina, in tutto ciò che riguarda il digitale.L’UE ha peggiorato la situazione con una serie di leggi che ostacolano la tecnologia digitale. Questo peso morto è iniziato con la regolamentazione della protezione dei datidegli anni 2010 e si è esteso alle normative più recenti su intelligenza artificiale e criptovalute, insieme alle leggi perlimitare l’attività dei giganti tecnologici statunitensi e per costringere le piattaforme di social media a moderare i lorocontenuti. L’Europa ha ancora buoni ingegneri, ma noi...un deserto digitale. Ciò che la Cina ha capito presto – e che gli europei in particolare negano per lo più – è che esiste un legame tra innovazione e potere geopolitico. E’ interessante notare che gli Stati Uniti capitalisti e la Cina comunista concordino entrambi con la visione del mondo di Mokyr, mentre il consenso liberal-di sinistra in Europa e Canada si schiera dall’altra parte – dalla parte perdente. E’ la tragedia del centro politico che le estremità radicali dello spettro politico siano più favorevoli all’innovazione. Dove possiamo osservare questo legame? Gli Stati Uniti e i loro alleati dominano i semiconduttori avanzati; la Cina domina le terre rare e i relativi prodotti a valle. Entrambe le superpotenze hanno quindi una stretta geopolitica reciproca. L’accordo della scorsa settimana tra Xi e Donald Trump è stato un cessate il fuoco in una guerra fredda in corso. Ma il legame di gran lunga più importante tra innovazione e potere geopolitico è rappresentato dall’esercito. L’attuale predominio geopolitico degli Stati Uniti ha avuto origine dalla collaborazione postbellica tra esercito e scienza. Nel dopoguerra, l’esercito divenne il principale sponsor e cliente dei rapidi sviluppi ingegneristici dell’era elettronica. Internet si basava su un protocollo di comunicazione sviluppato per l’esercito statunitense, una tecnologia che consentiva la trasmissione di dati quando la comunicazione veniva fisicamente interrotta su un canale e reindirizzata su un altro. L’algoritmo più importante del XX secolo, la trasformata discreta di Fourier, senza la quale i moderni dispositivi digitali sarebbero impensabili, ha avuto origine in una riunione alla Casa Bianca, quando uno scienziato decise di aver bisogno di un modo più rapido per identificare i segnali provenienti dai test nucleari sotterranei sovietici. L’Europa non riconquisterà chiaramente il predominio geopolitico, ma esistono strategie di ripiego. Nell’intelligenza artificiale, ad esempio, la maggior parte dei benefici deriverà dall’utilizzo, non dalla sua realizzazione. Alcuni algoritmi di intelligenza artificiale sono open source. In teoria, l’Europa dovrebbe ancora avere una possibilità. In pratica, non ce l’ha. La sua regolamentazione tecnologica ostacola non solo le startup di intelligenza artificiale, ma anche un utilizzo più ampio dell’IA. Questo è ciò che Mokyr intendeva con ‘atteggiamento e attitudine’. Servono entrambi per avere successo. E l’atteggiamento dell’Europa è anti-innovazione. Non lasciatevi ingannare dal programma Horizon Europe dell’UE, che è un programma di spesa esagerato per università di seconda categoria. Gli europei amano definirsi innovativi e ‘proscienza’”, ma continuano a rimanere indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. Le priorità dell’Europa sono la protezione dei lavoratori e delle industrie esistenti. Al di fuori dell’UE, la situazione sembra un po’ più rosea. Il paese europeo più grande con maggiori probabilità di successo in questa categoria è il Regno Unito. Il Regno Unito è molto più avanti dell’UE negli investimenti in intelligenza artificiale. Eppure, dopo la Brexit, il Regno Unito non ha seguito l’UE nella sua crociata anti-tecnologica generalizzata. Il Regno Unito ha una maggiore concentrazione di università di ricerca specializzate in settori rilevanti per la scienza del XXI secolo. Una delle prospettive più entusiasmanti è lo sviluppo di un corridoio scientifico tra Oxford e Cambridge. Ci vorrà molto tempo, ma è la strada giusta da percorrere. La storia dell’innovazione dal XIX secolo in poi ci offre due importanti insegnamenti. Il primo è che i benefici economici dell’innovazione sono enormi e possono durare per oltre cento anni. Le grandi invenzioni europee del XIX e dell’inizio del XX secolo non furono frutto di fortuna, ma di attitudine e capacità. Il secondo insegnamento – quello che la Germania sta imparando a sue spese – è che le cose finiscono se non si continua a innovare. E’ qui che entra in gioco l’altra metà del Premio Nobel per l’economia di quest’anno. E’ andato a Philippe Aghion e Peter Howitt, che hanno elaborato un modello economico per la ‘distruzione creativa’. Questo è un termine coniato dall’economista austriaco Joseph Schumpeter nel 1942. La distruzione creativa è il meccanismo attraverso il quale la nuova innovazione può sostituire la vecchia. Come ogni giardiniere sa, bisogna lasciare che le cose muoiano per far crescere qualcosa di nuovo. Nel mondo dell’economia mainstream, questa è un’affermazione controversa. Nel mondo della politica europea, un anatema. E’ ancora possibile vedere il marchingegno di Daimler in un museo di Stoccarda. E’ lì che bisogna andare per respirare atteggiamenti e attitudini perduti. E’ nei musei che l’Europa eccelle ancora”.
(Traduzione di Giulio Meotti)
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante