Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’Occidente che non sa più difendersi Articolo di Douglas Murray tradotto da Mauro Zanon
Testata: Il Foglio Data: 17 novembre 2025 Pagina: 1 Autore: Douglas Murray Titolo: «Noi, dimentichi di noi stessi»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/11/2025, nella sezione Un Foglio Internazionale, articolo di Douglas Murray originariamente pubblicata su Le Point tradotto da Mauro Zanon dal titolo: "Noi, dimentichi di noi stessi".
Douglas MurrayL’Occidente, colpito da una profonda perdita di fiducia nelle proprie tradizioni, non riesce più a riconoscere e a nominare l’islamismo come minaccia. Questa amnesia culturale, aggravata dal relativismo “woke”, indebolisce le democrazie e le rende vulnerabili alla violenza di chi disprezza i loro valori
In “Les Démocraties et la Mort. Israël, l’islamisme et nous” (L’Artilleur), il saggista britannico Douglas Murray analizza un mondo che glorifica la morte e disprezza la vita e un occidente che si sta autodistruggendo dimenticandosi di sé stesso. Le Point l’ha intervistato.
Dai suoi esordi neoconservatori alle sue attuali riflessioni sul declino della civiltà, il suo pensiero è progressivamente passato da una difesa strategica dell’occidente a una difesa culturale e simbolica. Il 7 ottobre 2023 segna una nuova tappa di questa trasformazione intellettuale.
“Sì, credo di sì. Il 7 ottobre ho provato qualcosa di molto simile a ciò che Evelyn Waugh descrive a proposito di un personaggio de ‘La capitolazione’, al momento della firma del patto tedesco-sovietico: ‘Il nemico appariva finalmente alla luce del giorno, immenso e odioso, liberato da ogni camuffamento’. Anch’io, quando ho visto ciò che Hamasstava facendo quella mattina – migliaia di terroristi che marciavano sul sud di Israele violentando, massacrando, rapendo, il tutto trasmesso in mondovisione, la morte glorificata, la barbarie come puro godimento –, ho provato una sensazione simile”.
Il terrorismo, scrive nel suo libro, vuole suscitare paura, ma anche divisione. La trappola funziona perché le nostre società sono diventate incapaci di nominare il nemico senza frammentarsi al loro interno.
“La paura, la divisione… ma anche la pura conquista con la forza. Ricordo di essere stato profondamente colpito, anni fa, dalla testimonianza di Philippe Lançon, giornalista di Charlie Hebdo, in ‘Le Lambeau’. In particolare da quella scena in cui, dopo la convalescenza, partecipa finalmente a una serata e incontra Michel Houellebecq, che non aveva mai visto prima. Lo scrittore gli si avvicina e gli dice una sola frase, tratta dal Vangelo secondo Matteo: ‘E sono i violenti che prevalgono’. Questo è soprattutto ciò che vogliono gli uomini violenti: impossessarsi con la forza di ciò che abbiamo. Saremo in grado di respingerli e cacciarli? Questa è la vera questione”.
Nei suoi libri, lei descrive un occidente in preda a una “perdita di fiducia in sé stesso”. Non si può non rimanere colpiti da questa tentazione di rinnegamento – per pietà, per stanchezza, per senso di colpa. Secondo Murray, si tratta di una debolezza passeggera o di una china irreversibile.
“Non c’è alcun dubbio al riguardo. In occidente abbiamo vissuto un’epoca che Roger Scruton definiva di ‘abnegazione di sé’, in cui abbiamo finito per valorizzare tutte le tradizioni tranne la nostra. Non si tratta solo di una perdita di fede in Dio, il Dio cristiano, ma anche di una perdita di fede nelle nostre virtù, nei nostri valori come società. Questo ci rende permeabili a qualsiasi movimento che venga a calpestarci dicendo: ‘Vi considerate abietti e senza valore? Noi la pensiamo allo stesso modo’ E’ irreversibile? Lo scopriremo presto”.
