sabato 22 novembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Il Riformista Rassegna Stampa
22.11.2025 Il docente confessi. E’ riservista dell’IDF? Fuori dall’ateneo!
Commento di Iuri Maria Prado

Testata: Il Riformista
Data: 22 novembre 2025
Pagina: 6
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «Il docente confessi. E’ riservista dell’IDF? Fuori dall’ateneo!»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 22/11/2025, a pagina 6, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Il docente confessi. E’ riservista dell’IDF? Fuori dall’ateneo!'".


Iuri Maria Prado

Blitz pro Pal in aula, interrotta lezione nell'Ateneo di Pisa, il docente è  stato aggredito - Il Sole 24 ORE
La cacciata del professore israeliano da Pavia appare come un’epurazione in stile sovietico. Le università sono sempre più ideologizzate contro ebrei e Israele

Si era “autodenunciato” il professore israeliano cacciato settimane fa dall’Università di Pavia. Il repulisti è stato eseguito dall’ateneo lombardo in attuazione di una mozione, adottata il mese scorso, “sulla questione palestinese”. Dal verbale dell’ultima seduta del Senato Accademico si apprende che l’“autodenuncia” (un falso, come vedremo) riguardava la seguente condizione delittuosa: il professore ebreo (pardon, israeliano), farmacologo, che teneva un corso a Pavia dal 2018, era “membro dell’Idf”. Era dunque gravato della colpa che marchia centinaia di migliaia di israeliani, eventualmente riservisti (appunto come lui). In realtà, pare che non si sia trattato neppure della “autodenuncia” di cui riferisce il Senato Accademico. Risulta, semmai, che la teppaglia studentesca pavese abbia preteso - e, evidentemente, ottenuto - accertamenti di carattere inquisitorio sul professore, e che essi abbiano portato alla scoperta di quell’ignominia: “membro dell’Idf”.

Il Senato Accademico dell’Università di Pavia, peraltro, si duole del fatto che la notizia della cacciata dell’ebreo (pardon, dell’israeliano) sia trapelata “senza adeguata contestualizzazione”. Chi ne ha parlato (Lucetta Scaraffia, per esempio, in un’intervista a Repubblica, il 29 ottobre) non avrebbe tenuto nel dovuto conto le motivazioni per cui l’Università di Pavia si determina a buttar fuori i professori ebrei (israeliani, pardon): non hanno considerato, gli sparutissimi critici dell’iniziativa, che quell’ebreo (quell’israeliano, pardon) era “membro dell’Idf”, e si era persino “autodenunciato”, perbacco. Aveva avuto la sfrontatezza di ammettere di aver fatto ciò che pressoché tutti, uomini e donne, in Israele fanno obbligatoriamente: servire nelle forze di difesa del Paese. Tutti noi, se avessimo tenuto conto di questa strepitosa notizia, non avremmo potuto far altro che giudicare non solo perfettamente legittimo, ma doveroso, che l’Università di Pavia abbia fatto decontaminazione dei propri ranghi docenti allontanando quel “membro” dell’esercito dello Stato ebraico.

Sempre dal verbale della seduta del Senato Accademico si apprende poi che una professoressa, in disaccordo con l’operazione speciale pavese, ha deciso di dimettersi. Bene così: era una complice del “membro”. Il verbale informa che “si procederà alla nuova nomina da parte del Senato su proposta rettorale a gennaio”. Per evitare spiacevoli infortuni, si confida che la scelta avvenga sulla scorta di criteri sufficientemente elastici da non consentire pericolose intromissioni. L’autocertificazione del candidato di non appartenere alla stirpe deicida potrebbe costituire un efficace filtro profilattico (sempre possibile, ovviamente, la successiva verifica da parte del capo caseggiato).

Ci si domanda solo se, ove mai si ripresentasse l’occasione, rispetto alla comunque lodevole cacciata non possa essere di più utile valore esemplare un qualche rimedio diverso. Che so? Prendere l’intruso e renderlo identificabile. Magari un segno, qualcosa di giallo sul petto.

Per inviare la propria opinione al Riformista, cliccare sulla e-mail sottostante.


redazione@ilriformista.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT