Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Ucraina, il momento più difficile per la resistenza Editoriale di Umberto Ranieri
Testata: Il Riformista Data: 17 novembre 2025 Pagina: 1 Autore: Umberto Ranieri Titolo: «Ucraina, il momento più difficile per la resistenza. Putin moltiplica le azioni di guerra, che fine hanno fatto gli aiuti?»
Riprendiamo dal RIFORMISTA del 17/11/2025, a pagina 1, l'editoriale di Umberto Ranieri dal titolo: "Ucraina, il momento più difficile per la resistenza. Putin moltiplica le azioni di guerra, che fine hanno fatto gli aiuti?".
Umberto Ranieri
Russi avanzano a Pokrovsk, protetti dalla nebbia. Per l'Ucraina è il momento più difficile, a causa delle avanzate russe, dei bobardamenti e degli scandali politici. L'Occidente che fa, dorme? Dove sono gli aiuti promessi?
Sembra di essere tornati alle guerre napoleoniche, quando fattore decisivo per l’esito di una battaglia era la nebbia. Accadde anche a Waterloo. Siamo invece in Ucraina, nel momento più difficile per la resistenza che gli ucraini conducono da quasi quattro anni contro l’aggressione russa. Trump sembra guardare con fastidio alla capacità degli ucraini di combattere, quasi auspicando che i russi facciano progressi sul terreno per giungere ad una linea del fronte che accontenti il despota di Mosca; l’Europa incerta e divisa non trova una soluzione per sbloccare i 140 miliardi di asset finanziari russi per il “prestito esistenziale” promesso a Kyiv.
Anni di guerra, centinaia di migliaia di giovani vite distrutte per avanzare di qualche chilometro nel territorio di un paese proditoriamente aggredito, il presidente russo rifiuta il cessate il fuoco. Dopo aver stracciato gli accordi e i trattati che garantivano l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina, Putin non esita a ricorrere a espressioni tipiche del nazionalismo russo. Traccia una linea di continuità tra il presente e il passato zarista, nasconde e tace i trascorsi tragici di quello sovietico ma esalta la centralità di Stalin, continua a dichiarare che l’Ucraina appartiene alla Russia. Privare gli ucraini del diritto di essere una nazione con una propria cultura e uno Stato non è altro che “un genocidio nazionale”.
E si torna al punto di partenza. Putin intende spezzare l’aspirazione ucraina a ricongiungersi con l’Europa. Per fermare i bombardamenti vuole una Ucraina lasciata alla mercè di Mosca. Nell’ultimo mese la Russia ha moltiplicato le azioni di guerra asimmetrica non più solo nei paesi baltici e in Polonia, è stato investito anche il Belgio. Ecco perché decisivo per rendere possibile un negoziato è il sostegno forte e concreto dell’Europa alla resistenza ucraina. Quando giungeranno a Kyiv i Patriot per la difesa aerea? Che fine hanno fatto i Taurus promessi dalla Germania?
In mezzo a macerie, al freddo, a labirinti di trincee gli ucraini hanno mostrato di saper combattere i russi. Quasi mezza flotta russa nel Mar Nero è andata a fondo, il 27 per cento della capacità russa di raffinazione del greggio è andato in fumo, velivoli russi del valore di sette miliardi di dollari sono stati distrutti, grazie alla innovativa industria bellica ucraina. Anche contro la corruzione, dopo alcune incertezze, l’Ucraina mostra di saper lottare per estirpare un cancro che viene da lontano. Lo fa in queste drammatiche giornate sulla spinta di una società civile attiva, che protesta, si esprime, è libera.
Basta! La storia di questa guerra ha già registrato anni di bombardamenti di Kyiv, Charkiv, Leopoli, le foto con cadaveri mutilati a Bucha, Irpin e Borodjanka, il teatro bombardato a Mariupol, la stazione ferroviaria a Kramators’k, i centri commerciali a Kremencuk e Vinnytsia, gli edifici delle scuole e dell’università distrutti, le testimonianze delle esecuzioni di massa e degli stupri, le schiere di profughi con le valigie nelle quali hanno messo tutto ciò che rimaneva loro, i bambini deportati in Russia. Cosa si aspetta a scendere nelle strade delle capitali dell’Occidente?
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