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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
19.11.2025 Missili a lungo raggio colpiscono la Russia
Cronaca di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 19 novembre 2025
Pagina: 17
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «A Kiev 120 miliardi di armi in tre anni»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/11/2025, a pag. 17 con il titolo "A Kiev 120 miliardi di armi in tre anni" l'analisi di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

Lanciamissili Himars in azione. Qualcosa l'Occidente l'ha fatto in difesa dell'Ucraina aggredita da Putin: i paesi Nato, in tre anni, hanno fornito armi per un valore pari a 118 miliardi di dollari, di cui 69 miliardi solo dagli Usa.

In tre annidi guerra, 2022-2025, i paesi che sostengono l’Ucraina contro il gigante russo hanno fornito a Kiev armi per un valore totale stimato in 118 miliardi di dollari, di cui 69 miliardi dovuti ai soli Stati Uniti d'America, il resto soprattutto agli alleati della Nato. L’Italia avrebbe contribuito per circa 1,7 miliardi di euro, stando a fonti come il Kiel Institut tedesco. È enorme la massa di materiali consegnati agli ucraini, sistemi eterogenei che hanno complicato l’addestramento dei militari e la logistica, sia in termini di pezzi di ricambio, sia in termini di munizionamento diversificato, anche solo riguardo ai proiettili d'artiglieria, dato che al calibro prevalente per l'artiglieria ucraina d’origine sovietica, quello da 152 mm, s’è dovuto affiancare il calibro NATO da 155 mm. Le visite del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in Francia, domenica, e in Spagna, ieri, per ulteriori forniture, specie la promessa di 100 caccia francesi Rafale, non influiranno subito sulla guerra: gli aerei francesi arriveranno fra tre anni. Per dare un’idea dello sforzo, si possono analizzare le forniture distinte per categorie d’armamenti, come ha fatto il Kiel Institut. Per l’appoggio alle fanterie ucraine sono essenziali i carri armati, che hanno subito pesanti perdite nei duelli contro i carri russi T-72 e T-90 e a causa di droni e lanciarazzi perforanti.
Gli alleati dell’Ucraina hanno fornito in tre anni 930 carri armati per un valore di 2 miliardi e mezzo di dollari. La Polonia ha fornito, da sola, oltre un terzo dei cingolati, ben 354 carri, la maggior parte dei quali (280) erano T-72 modernizzati d’origine sovietica, che avevano il vantaggio di non richiedere agli ucraini addestramento aggiuntivo. Anche Olanda e Danimarca han dato fondo agli arsenali fornendo un centinaio di carri a testa, specie Leopard, mentre gli Stati Uniti li troviamo al quarto posto con 45 vecchi T-72 acquistati e ricondizionati e solo 31 dei possenti M1 Abrams di cui l’US Army non vuole privarsi e che hanno subito perdite rivelandosi anche troppo pesanti e ingombranti per i terreni fangosi dell’Ucraina.
E la Germania, patria dei Panzer e, nello specifico, dei Leopard? È più indietro, con 60 carri fra Leopard 1 e Leopard 2, che insieme valgono 200 milioni. Per una cifra simile, la Gran Bretagna ha potuto dare solo 14 dei suoi Challenger 2, simili agli Abrams. A sferragliare i cingoli sono però anche i veicoli corazzati da fanteria, che l’Ucraina ha ricevuto in numero di 1271 per un valore di 2 miliardi di dollari. Stavolta sono gli USA al primo posto con 305 M2 Bradley al costo di 580 milioni.
La Germania è in buona posizione con i suoi 165 Marder, che, pur vecchi, sono stati revisionati e rimessi in moto dalla Rheinmetall, ma s’è lasciata superare dall’Olanda che ha inviato 294 dei suoi YPR-165. Insufficiente, finora, sembra l’afflusso di veicoli lanciarazzi a lunga gittata che ammonterebbe a 86 sistemi pari a 887 milioni di dollari.
Quasi metà è costituita da 41 Himars americani, che da soli costano 618 milioni, in grado di lanciare, dapprima razzi con testata a bombe a grappolo e gittata di 90 km, poi i missili Atacms da 300 km in grado di colpire una fascia di territorio russo oltre confine. Proprio ieri lo Stato Maggiore ucraino ha fatto sapere di aver lanciato alcuni Atacms «colpendo strutture militari sul territorio della Russia», avvertendo che «l’uso di armi a lungo raggio continuerà». Altri alleati hanno dato lanciatori M270, di cui due esemplari sono arrivati dall’Italia, al costo di 27 milioni. La parte di Roma è più consistente negli obici d’artiglieria, essenziali nel fuoco d’appoggio in favore dei soldati ucraini, nonché di controbatteria contro l’artiglieria russa. Il Belpaese, fornendo 76 obici da 155 mm (196 milioni di dollari), di cui 10 FH70 trainati, 60 semoventi M109 e 6 semoventi PzH2000, supera il 10% del totale di 726 obici occidentali, fra trainati e semoventi, che valgono insieme ben 4,7 miliardi di dollari. Quanto ai missili antiaerei, gli alleati hanno dato 83 sistemi per valore di ben 8,7 miliardi.
Con 18 sistemi fra Nasams e Patriot, ecco gli Usa primi contribuenti dell’ombrello, tallonati dalla Germania con 17 fra Patriot e Iris-T.
L’Italia è al sesto posto, con 3 sistemi Samp/t del costo di un miliardo di dollari.
Nel frattempo, anche ieri sono proseguiti furiosi combattimenti. A Pokrovsk, ormai quasi tutta occupata dai russi, le forze d’assalto ucraine del 7° Corpo hanno avvistato truppe nemiche arrivate fino alla parte Nord della città, mentre il Ministero della Difesa russo ha dichiarato di aver conquistato nelle ultime ore «i villaggi di Nechayevka nella regione di Dnipropetrovsk e Tsegelne nella regione di Kharkiv». A Kupyansk le forze ucraine restano accerchiate e ieri l’esercito russo ha comunicato che «è stato sventato un tentativo da parte di unità della 125° Brigata Meccanizzata ucraina di organizzare un contrattacco vicino a Blagodatovka, nella regione di Kharkiv, per uscire dall’accerchiamento». In compenso, gli ucraini seguitano l’offensiva di droni in profondità anche verso Mosca, dove, sebbene gli ordigni siano stati abbattuti, i loro raid hanno costretto alla chiusura due aeroporti della capitale, Sheremetyevo e Vnukovo.

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