Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I mediatori-incendiari: Egitto, Turchia, Qatar, continuano a fare il doppio gioco. In teoria sono parti terze e disposti a mediare una pace in Medio Oriente, nei fatti alimentano il terrorismo contro Israele.
Israele, ricordano all'unisono i leader politici e militari, ha dovuto combattere su sette fronti contemporaneamente dall'inizio dello scontro innescato dalle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023. Il movimento terroristico a Gaza; gli Hezbollah in Libano; la Siria; gli Houthi in Yemen, l’Iran e la Cisgiordania, Giudea e Samaria, dove Hamas e Jihad stanno moltiplicando i loro tentativi di attacco. Negli ultimi due anni lo Stato di Israele ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane e di distruzione. Alcuni di questi fronti sono attualmente più attivi di altri, ma tutti richiedono una vigilanza costante e la mobilitazione di risorse significative. Ma ci sono anche i “pompieri incendiari”, i mediatori che hanno portato le parti a un cessate il fuoco sotto la guida di Trump. Il Qatar, ad esempio: un Paese che ha finanziato la costruzione dei tunnel e l'industria militare di Hamas, e che ancora oggi offre ospitalità ai leader del movimento. Torneremo su questo punto più avanti. C'è la Turchia che, dopo aver ottenuto dagli Stati Uniti gli F-35 che sognava come prezzo della sua “mediazione”, dimostra apertamente la sua ostilità verso Israele, proibisce agli aerei israeliani di sorvolare il suo territorio, emette mandati di arresto contro personalità israeliane e incoraggia Hamas a violare i suoi impegni.
Passiamo ora all'Egitto, un Paese che ha firmato un trattato di pace con lo Stato ebraico quasi mezzo secolo fa. Eppure è dal territorio egiziano che centinaia di droni vengono lanciati oltre confine. Questi droni sono sempre più sofisticati, in grado di trasportare carichi utili fino a ottanta chilogrammi. Alcuni trasportano denaro o droga; altri, la maggioranza, portano armi: pistole, mitragliatrici ed esplosivi. Ogni volta, le forze dell'ordine e i beduini competono per essere i più veloci a recuperare il carico; troppo spesso, questo sfugge alla polizia o all'esercito e finisce per alimentare il terrorismo o la criminalità organizzata. Il governo israeliano ha appena deciso di ordinare all'esercito di abbattere i droni non appena compariranno. Ma dallo stesso territorio egiziano, droni simili stanno attraversando il confine verso la Striscia di Gaza, trasportando armi che Hamas userà contro i soldati dell'IDF. Curiosamente, l'Egitto, i cui servizi di sicurezza e intelligence hanno una solida reputazione di efficienza, non ignora sicuramente la portata del fenomeno, ma non sta cercando di porre fine a questi attacchi deliberati. Israele non sta protestando apertamente per non inasprire ulteriormente i suoi rapporti con il Cairo, che è stato molto critico nei suoi confronti durante tutto il conflitto. In ogni caso, chi finanzia questi droni e i loro carichi? Il dito è spesso puntato contro il Qatar... ma il piccolo emirato, sotto la protezione degli Stati Uniti, è diventato intoccabile. Gli Stati Uniti, quel jolly che confonde le acque imponendo con vari gradi di successo, la propria volontà agli uni e agli altri.