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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
23.11.2025 Parla Margelletti: la pace secondo Trump 'è la vendita dell’Ucraina'
Intervista di Antonio Picasso

Testata: Il Riformista
Data: 23 novembre 2025
Pagina: 2
Autore: Antonio Picasso
Titolo: «La pace secondo Trump 'è la vendita dell’Ucraina. Dopo quattro anni di guerra, a Kyiv e all’Europa viene detto di capitolare'»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi 23/11/2025, a pagina 2, l'intervista di Antonio Picasso ad Andrea Margelletti dal titolo "La pace secondo Trump “è la vendita dell’Ucraina. Dopo quattro anni di guerra, a Kyiv e all’Europa viene detto di capitolare”".


Antonio Picasso

Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I. Centro Studi Internazionali

Tra le pieghe della proposta di pace che Trump ha messo sul tavolo a Zelensky, ci sarebbe una clausola sulla difesa dell’Ucraina, che prevede l’immediata assistenza militare degli Usa e dei loro alleati, in caso di rinnovata aggressione da parte della Russia. A una prima lettura, torna facile l’accostamento con l’articolo 5 del Trattato Nato. Al netto però che l’Ucraina non fa parte dell’Alleanza, ci sono altre criticità che smontano questa opzione. Ne abbiamo parlato con Andrea Margelletti, Presidente del Ce.S.I. Centro Studi Internazionali.

Presidente, è un’offerta sostenibile?
«No. È del tutto inapplicabile. Perché non tiene conto che nei Paesi membri Nato sono i parlamenti a decidere. In dieci anni, il periodo previsto dalla proposta, è plausibile che un governo scelga di cambiare linea politica e quindi di non rispettare gli impegni presi da chi l’ha preceduto. Del resto, non è un accordo vincolante, pari a quello dell’Alleanza atlantica che implica un automatismo».

Quindi perché Trump l’ha aggiunta alla sua offerta?
«L’accordo di fatto è la vendita dell’Ucraina. Dopo quattro anni di guerra, a Kyiv viene detto di capitolare. E sostanzialmente anche all’Europa. La quale peraltro non è stata nemmeno interpellata. In questo modo, Putin si prende quello che voleva. L’Ucraina non potrà avere un esercito forte. Non potrà entrare nella Nato. Le forze di quest’ultima non potranno stare in Ucraina. Un altro Paese decide per Kyiv. È la disfatta completa della democrazia. Con il paradosso che a imporre tutto questo sia il miglior alleato, sia di Kyiv, sia dell’Europa».

Trump ha di nuovo cambiato parere. Qual è la ragione questa volta?
«L’amministrazione Trump ha rispetto per chi pesa. I russi pesano, i cinesi pesano, l’Europa no».

E questo è un accordo più con la Russia o con la Cina?
«Io sostengo dai tempi di Anchorage (il summit in Alaska, Trump-Putin di metà agosto, Ndr) che, per dividere la Russia dalla Cina, Trump abbia promesso a Mosca l’Europa, in termini di influenza. E questo mi pare che sia assolutamente in linea con quanto sta succedendo».

Tuttavia, quanto conviene a Putin finire la guerra? L’economia russa è dopata dal conflitto. Dovrà gestire uno stress post traumatico collettivo di vedove, orfani, mutilati. Insomma, la ricostruzione è impegnativa.
«Non è una fine della guerra. Attenzione. È soltanto una sosta operativa. I russi hanno bisogno di un paio d’anni per poi ripartire».

Per andare dove?
«Per andare avanti. E prendersi così quello che rimarrà dell’Ucraina e poi puntare sui Paesi Baltici».

Prossime fermate quindi Kyiv, Tallinn, eccetera?
«Come era nelle intenzioni iniziali. La capitale ucraina è stata l’obiettivo primario di Mosca fin dal primo giorno di guerra».

Resta da capire che fine farà Zelensky.
«Si parla di elezioni fatte apposta per mandarlo via. D’altra parte, se siamo di fronte a una capitolazione totale, non credo che gli ucraini abbiamo molto margine di manovra».

Però, come ha detto lei, gli Usa sono il loro primo alleato. Non c’è possibilità di trattare?
«Dopo che a febbraio Zelensky e Trump si scontrarono alla Casa Bianca, gli Usa chiusero i canali dell’intelligence. Le forze ucraine furono schiacciate per giorni dai russi. Questo a dimostrazione che non c’è Paese, nel mondo occidentale, che possa neanche lontanamente sostituire la capacità americana di fornire informazioni. Elemento determinante in una guerra».

Anche l’Europa paga un prezzo molto alto. Ne è consapevole?
«Per nulla. Siamo così convinti, direi quasi entusiasti, di tornare alla vita di prima, da non renderci conto che tra due anni sarà finita».

Cosa sarà finita?
«La pausa operativa dei russi. Nel momento in cui Mosca avrà preso l’Ucraina, a noi toccherà combattere».

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redazione@ilriformista.it

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