Lei insiste sull’amnesia volontaria dell’occidente, sul fatto che si vergogna di sé.
“Molti occidentali sono convinti che il nostro stile di vita sia la norma universale. Siamo come pesci che non hanno coscienza dell’acqua della loro boccia. Le recenti avversità – in particolare l’islamismo – hanno ricordato a molti il carattere singolare della nostra tradizione. Ma c’è ancora una frangia di persone determinate a combattere tutto ciò che ci è proprio, mentre esaltano ciò che viene da altrove. Ho già riassunto questa idea con una metafora: la vaniglianon è il gusto predefinito di tutti i gelati, è un aroma sottile, complesso, un successo in sé. Eppure abbiamo voluto mescolare a essa tutti i gusti immaginabili, compresi quelli che la rovinano. Preferirei che ricordassimo ciò che ha reso la nostra civiltà complessa e feconda, e che ci basassimo su queste fondamenta per farla crescere piuttosto che sabotarla. Questo non significa che dobbiamo chiuderci alle altre tradizioni, anzi, è proprio il contrario di ciò che sostengo. Ma ciò presuppone guardare alla nostra identità e al nostro patrimonio con correttezza e lucidità”.
Di fronte alla crescente brutalità del mondo, quale virtù democratica ritiene più preziosa da preservare?
“Citi qualsiasi virtù che i nostri antenati consideravano essenziale e vedrà che oggi è minacciata: la libertà di espressione, la libertà di coscienza, il senso di orgoglio civico… La lista è infinita. E tutto inizia con una profonda ignoranza delle nostre tradizioni. Non ho alcuna indulgenza per questa amnesia organizzata nei confronti del nostro passato, né per coloro che sostengono che io e il resto dei popoli occidentali non abbiamo alcun motivo per essere orgogliosi di ciò che siamo”.
Lei sembra voler dire che il discorso umanista è diventato una copertura della nostra impotenza.
“I diritti umani sono una costruzione – certamente raffinata, ma pur sempre una costruzione. Come hanno dimostrato Larry Siedentop, Tom Holland e molti altri pensatori e storici di una nuova generazione, non avremmo nemmeno l’idea dei ‘diritti umani’ senza l’eredità dei princìpi e dei precetti derivati dalla nostra tradizione giudaico-cristiana.Benedetto XVI lo aveva capito perfettamente. Se segate le radici dell’albero su cui siete seduti, quanto tempo pensate di poter rimanere in equilibrio prima di cadere?”.
Una contraddizione fondamentale attraversa la sinistra cosiddetta “woke”: essa pretende di difendere le minoranze sessuali e di genere, ma allo stesso tempo mostra indulgenza, se non addirittura compiacenza, nei confronti dell’islamismo e di alcune forme di conservatorismo culturale derivanti dall’immigrazione.
“Non faccio parte di quei narcisisti convinti che il mondo dovrebbe ruotare attorno alla loro sessualità. Per me, la difesa dei diritti degli omosessuali è una semplice esigenza di uguaglianza, punto e basta. Ma da alcuni anni è nato un movimento queer – spesso popolato, ironia della sorte, da eterosessuali insoddisfatti di sé stessi – convinto che essere “queer” sia solo una tappa prima di fare tabula rasa di tutto il resto: il patriarcato, il capitalismo, etc. Beh, mi dispiace, ma che vadano a farsi fottere! Rovinano tutto ciò che toccano, sia le idee che le persone. Se il movimento Lgbt non si sbarazza rapidamente di questi fanatici che pretendono di rappresentarlo, finiranno per mandare tutto all’aria. Sia chiaro: non mi riferisco agli omosessuali ordinari, ma a quei queer rivoluzionari convinti di dover marciare fianco a fianco con gli islamisti. Come si può capire una tale follia? Forse è questo che li eccita? Più probabilmente si tratta di una stupidità abissale nata dalla totale ignoranza di ciò che è il mondo reale, al di là delle nostre piccole società”.
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