sabato 22 novembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.11.2025 Il premio Luchetta a Albanese e una taglia sugli accademici israeliani: il virus antisemita è globale
Commento di Deborah Fait

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 novembre 2025
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «Il premio Luchetta a Albanese e una taglia sugli accademici israeliani: il virus antisemita è globale»

Il premio Luchetta a Albanese e una taglia sugli accademici israeliani: il virus antisemita è globale
Commento di Deborah Fait 

Deborah Fait
Deborah Fait

Alle proteste per il premio che ha conferito a Francesca Albanese (la famigerata relatrice dell'ONU militante anti-Israele), Il Piccolo, quotidiano di Trieste, risponde con un articolo di Paolo Rumiz in cui si accusa Israele di nazionalismo e razzismo. Insomma, Il Piccolo premia l'Albanese perché ne condivide le posizioni. Respinge al mittente le accuse di antisemitismo, ma l'articolo di Rumiz è pieno di pregiudizi tipici del nuovo antisemitismo.
E in America va peggio. In forza dello stesso tipo di odio anti-Israele, l'organizzazione Justice for Palestine mette una taglia sulla testa dei docenti e delle personalità israeliane negli Usa. Da 50 a 100mila dollari per chi li assassina.

Trieste ha dato il premio Luchetta, istituito anni fa per premiare le personalità distintesi nella protezione e aiuto ai bambini di tutte le guerre, a Francesca Albanese. Non mi risulta che questa persona si sia fatta notare per altri motivi che non siano il suo odio per Israele e gli ebrei in generale. Avevo scritto al Piccolo di Trieste per protestare con una lettera pubblicata qui.

Il giornale di Trieste si è guardato bene dal pubblicarla ma deve aver fatto effetto perché l’ha inviata immediatamente alla signora Luchetta, presidente della fondazione e vedova del giornalista ucciso in Bosnia, che mi ha scritto alcune righe insignificanti difendendo la sua pericolosa decisione. Hanno scritto al Piccolo anche Alessandro Salonichio e Alexander Meloni, presidente e rabbino della Comunità Ebraica di Trieste, una bella lettera molto più pacata della mia che, per  un giusto e doveroso rispetto, è stata pubblicata. La potete leggere qui di seguito:   

Alla Presidente Daniela Schifani Corfini Luchetta.

Abbiamo accolto con stupore e profondo rammarico la decisione di conferire il Premio Luchetta alla signora Albanese.

Siamo certi che la vostra Fondazione sia convinta di compiere un gesto giusto, premiando una persona che, a vostro giudizio, avrebbe manifestato coraggio nel denunciare quello che la stessa Albanese definisce come “genocidio”.

In realtà state premiando una persona che diffonde falsità, incita all’odio e, soprattutto, si fa portavoce della difesa dei terroristi di Hamas. La signora Albanese non ha mai voluto riconoscere che Hamas sia un’organizzazione terroristica, e ancor meno che sia un movimento intrinsecamente antisemita — non semplicemente anti-israeliano, come si tenta di far credere — il cui obiettivo dichiarato è la cancellazione dello Stato d’Israele e l’annientamento di tutti gli ebrei che vi abitano. Questo è, infatti, il significato autentico dello slogan “Free Palestine from the river to the sea”.

Il palese antisionismo della signora Albanese non è che la foglia di fico dietro la quale si cela un profondo antisemitismo. Quando questa signora si permette di rimproverare il Sindaco di Reggio Emilia perché egli, giustamente, desidera ricordare anche gli ostaggi trattenuti e torturati — come oggi è tristemente noto — ella lo fa invocando presunti valori di uguaglianza, di pace, di amore e di rispetto. In realtà, la signora Albanese intende semplicemente cancellare ciò che avvenne il 7 ottobre 2023, sostituendolo con la narrazione del conflitto successivo, così da presentare Hamas come vittima.

Occorre inoltre ricordare che il governo israeliano — dalla vostra Fondazione frettolosamente etichettato come “di estrema destra” — non ha fatto altro che rispondere a un pogrom, ossia a un attacco contro civili inermi mossi dall’unico intento di ucciderli perché ebrei, nel tentativo di liberare gli ostaggi. Non abbiamo mai udito, da parte di talune correnti politiche alle quali la signora Albanese presumibilmente si richiama, una sola parola di condanna per le torture, le privazioni e le uccisioni barbare inflitte a quegli ostaggi. E non dimenticheremo mai i piccoli Ariel e Kfir Bibas, trucidati senza pietà dagli spietati terroristi di Hamas.

Peggio ancora: la signora Albanese — e con lei, indirettamente, la vostra Fondazione — arriva a sostenere che i veri colpevoli siano gli israeliani, attribuendo loro la responsabilità delle vittime civili di Gaza. Che vergogna!

Voi sapete — perché dimostrato e persino dichiarato da Hamas stesso — che tale organizzazione utilizza la propria popolazione come scudo umano. Eppure la signora Albanese tace. E la vostra Fondazione, nondimeno, le riconosce un premio.

Conferire il vostro premio alla signora Albanese significa, in definitiva, premiare la malafede, l’incitamento all’odio e l’antisemitismo. Significa, in sostanza, dichiarare di condividere le sue posizioni. È proprio attraverso iniziative come questa che si trasmette il messaggio che, oggi, l’antisemitismo non solo è tollerato, ma può perfino essere onorato con un premio.

Alessandro Salonichio Rabbino Eliahu Alexander Meloni

Presidente della Comunità Ebraica Rabbino Capo della Comunità Ebraica

di Trieste e del FVG di Trieste e FVG

 A questa bella, lunga e precisa lettera ha risposto con parole indecenti Paolo Rumiz, scrittore, giornalista e viaggiatore triestino, sicuramente di sinistra, che ha dimostrato di non capire molto della realtà mediorientale e in particolare di Israele e i palestinesi che lui chiama “fratelli”. Potete leggere qui di seguito la sua volgare risposta al rabbino, colma di imprecisioni e vere e proprie diffamazioni dettate dalla sua ostilità per Israele e persino per il cognome del rabbino, Meloni, come la premier italiana che evidentemente Rumiz non apprezza. “Mi si accusi pure di antisemitismo” scrive alla fine Rumiz. Se gli fa piacere essere definito tale, con tutta la putrida vergogna insita in questa parola,  io non ho problemi a farlo:

“La pestilenza del nazionalismo che ha infettato anche Israele

Se esiste oggi un ritorno di antisemitismo lo si deve anche al governo Netanyahu, che guardando ai fratelli palestinesi come a un popolo inferiore cade nel gioco di Hamas

Il giornalista e scrittore Paolo Rumiz fa qui riferimento alla lettera aperta - pubblicata il 14 novembre sul quotidiano Il Piccolo - che Alessandro Salonichio e Eliahu Alexander Meloni, rispettivamente presidente e rabbino capo della Comunità ebraica di Trieste e del Friuli Venezia Giulia, hanno indirizzato alla presidente della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin contestando l’assegnazione del Premio speciale della Fondazione stessa a Francesca Albanese entro le Giornate del Premio in agenda a Trieste.

Ebbene, avrei qualcosa da dire in merito a chi spregia questo riconoscimento contestando il pensiero della premiata, relatrice alle Nazioni Unite sulla situazione dei territori palestinesi occupati. https://www.ilnordest.it/societa/premio-luchetta-francesca-albanese-lettera-aperta-comunita-ebraica-trieste-dqpdfykf, in particolare, si accusa la Albanese di malafede, incitamento all’odio, diffusione di falsità, difesa dei terroristi di Hamas, cancellazione dell’orrore del 7 ottobre 2023 e ovviamente di antisemitismo, il tutto senza fornire prove.

Concesso che esista un sotterraneo pregiudizio antisemita in parte della sinistra italiana e che la Albanese abbia commesso degli errori, mi si consenta di accusare a mia volta i suoi accusatori di tradire - allineandosi alle tesi del governo israeliano – proprio i principi fondanti dell’ebraismo. Se c’è una cosa che ho amato, io cattolico, di quel pensiero, è che la terra non appartiene a nessuno, perché semmai siamo noi che le apparteniamo.

Una intuizione, questa, che ritenevo rendesse immune Israele da qualsiasi forma di nazionalismo, la pestilenza più grave dell’ultimo secolo in Europa. E per nazionalismo intendo la pretesa di dominio esclusivo di un paese sulla base di una discriminante etnica o religiosa.

Una pestilenza che, morto Rabin, ha infettato anche Israele, modificando geneticamente un sionismo che all’inizio teorizzava la convivenza.

Ebbene, se persino un rabbino copre questo tradimento, mi chiedo in che mani sia finito quello straordinario pensiero, patrimonio universale dell’umanità, che mi ha fatto innamorare al punto di caldeggiare l’istituzione di una scuola talmudica a Trieste e compiere viaggi anche tra gli ultimi ebrei di Siria. Quel pensiero secondo il quale l’ebreo non è mai uno che si allinea con la massa vociferante, ma – come mi è stato detto da un rabbino di Gerusalemme – «uno che, se tutti stanno da una parte del fiume, starà sempre sulla riva opposta», come dire uno che non ripeterà mai, come un pappagallo, parole coniate da altri. Principio che sta alla base delle scuole talmudiche.

Ritengo che se esiste oggi un ritorno di antisemitismo, lo si deve anche al governo Netanyahu, che ha al suo interno elementi impresentabili, chiaramente etno-nazionalisti, fortemente indigesti a una parte del popolo israeliano e a molti rappresentanti degli ebrei nel mondo e in Italia. Un governo che, guardando ai fratelli palestinesi come a un popolo inferiore, cade nel gioco di Hamas, il quale, usando il suo popolo cinicamente come scudo, ha spinto Israele a portare la rappresaglia oltre ogni limite ragionevole e a impedire alla libera stampa di verificare quanto accadeva. Col risultato di attirare su Gerusalemme l’antipatia o il disprezzo di gran parte del mondo.

Mi si accusi pure di antisemitismo a questo punto, ma la comunità ebraica regionale e il suo rabbino capo – in linea con il governo che porta il suo stesso nome, Meloni - dovrebbero usare la stessa etichetta anche per i tanti ebrei che hanno parlato con dolore di «suicidio di Israele».

Se essere in pena per questa tragica deriva significa insultare la Shoah, incitare all’odio, cancellare l’orrore del 7 ottobre, diffondere falsità eccetera, questo lo giudichi chi legge. 

Paolo Rumiz, esattamente come fanno i peggiori odiatori degli ebrei, incolpa Israele, nella persona di Netanyahu, che evidentemente non apprezza come non apprezza Giorgia Meloni e il rabbino suo omonimo, dell’antisemitismo che ammorba tutto il mondo occidentale come una lebbra, come una pestilenza purulenta di cui il giornalista si fa portavoce. Snocciola, senza vergogna, tutti i canoni del classico antisemitismo nazifascista, adottato dalle sinistre mondiali  Difende Francesca Albanese  e tutte le menzogne che dice dal 7 Ottobre, elogia ebrei antisionisti come Anna Foa che ha scritto “il suicidio di Israele” proprio quando Hamas, dava il via, con l’aiuto dei nemici che circondano Israele, al secondo e definitivo genocidio del popolo ebraico.

La Albanese ha ricevuto il suo premio in una sala stracolma di giovani plaudenti,  entusiasticamente plaudenti e evidentemente commossi, travolti dal clima di odio esaltato dalla rapporteur dell’ONU. Tutto accadeva davanti a una enorme bandiera palestinese. Dal teatro dove le è stato conferito il premio, è stata portata all’università, accolta da un’ovazione, mentre raccomandava a docenti e studenti di boicottare le università israeliane.

Da Trieste e la sua vergogna, adesso vi porto negli Stati Uniti dove un organizzazioni per “La giustizia in Palestina” ha messo una taglia sulla testa di accademici israeliani. 50.000 $ per ogni assassinio, 100.000 $ per l’assassinio di “elementi speciali e importanti” delle seguenti Università : Ben-Gurion University del Negev (BGU), il Technion-Israel Institute of Technology, Weizmann Institute of Science, Hebrew University of Jerusalem, Tel Aviv University, Harvard University, and European Organization per la ricerca nucleare.

Ormai siamo arrivati a un limite che se verrà superato per gli ebrei del mondo intero non ci sarà più alcuna speranza se non il ritorno a casa, in Israele. Il morbo purulento ha infettato quasi tutti. Oriana Fallaci invocava “svegliatevi” già 50 anni fa, fu messa alla berlina e processata per razzismo. Svegliatevi perché state rischiando di aprire gli occhi quando sarà troppo tardi e voi ebrei della diaspora, fate i bagagli e venite in Israele. Nonostante le tante guerre qui sarete più sicuri di quanto lo siate in un Occidente dove si fanno ovazioni a gente come Albanese, dove si mettono taglie per assassinare la cultura e dove gli ebrei non sono sicuri nemmeno di camminare per la strada. Salvate i vostri figli!


takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT